Ore 9.15 Telefona a Obama per spiegargli i motivi per cui una guerra all’Ucraina non è poi una cosa così brutta: “Per esempio, pensa le comodità a scuola, ogni giorno gli studenti ucraini potranno saltare le interrogazioni.
«Andriy, vuoi venire tu?».
«Ehm prof, io mi giustifico».
«Ah sì, e come mai?».
«Ieri mio fratello è saltato su una mina anti-uomo».
«Andriy, è già la quinta volta che usi questa giustificazione questo mese, devo crederci?».
«Ma prof, non è colpa mia se…».
«Allora, facciamo così, Andriy, domani vieni a scuola accompagnato dai tuoi genitori».
«Ma veramente, prof, non so se si ricorda, anche i miei genitori… erano la terza giustifica di gennaio, provi a controllare».
«È vero. Va beh, allora, Dimitri, vuoi venire tu?».
«Prof, anche io mi giustifico».
«Anche tu? E perché? ».
«È tutta la settimana che vado a combattere».
«Mmm, va bene, ragazzi, fate come volete, ma poi non mandatemi qui i vostri genitori alla fine dell’anno a lamentarsi perché avete pochi voti».
«Non c’è pericolo, prof»”.
Ore 9.28 Obama si mostra d’accordo con Vladimir: “Di certo in Ucraina non potranno fare lo scherzo che qualche volta facevamo noi a scuola.
Bidello: «Mi scusi, signor preside, hanno telefonato dicendo che c’è una bomba nella scuola». Preside: «Solo una?»”.
Ore 10.29 Legge un articolo di Repubblica in cui Concita De Gregorio si schiera contro una nuova guerra: “Fare la guerra è come fare l’amore: sono sempre gli uomini che vogliono farla. Fare la guerra è come fare l’amore: spesso non sai nemmeno con chi la stai facendo. Fare la guerra è come fare l’amore: dopo, c’è gente che fuma. Fare la guerra è come fare l’amore: ti fa spendere un sacco di soldi, e non ne vale mai la pena”.
Ore 10.32 Pensa che “fare la guerra è come leggere un articolo di Concita De Gregorio: dopo, ti penti sempre”.
Ore 12.49 Chatta su Whatsapp col suo amico Silvio Berlusconi.
“Tranquillo, Vladimir, vincerai la guerra, anche perché i morti in trasferta valgono doppio”.
“Ahah”.
“L’importante è che non attacchi noi”.
“No, Silvio, tranquillo. E anche se dovesse accadere, al massimo vi diremmo: «Ok, dai, vi concediamo di partire con centomila uomini di vantaggio, tanto voi avete Renzi premier»”.
“Beh, ma guarda che noi abbiamo anche le armi chimiche”.
“Sì, ma per quanto tempo ancora potrà cucinare Antonella Clerici?”.
“Ahah”.
“No, penso che sarebbe una guerra di trincea, la nostra”.
“Oh beh, allora vinceremmo: hai mai visto le buche che ci sono nelle nostre strade dopo un paio di giorni di pioggia?”.
Ore 15.16 Per rilassarsi, guarda un film di guerra di Pupi Avati: “La cecena per farli conoscere”.
Ore 16.28 Riceve una visita a sorpresa in casa da Ban Ki-Moon, segretario generale delle Nazioni Unite. “Sa, io guardavo sempre i cartoni animati di sua sorella Sailor”, lo accoglie Vladimir con una battuta tipica del miglior cabaret russo. I due, a colloquio, si trovano d’accordo sui motivi per cui ora sarebbe necessaria una guerra tra Russia e Ucraina: 1) Natasha Stefanenko ha promesso che, se vince la Russia, a fine stagione si spoglia; 2) Un sacco di badanti italiane potranno andare ad assistere i vecchi ucraini; 3) su Twitter impazza l’hashtag #ucrainastaiserena 4) Finalmente si capirà se si dice Ucràina o Ucraìna 5) Putin non vede l’ora di sentire ancora Tiziano Crudeli urlare “ANDRIY SHEVA SHEVCHENKO! ANDREINO L’HA MESSA!”.
Ore 17.58 Intervistato dalla Gazzetta dello Sport (il quotidiano di cronaca rosa che se non esistessero le scommesse e Twitter avrebbe una foliazione di quattro pagine), assicura che le Olimpiadi di Sochi sono state un successo: “Lo slogan «Son tutti Sochi col cu*o degli altri» è stato molto apprezzato. Inoltre, tutte le nostre atlete hanno vinto senza fare ricorso a pratiche dopanti, e ne troverete conferma tra quattro anni, quando gareggeranno tra gli uomini”. Superate anche le polemiche con l’Italia. “Sì, mi hanno detto che c’è stato un individuo vestito in maniera eccentrica e truccato da donna che ha fatto parlare molto di sé quando è venuto qui a Sochi. Luxuria? No, mi riferivo a Carolina Kostner”.
Ore 21.32 Come ogni sera, prima di andare a dormire dà un’occhiata ai poster di Ivan Scalfarotto e Raffaella Carrà appesi in camera.