Questa è la triste storia di Vasco Rossi, un cantante che non ha mai capito un cazzo. Fin dall’infanzia mostra seri problemi di sintassi e articola le sue frasi con versi variopinti: “ehh… ma però… e già… va bene così…”.
Ma in quel di Zocca non ci sono assistenti sociali e il povero Vasco, che non sa leggere il suo nome e si fa chiamare Blasko, scappa di casa senza salutare. Mentre i suoi coetanei fanno tappa a Londra, la mecca della musica, lui finisce i soldi e si ferma a San Remo. Qui mostra più volte la sua attitudine ribelle indossando occhiali da sole durante il playback. Il suo vizio di inalare le Galatine sbriciolate lo mette nei guai con la legge e anche i capelli decidono di abbandonarlo al suo destino. Oggi il signor Rossi è inspiegabilmente ricco e gareggia con Morgan a chi la spara più grossa, aggiudicandosi il premio “cervello in pappa 2011”, categoria scorreggione. In tempi di legge bavaglio, che rischia seriamente di compromettere la libertà di parola sul web, egli si schiera contro i giovani e si lancia all’attacco di un sito di satira, scambiandolo per l’Osservatore Romano on-line. Tania Sachs, portavoce kapò del rocker della piadina, ha ritirato la querela verso nonciclopedia solo dopo aver visionato vecchie cassette del Gino Bramieri Show, constatando così l’esistenza del fantomatico sense of humor invocato dalla difesa.