Scegliere l’operatore più adatto non è cosa semplice. Tra decine di offerte e pacchetti, pubblicità poco chiare e promozioni di vario tipo, si finisce spesso col perdere la bussola. Un modo per ritrovare il proprio nord consiste nel porre le tariffe di telefonia del settore a confronto fra loro. I parametri da prendere i considerazione sono molteplici, dal prezzo ai servizi correlati passando per la velocità di connessione. E proprio sull’ultimo punto sono state preannunciate grandi novità nel settore tlc.
Una rete unica per la telefonia di quarta generazione. E’ questa la sfida lanciata dall’amministratore delegato della compagnia Wind, Maximo Ibarra. L’ad ha in particolare parlato di una rete “dove tutti gli operatori mettono i loro asset”, cioè le antenne e le frequenze, costate poco meno di 4 miliardi di euro.

L’idea ha è stata lanciata nel corso del convegno Between sulle Tlc. Ibarra ha poi sottolineato come proprio sul tema di una rete unica ci sia “consapevolezza da parte di tutti i soggetti, ma le discussioni non sono ancora partite in Italia, cosa che invece è accaduta all’estero”.

Secondo quanto immaginato e proposto da Ibarra, bisognerebbe attendersi la creazione di una società dedicata a cui partecipino tutti gli operatori mobili con una quota, che in futuro potrebbe anche “interagire” con una ipotetica società per la Ngn fissa, dove per Ngn si intende una Next Generation Network, ovvero una rete di prossima generazione.

Ibarra ha poi sottolineato come un consolidamento del settore sia possibile solo attraverso un “consolidamento delle infrastrutture”, grazie al quale le aziende potrebbero anche “investire molto di più”. Parlando più in generale della rete Ngn, Ibarra ha inoltre osservato che “non si può prescindere da Telecom, dalla Cdp e dagli altri soggetti che investono come gli operatori alternativi”. Anche Metroweb, con cui Wind sta per firmare l’accordo su Milano, potrebbe confluire. Resta comunque il fatto che l’infrastruttura debba esser realizzata al più presto, entro 12-18 mesi, “perchè il Paese non può aspettare”.

Di Golem

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