Sembrano corpi apparentemente estranei nella selezione di questa 29. Settimana Internazionale della Critica le nostre due scelte italiane. Per la prima volta in concorso un documentario rappresenta il nostro Paese: ma le mode non c’entrano, eravamo solo in attesa del titolo giusto e questo è davvero un sorprendente film d’esordio.
Dancing with Maria, del goriziano Ivan Gergolet, racconta una donna eccezionale, Maria Fux, energica e passionale danzatrice ultra-novantenne che a Buenos Aires è diventata un’istituzione con la sua scuola di danza-terapia dedicata principalmente, ma non solo, a persone con deficit motori e mentali. Il film, prodotto tra l’altro da Igor Prinčič (artefice del Premio Sic dell’anno scorso, Zoran, il mio nipote scemo), è l’emozionante incursione di un regista in un mondo poetico e coinvolgente, dove la parola, il movimento, la musica, i corpi disegnano l’essenza stessa del cinema, nei suoi significati più profondi.
Ed è un corpo estraneo a questa selezione, per lo più contrassegnata da drammi che giocano con i generi del thriller e del melò, la commedia italiana che chiude fuori concorso il nostro programma: Arance e martello, l’opera prima del blogger giornalista ora conduttore televisivo Diego “Zoro” Bianchi, è un Fa’ la cosa giusta ambientato in un mercato rionale di San Giovanni a Roma. La giunta ha deciso la chiusura dei banchi e i proprietari si mobilitano cercando l’appoggio della sede rionale del PD. Storia vera “in costume”, ma siamo appena nel 2011, il film è un divertente pastiche che mescola il linguaggio tipico di Bianchi, la videocamera che riprende gli avvenimenti e il punto di vista più strettamente filmico, con reminiscenze gustose del cinema di genere popolare di matrice “romana”, riuscendo nel contempo a raccontare un pezzo di Italia contemporanea.
Ad aprire fuori concorso il programma di quest’anno, composto da sette prime mondiali, una prima internazionale iraniana: Melbourne, diretto dal regista Nima Javidi ed interpretato, tra gli altri, dal protagonista di Una separazione, Peyman Maadi. Una coppia è in partenza per Melbourne, ma un imprevisto sotto forma di neonato complicherà le cose. Siamo dalle parti del cinema di Asghar Farhadi, nel migliore dei suoi significati: un film drammatico e teso come un thriller, in cui la menzogna e il senso di colpa rischiano di segnare il destino di due esseri in procinto di cambiare radicalmente la loro vita.
Ci sono molti ragazzini, e curiosamente molte donne incinte, nelle altre sei opere prime che concorrono, insieme al documentario italiano, al Premio del pubblico RaroVideo. Nel film serbo di Vuk Ršumović, Ničije dete (No One’s Child), il figlio di nessuno è una sorta di animaletto selvaggio trovato per caso nei boschi della Bosnia. Ma siamo in Jugoslavia, prima della guerra e il ragazzo viene trasferito a Belgrado, per tentarne il recupero educativo in un istituto per orfani. Lo scoppio della guerra e la divisione dei vari territori segnerà drammaticamente la sua regressione verso un destino di solitudine e, forse, di morte.
Un ragazzino dotato nel tennis è il protagonista, insieme a una coppia di genitori interpretata dai grandissimi Oliver Gourmet e Valeria Bruni Tedeschi, del film franco-belga di Stéphane Demoustier, Terre battue (40-Love): il padre perde il lavoro e si industria per far fronte alla crisi economica, ma anche a quella coniugale. E il figlio, che vorrebbe emergere nel tennis, comincia a temere di poterlo fare solo con l’imbroglio. Producono i Dardenne, un film anche questo teso e drammatico, che ha che fare con gli sconvolgimenti indotti dalla crisi, ma anche con le dinamiche di emulazione o fuga dai modelli genitoriali.
