Presto arriverà un documento dal Cnf con l’indicazione delle modifiche necessarie a garantire la piena efficacia dell’istituto.
L’archiviazione della voluntary disclosure versione decreto legge n. 4/2014 è un buon passo avanti nella direzione di garantire reale efficacia alle operazioni di rientro di capitali dall’estero tramite la procedura di collaborazione volontaria con l’amministrazione finanziaria.
E’ concorde in questo senso l’opinione di tutti coloro che sono intervenuti oggi nel corso del convegno Voluntary disclosure-Il ruolo dell’avvocato e del sostituto d’imposta, organizzato dal Consiglio Nazionale Forense in collaborazione con l’Unione fiduciaria s.p.a.

“Ora che il decreto legge, su questo aspetto specifico, risulta in via di archiviazione c’è spazio perché gli operatori interessati, e tra questi gli avvocati, propongano al legislatore modifiche migliorative”, ha dichiarato aprendo i lavori il consigliere segretario del CNF Andrea Mascherin. “La questione centrale è come rendere credibile una operazione sulla quale anche lo Stato punta in vista di acquisizione di risorse finanziarie aggiuntive. Il CNF lavorerà a un documento con soluzioni tecnico-giuridiche specifiche”.
Quello della efficacia reale dell’istituto in termini di garantire effettivamente alle casse dello Stato le risorse derivanti dal pagamento delle imposte e delle sanzioni per le attività estere, è il tema centrale. Troppi gli snodi critici del dl 4/2014 che, secondo tutte le voci, avrebbero vanificato l’obiettivo della normativa: promuovere le dichiarazioni relative alle attività e agli investimenti effettuati all’estero e così far pagare imposte e sanzioni sul loro ammontare.
Delicati anche i risvolti penali laddove si prevede un travaso degli elementi presuntivi a fini fiscali, tratti dalla procedura amministrativa di “emersione”, nel processo penale per evasione fatte eccezione per isolate ipotesi di esclusione della punibilità”, ha sottolineato Antonio Damascelli, coordinatore della commissione per le questioni tributarie del CNF e ispiratore dell’incontro.
Fabrizio Vedana, Vice direttore generale Unione Fiduciaria s.p.a. ha illustrato nel dettaglio la proposta di legge Capezzone, appena depositata in Parlamento, che risolverebbe la maggior parte di questioni lasciate irrisolte dal dl 4: riduce l’entità delle sanzioni amministrative per mancata dichiarazione, esclude la punibilità non solo per omessa e infedele dichiarazione ma anche per dichiarazione fraudolenta, esclude il concorso dei professionisti che hanno assistito il soggetto così come l’obbligo di segnalare l’operazione sospetta, così come quella dei concorrenti.
Anche questa normativa, tuttavia, mantiene zone d’ombra, come ha riferito Fabio Ciani, partner Studio legale e tributario, in materia di evasione endo-societaria e nella asimmetria delle previsioni con riguardo ai capitali detenuti nei paesi considerati in black list.
Antonio Tomassini, Dla Piper Italy, ha evidenziato il persistere di un “pregiudizio” sistematico poco rassicurante dell’istituto, che spesso viene inteso come “confessione”, laddove si tratta invece di una procedura amministrativa in dialettica con l’amministrazione finanziaria e che si conclude con atto amministrativo.
Ivo Caraccioli, presidente del Centro di diritto penale tributario, ha posto due altre questioni sul fronte penale, con effetto deterrente alla voluntary disclosure: il permanere della punibilità per riciclaggio o auto riciclaggio in capo ai professionisti che hanno assistito il soggetto nella procedura e della punibilità di quest’ultimo per altre fattispecie di reato contemplate nella legge penale tributaria.  

Di Golem

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