Dopo i Gormiti, le Winx e il grande ritorno di Nino D’Angelo, la nuova frontiera del musical d’accatto si rivolge ai fedeli. Mai sazia di gadget, statuette luminose e viaggi a Lourdes con vendita di pentole sul pullman, la tentacolare propaganda della chiesa cattolica cerca di ammaliare i giovani con le loro stesse armi.
Dimentichi della blasfemia di Jesus Christ Superstar, dove Gesù è un uomo che va a prostitute (parola di Maddalena), ma sempre pronti a contare i proventi, astuti produttori si giocano la carta dello spettacolo musicale a tema religioso. Un po’ come le maldestre messe beat degli anni ’60 o se preferite come i deliziosi cappellini di Ratzinger, i cristiani tentano ancora una volta di impadronirsi di un territorio vergine, con la grazia dei conquistadores.
Qualche anno fa il principe dei feticci, il numero uno degli idoli contemporanei, ovvero Padre Pio in persona, venne omaggiato dall’opera canterina “Un fremito d’ali, la vita di Padre Pio vista dagli angeli”, fedele alle cronache ufficiali e dunque lontana dalla realtà, praticamente un fantasy. Il regista Carlo Tedeschi, già alle prese con il musical su San Francesco e Santa Chiara, ha commentato dicendo “anche Padre Pio merita qualcosa di molto serio”. In effetti dopo i portachiavi e i busti di platino ci mancava questo. Debutta invece a Roma l’immancabile tributo a Giovanni Paolo II, il pontefice giramondo più famoso di Elvis, comicamente intitolato “Wojtyla Generation Love Rock Musical”. Prodotto e diretto dal promotore finanziario Raffaele Avallone, racconta la storia dei papa boys di tutto il mondo, o almeno di quelli che non si vergognano a definirsi tali rischiando una tempesta di uova marce. Consigliato ai coprofagi dalla facile digestione.