La giovane protagonista del film della vietnamita Nguyễn Hoàng Điệp, Đập cánh giữa không trung (Flapping in The Middle of Nowhere), è incinta ma vorrebbe abortire. Il suo ragazzo è un balordo che scommette sui galli da combattimento e a lei non resta che l’appoggio del suo migliore amico transgender. Costretta a prostituirsi si imbatte in un ricco uomo ossessionato dai feti. È il film choc della nostra selezione, ma è anche la sicura rivelazione di un talento registico che per questo progetto ha ricevuto premi e fondi da varie istituzioni mondiali.
E rimane incinta anche la giovane che finisce per essere accolta dalle zie in una casa di Ramallah: Villa Touma è il primo lungometraggio di finzione di Suha Arraf, sceneggiatrice palestinese de La sposa siriana e Il giardino dei limoni, e autrice del bel documentario Women of Hamas. Elegante e seducente, il film racconta di tre sorelle che vivono recluse in una villa come se il mondo attorno a loro non fosse cambiato, indifferenti ai venti di guerra che ancora in queste ore sconvolgono quei territori. Un esordio di grande maturità espressiva e di grande fascino.
Attorno a una possibile gravidanza ruota, se vogliamo, anche la vicenda intricatissima del noir cinese Binguan (The Coffin in The Mountain), diretto dal giovane regista Xin Yukun: costruito narrativamente come un congegno implacabile che affronta la storia da più punti di vista, il film tratta i temi della morte, dei tradimenti, delle menzogne, ambientandoli nel corso di un funerale rituale in un piccolo villaggio cinese. Salvo che il corpo da seppellire nella “bara sulla montagna” non è mai dell’individuo che di volta in volta siamo portati a credere.
Concludiamo con il film tedesco di Timm Kröger, Zerrumpelt Herz (The Council of Birds – il titolo originale è invece pressoché intraducibile e starebbe per “cuore frantumato”). Si tratta di un saggio di diploma di un ragazzo di 29 anni, ma la notizia potrebbe sconvolgervi dopo aver visto il film, che è l’opera espressivamente matura e rigorosa di un talento registico non comune, e che dice molto su come si insegna cinema in alcune realtà al di fuori dei nostri confini. Siamo negli anni ’20. La storia racconta di una coppia di sposi, lui professore di musica, che si reca con un amico in una casa immersa nella foresta, invitati da un musicista amico della coppia che vuole far loro ascoltare la sua nuova sinfonia. Il viaggio sconvolgerà la vita dei partecipanti, sia da un punto di vista di crisi coniugale che di perdita della propria identità in una natura mai filmata in modo così protagonista. Una sicura scoperta del programma.
Francesco Di Pace, delegato generale 29. Settimana Internazionale della Critica
I film che compongono il programma della 29. Settimana Internazionale della Critica:
IN CONCORSO:
Binguan (The Coffin in the Mountain/Una bara da seppellire)
di Xin Yukun
Cina, 2014 – World Premiere
Dancing with Maria (id.)
di Ivan Gergolet
Italia-Argentina-Slovenia, 2014 – World Premiere
Đập cánh giữa không trung (Flapping in the Middle of Nowhere/Agitarsi nel mezzo del nulla)
di Nguyễn Hoàng Điệp
Vietnam-Francia-Norvegia-Germania, 2014 – World Premiere
Ničije dete (No One’s Child/Figlio di nessuno)
di Vuk Ršumović
Serbia, 2014 – World Premiere
Terre Battue (40-Love/Terra battuta)
di Stéphane Demoustier
Francia-Belgio, 2014 – World Premiere
Villa Touma (id.)
di Suha Arraf
Palestina, 2014 – World Premiere
Zerrumpelt Herz (The Council of Birds/Cuore frantumato)
di Timm Kröger
Germania, 2014 – World Premiere
FILM DI APERTURA – EVENTO SPECIALE FUORI CONCORSO
Melbourne (id.)
di Nima Javidi
Iran, 2014 – International Premiere
FILM DI CHIUSURA – EVENTO SPECIALE FUORI CONCORSO
Arance e martello
di Diego Bianchi
Italia, 2014 – World Premiere
I film in concorso alla 29. Settimana Internazionale della Critica concorrono a due premi:
- Premio del pubblico RaroVideo – 29. Settimana Internazionale della Critica di Venezia (i sette film in competizione partecipano al “Premio del pubblico RaroVideo” del valore di 5.000 Euro).
- Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” (i sette film in competizione concorrono, insieme a tutti gli altri lungometraggi d’esordio presenti nelle sezioni competitive della Mostra, al “Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e a 100.000 USD messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore).
Anche quest’anno, inoltre, la FEDEORA, l’Associazione dei Critici Cinematografici dell’Europa e del Mediterraneo, assegnerà due premi collaterali ai film della Settimana: uno al miglior film, l’altro a scelta tra migliore sceneggiatura, migliore fotografia o migliore interpretazione.
La Settimana Internazionale della Critica (Sic) è organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani nell’ambito della 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La 29. edizione è resa possibile dal contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale per il Cinema, dalla collaborazione della Regione del Veneto, dal sostegno di BNL Gruppo BNP Paribas e da Tiziana Rocca Comunicazione. Media partners: FRED, Festival Scope e Quinlan.
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La Settimana Internazionale della Critica (SIC) è una sezione indipendente della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dedicata esclusivamente alle opere prime. Fondata da Lino Micciché nel 1984, la SIC è storicamente impegnata nella ricerca, promozione e valorizzazione di nuove voci e talenti emergenti del cinema mondiale. Nel corso delle sue 29 edizioni, ha scoperto e lanciato giovani registi presto diventati autori di punta nel panorama internazionale: Kevin Reynolds (Fandango, 1985), Olivier Assayas (Désordre, 1986), Alex Van Warmerdam (Abel, 1986), Carlo Mazzacurati (Notte italiana, 1987), Paolo Benvenuti (Il bacio di Giuda, 1988), John Hillcoat (Ghosts…of the Civil Dead, 1988), Mike Leigh (High Hope, 1988), Bruce Weber (Let’s Get Lost, 1988), Pedro Costa (O sangue, 1989), Sergio Rubini (La stazione, 1990), Cédric Kahn (Bar des rails, 1991), Bryan Singer (Public Access, 1993), Rachid Benhadj (Touchia, 1993), Harmony Korine (Gummo, 1997), Roberta Torre (Tano da morire, 1997), Peter Mullan (Orphans, 1998), Pablo Trapero (Mundo grua, 1999), Vincenzo Marra (Tornando a casa, 2001), Celina Murga (Ana y los otros, 2003), Salvatore Mereu (Ballo a tre passi, 2003), Royston Tan (15, 2003), Rian Johnson (Brick, 2005), Dito Montiel (A Guide to Recognizing Your Saints, 2006), Andrea Molaioli (La ragazza del lago, 2007), Syllas Tzoumèrkas (Homeland, 2010), Alix Delaporte (Angèle et Tony, 2010).
Fra i vincitori delle ultime edizioni della SIC, Nader Takmil Homayoun (Tehroun, 2009), Pernilla August (Beyond, 2010), Guido Lombardi (Là-bas, 2011), Gabriela Pichler (Eat Sleep Die, 2012) e Matteo Oleotto (Zoran, il mio nipote scemo, 2013).
Inoltre, fra gli autori scoperti dalla SIC e vincitori del Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis, ricordiamo Giovanni Davide Maderna (Questo è il giardino, 1999), Abdel Kechiche (La faute à Voltaire, 2000), Dylan Kidd (Roger Dodger, 2002), Ismaël Ferroukhi (Le grand voyage, 2004), Gianni Di Gregorio (Pranzo di ferragosto, 2008), Guido Lombardi (Là-bas, 2011), Ali Aydın (Muffa, 2012) e Noaz Deshe (White Shadow, 2013).