«L’Avvocatura è pronta a fare la sua parte per sostenere la democrazia solidale. Assicurare ai cittadini l’accesso ad una giustizia qualificata e celere a costi ragionevoli evitando vessazioni alle categoria disagiate».

Il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ha aperto oggi il XXXI Congresso forense di Bari (22-24 Novembre), con una relazione che descrive una situazione di estrema gravità, rispetto alla quale gli interventi finora messi in campo dal Governo hanno avuto l’effetto esclusivo di limitare sempre più il diritto di difesa dei cittadini e di marginalizzare la professione di avvocato. «L’Avvocatura può giocare un ruolo trainante nella nostra società, promuovendo il processo telematico, allestendo camere arbitrali, promuovendo ancor di più la consulenza sistematica e la negoziazione assistita. Se lo faremo con serietà, competenza e correttezza assumendoci le nostre responsabilità e pretendendo il rispetto delle nostre funzioni potremo dire di aver salvato la democrazia nel nostro Paese».

Un impegno nei confronti del Paese
, dunque, che mette a fuoco obiettivi ineludibili.
Riforma forense. Il primo è l’approvazione da parte del Parlamento della riforma forense senza modifiche. Non c’è più tempo per navette parlamentari, vista la imminente fine della legislatura. Qualsiasi modifica proposta al Senato destinerebbe la riforma all’oblio. “Il testo riconosce la rilevanza giuridica e sociale della funzione difensiva cui è collegato l’ordinamento forense ed enuncia le garanzie di indipendenza e autonomia degli avvocati: premesse fondate su valori indefettibili che danno la cifra del testo” che guarda innanzitutto alla tutela dei cittadini, sottolinea Alpa.
La relazione passa in rassegna tutte le novità: le associazioni multidisciplinari e le società senza soci di capitale; il rafforzamento del segreto professionale; le specializzazioni e l’affermazione del ruolo delle associazioni forensi specialistiche; l’aggiornamento continuo; l’assicurazione obbligatoria; la libera determinazione dei compensi, la trasparenza sulla complessità dell’incarico, le informazioni ai clienti; la rappresentanza di genere; i consigli distrettuali di disciplina forense formati da avvocati ma terzi rispetto all’incolpato; la corresponsione di un compenso ai praticanti. “Possibili migliorie si possono studiare nel futuro con legge breve e precisa”, dice Alpa . «E’ probabile che nel prossimo futuro Governo a Parlamento ripensino l’ordine degli studi delle facoltà di giurisprudenza per far sì che anche la formazione universitaria sia adeguata alle scelte attuali».
La riforma restituisce dignità alla professione forense, tra la professioni forse quella più «colpita nella dignità, valore scolpito nella Costituzione e nella Carta dei diritti fondamentali, e nella remunerazione, con l’adozione di parametri punitivi oltre che irrazionali»; quasi che il Pil prodotto e i benefici che le professioni producono- in termini di redazione di contratti e realizzazione di affari, costituzione di imprese e società, di risoluzione di conflitti, di controllo della legalità, di composizione dei contrasti familiari e sociali – fosse un complemento dei fattori di stabilità e di crescita del tutto opzionale.
«Anche la proposta di correzione del decreto avanzata dal ministero della giustizia, di cui abbiamo appreso ieri sera, appare sospetta. Sostanzialmente non tiene conto delle osservazioni del Cnf e continua ad essere ingiustamente penalizzante per gli avvocati», ha scandito Alpa. «Occorre dunque recuperare la dignità: non si possono più tollerare le previsioni legislative o regolamentari che presuppongono la mala fede degli avvocati, non si possono tollerare le regole processuali che hanno un chiaro intento punitivo del difensore o del cliente, non si possono tollerare le riforme processuali che pongono nell’incertezza l’applicazione di norme volte a difendere i diritti dei cittadini e a garantirne l’accesso alla giustizia. Il sospetto che l’avvocato alimenti la conflittualità e scoraggi la risoluzione amichevole e rapida dei conflitti ha viziato tutto l’impianto della mediazione obbligatoria che giustamente la Corte Costituzionale ha bocciato come lesiva dei principi costituzionali, come da sempre evidenziato dal CNF. Né ora è corretto ripristinare o prorogare l’obbligatorietà, oltretutto senza aver letto la motivazione della Consulta».

