«L’angelo di avorio» è un oboe storico, molto prezioso, usato dall’oboista Simone Toni per eseguire i concerti di Vivaldi. Insieme all’orchestra barocca Silete Venti!, formatasi a Milano nel 2004 per approfondire lo studio e la pratica del repertorio barocco, Toni sta portando avanti (per la Deutsche Harmonia Mundi) l’incisione integrale, in tre volumi, dei concerti per oboe vivaldiani.

Nel primo volume, intitolato «Vivaldi e l’Angelo di avorio: The late oboe concertos» (nomination come miglior disco di barocco strumentale agli lnternational Classical Music Awards 2014) il musicista milanese aveva usato una copia (realizzata da Olivier Cottet) del leggendario oboe in avorio di Johannes Maria Anciuti (costruttore di strumenti del settecento, milanese, che fu una specie di Stradivari degli strumenti a fiato), strumento conservato nel Museo del Castello Sforzesco di Milano. Per questo secondo volume Toni ha fatto fare la copia di un altro oboe di avorio, costruito sempre nel settecento da Georg Heinrich Schrerer, che pare abbia anche realizzato un flauto traversière in avorio per Federico Il di Prussia. Questo secondo “angelo” (l’originale è conservato nel Museo civico di Monaco di Baviera) mostra tutte le qualità timbriche degli strumenti in avorio: una grande varietà di colori e di dinamiche, un suono ipersensibile, quasi fragile ma caldo, con languidezze e portamenti che ne accentuano il carattere espressivo e lo fanno assomigliare a una voce soprannaturale. Toni, da parte sua, ci mette una tecnica impeccabile, un fraseggio morbido, una perfetta articolazione dei suoni, anche nei passaggi più mossi. E coglie bene la varietà stilistica dei sette concerti registrati in questo cd (il sottotitolo «The European journey» evoca la fama internazionale di Vivaldi, e la vasta geografia delle capitali europee dove si conservano i manoscritti e le copie a stampa della sua musica): il virtuosismo e la fantasia dei concerti “tedeschi” (RV 184, RV 455), dedicati ai musicisti dell’Orchestra di Dresda, l’eleganza stilistica di quelli “olandesi” (RV 449, RV 454, RV 460), l’eloquio aristocratico del concerto “londinese” RV 456, i preziosismi del piccolo concerto di Uppsala (RV 452), composto da un Vivaldi ancora giovanissimo. Incisione preziosa non solo per l’avorio dell’oboe, ma anche perché tre di questi concerti (RV 184, RV 456, RV 452) sono in prima esecuzione con strumenti d’epoca; perché il cd si presenta in un’elegante veste grafica; perché il booklet firmato da Mario Marcarini è originale e avvincente.

Vivaldi e l’angelo di avorio: The European Journey
Concerti per oboe, archi e continuo
Orchestra Silete Venti!, direttore e oboista Simone Toni
cd Deutsche Harmonia Mundi DHM-Sony 88843046872

07 Phibbs nmcThe Canticle Of The Rose
di Joseph Phibbs
Soprano Helen-Jane Howells, tenore Ben Alden tenor, controtenore Michael Chance
pianoforte Alissa Firsova, Andrew Plant, chitarra James Boyd, flauto Joanna Shaw
Navarra String Quartet
Cd NMC D191