 

Rafforzamento della professione per un migliore servizio giustizia. «Occorre estendere la consulenza preventiva, che serve a imprese e privati per compiere atti legittimi ed efficaci, dobbiamo insistere per la negoziazione assistita, dobbiamo intervenire sistematicamente nella risoluzione arbitrale delle controversie”, indica il presidente Alpa: “Poiché la giustizia togata non è in grado di assicurare un efficiente servizio, possiamo recuperare noi avvocati, attraverso le camere arbitrali istituite presso gli Ordini forensi, la giurisdizione in materia civile, con avvocati qualificati , strutture efficienti, costi contenuti. E’ questa la risposta alle richieste di cooperazione con gli organi giudiziari per ridurre l’arretrato”. Le altre ricette-sezioni stralcio etc.-hanno dimostrato la loro inefficacia. “La giustizia è una funzione troppo importante perché sia affidata ai “rottamatori”. Noi Avvocati siamo pronti a rimboccarci le maniche e a dimostrare che l’avvocatura sostiene davvero la democrazia solidale», ha scandito Alpa
Riforme Giustizia. Alpa chiede di invertire la rotta della riforme della giustizia, finora condotte «lasciando i cittadini in balia dell’incertezza e della precarietà».
Avvicinando la situazione attuale a quella vissuta dall’Italia nel primo dopoguerra, Alpa avverte: «Dall’insegnamento di Filippo Vassalli, il civilista studioso degli effetti della legislazione in guerra nell’ordinamento, il legislatore potrebbe derivare suggerimenti. E persuadersi cioè che occorre fare riforme strutturali in modo organico e non occasionale, non erratico, ma sistematico, e che occorre studiare gli effetti economici degli interventi in quei settori nei quali non si toccano le leve dell’economia e della finanza ma si organizza la vita civile, la giustizia, l’istruzione e la sanità, cioè i compiti essenziali di uno Stato moderno».

La cronistoria degli ultimi tempi ci descrive una linea del tutto opposta, nella quale gli interventi del Governo –giustificati da ragioni d’urgenza del tutto opinabili- si sono ispirati a statistiche e al rapporto Doing Business in maniera supina, non considerando che i dati raccolti sono elaborati «con un chiaro intento politico: cioè screditare i paesi retti da sistemi di civil law a beneficio di quelli retti da sistemi di common law. Il momento di dire basta a queste speculazioni che vorrebbero additare nell’Avvocatura il capro espiatorio dei mali della giustizia: mancano i finanziamenti per il processo telematico, per completare la pianta organica, per sistemare i giudici onorari, per rafforzare gli uffici carenti di personale».
Il presidente del CNf esclude dunque la bontà delle ricette finora messe in campo: «Non crediamo che la introduzione di “filtri” possa risolvere una situazione incancrenita da decenni, e neppure la soppressione di un grado di giudizio – quale è nei fatti, nella realtà concreta, la riforma del giudizio di appello – e neppure la motivazione sintetica delle sentenze o l’ingresso di tirocinanti stagisti negli uffici dove si preparano e si decidono i processi. Non crediamo neppure che i progetti di riordino della geografia giudiziaria, così come sono stati formulati e applicati, possano produrre effetti positivi: soppressi i presidi giudiziari, eliminata la giustizia di prossimità, con la concentrazione degli uffici si concentrano i procedimenti arretrati, si ampliano i costi per le nuove sedi, si scardinano le strutture funzionanti».

Di Golem

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