Nato a Londra, formatosi musicalmente al King’s College (dove attualmente insegna) e alla Cornell University, Joseph Phibbs è stato allievo di Param Vir, Harrison Birtwistle e di Steven Stucky, è stato eseguito da grandi direttori, come Esa-Pekka Salonen e Leonard Slatkin, si è fatto notare nel panorama contemporaneo per il suo linguaggio vibrante, emozionale, per la scrittura strumentale virtuosistica, per la grande ricchezza timbrica delle sue partiture. Una musica che sembra raccogliere l’eredità di Benjamin Britten, ma anche con echi di Monteverdi e Purcell, soprattutto nei lavori vocali. Su commissione di Sir Nicholas Goodison, Phibbs ha composto una serie di pezzi per voce e quartetto d’archi, tra i quali il visionario The Canticle of the Rose (2005) che dà il titolo a questo cd, debutto del compositore inglese con l’etichetta NMC. In questo esteso ciclo vocale, su versi di Edith Sitwell, la voce (del soprano soprano Helen-Jane Howells, bravissima) sembra affiorare direttamente dalle trame nervose degli archi, disegnando una linea molto elaborata, tecnicamente impegnativa, che tocca una vasta gamma di espressioni. Il cd contiene altri cicli vocali che mettono in risalto la bravura degli interpreti: il controtenore Michael Chance si cimenta con The Moon’s Funeral (2008) su versi di Hilaire Belloc, e From Shore to Shore, lavoro accompagnato dalla chitarra, intriso di lirismo e di suggestioni marine (suggerite dai versi di Sara Teasdale e di Nicholas Heiney), eseguito per la prima volta al festival di Aldeburgh nel 2012; il giovane tenore Ben Alden interpreta i delicati, espressivi Two Songs from Shades of Night (2012), basati su Autumn Journal di Louis MacNiece e su una ninna nanna tradizionale scozzese. Completano il cd due quartetti, entrambi composti nel 2007: Agea, una miniatura per archi, frenetica e virtuosistica, con espressivi assoli del violino, e squarci che richiamano recitativi, arie, cabalette operistiche; e Flex, per pianoforte, flauto, violino e violoncello, pezzo brillante esplora le varie combinazioni timbriche tra i quattro strumenti, con echi di una sonata barocca.

08 Mariani rainbowLiriche da camera
di Angelo Mariani
Mezzosoprano Lucia Rizzi, pianoforte Riccardo Zadra
Cd Amadeus Raibow ARB 010-2

Direttore d’orchestra di fama internazionale, Angelo Mariani (1821-1873) diresse opere di Giuseppe Verdi (di cui fu per anni intimo amico), di Meyerbeer e di Rossini, contribuì a fare conoscere in Italia le opere di Wagner, e a rivoluzionare il ruolo del direttore d’orchestra nei teatri d’opera. Pur avendo diretto così tante opere, come compositore si tenne sempre lontano dal melodramma, dedicandosi praticamente solo al genere della lirica da camera, soprattutto nell’ultimo, travagliato periodo della sua vita, prima che un tumore lo stroncasse prematuramente, all’età di 51 anni. Mariani evitò la tradizionale arietta da camera, prediligendo il genere della romanza per voce e pianoforte, declinata nei sottogeneri di ballate, liriche, stornelli, melodie, preghiere, notturni. Sono pagine di grande intensità espressiva caratterizzate da un melodizzare teso, sempre strettamente intrecciato con un tessuto armonico vario, cangiante, attento al ritmo della parola cantata. Paladina della riscoperta di autori dimenticati (oltre che organizzatrice nel 2012 di un convegno proprio sulla figura di Angelo Mariani), il mezzosoprano Lucia Rizzi interpreta una selezione di queste liriche (alcune originariamente destinate alla voce di tenore o di baritono), con un eloquio drammatico che toglie da queste pagine ogni patina salottiera, svelandone semmai la sostanza teatrale. Questo approccio interpretativo emerge nel teso melodizzare della Lira (da Anacreonte, tradotto nell’Ottocento dal milanese Andrea Maffei), sui sapidi intrecci armonici del pianoforte, nei forti contrasti espressivi di Ad un fiume (Domanico Capellina), negli sfoghi di rabbia di Fosse morta! (Enrico Panzacchi), negli slanci appassionati di Amami (Giovanni Carlo Casanova), nelle cupe venature di Dolore e speranza, «Piccola melodia» ancora su versi di Capellina, accompagnate per contrasto da aggraziati disegni del pianoforte. Il carattere drammatico dell’interpretazione di Lucia Rizzi trova tuttavia il suo humus naturale in quelle liriche concepite da Mariani come vere proprie scene operistiche: nella Morte di una cara creatura «Ricordo del Bardo al suo primo amore», preceduta da un ampio recitativo; nella Povera madre, «scenalirica» su testo di Margherita Pennacchi, come una preghiera rivolta a una bimba morente e poi alla Madonna, punteggiata da domande, esclamazioni, moti istintivi di rabbia, di dolore, di disperazione; nell’articolata Matilde, o la fidanzata del guerriero, «Cantata, Recitativo, scena e andante» su testo di Giampaolo De Dominicis, che evoca scenari guerrieri e intime afflizioni.

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