Non molto tempo fa mi venne proposto un quesito: come mai negli ultimi anni sono aumentati i suicidi tra gli adolescenti? Domanda importante per comprendere come affrontare il problema.
Ho quindi compiuto diverse analisi e ricerche e sono giunta alla conclusione che è tutta colpa della vergona. O della vendetta.
E’ raro che un adolescente con tendenze suicide nasconda una qualche patologia mentale. Solitamente l’adolescente che prende in considerazione la possibilità di togliersi la vita, non lo fa con il desiderio reale di morire ponendo un punto finale definitivo alla sua esistenza, il desiderio invece che c’è dietro è quello di cambiare la propria condizione, come se la morte non fosse per sempre, ma fosse una opportunità di cambiamento.
L’adolescente non vuole infatti porre fine alla vita, ma vuole porre rimedio alla sua di vita, e i sentimenti che più spesso accompagnano questa volontà sono la vergogna e la vendetta.
Va oltretutto considerato che nel periodo adolescenziale è normale pensare alla vita e alla morte, in questo periodo si comincia infatti a dare concretezza all’astratto, a dare un proprio senso a cosa voglia dire vivere e morire: “cosa vi sarà nella mia vita?” “cosa vi sarà dopo la morte?” sono domande spesso adolescenziali.
Scoprendo la vita l’adolescente scopre la morte, scoprendo il proprio arbitrio, la propria indipendenza, scopre di poter scegliere non solo come vivere, ma anche se vivere: è un potere grandissimo nelle sue mani, quasi divino. Questa nuova scoperta di poter disporre della propria vita ha un effetto enorme e talvolta devastante e ben presto si scopre che può essere anche un’arma da usare come minaccia: è qui che prende significato il primo sentimento che può portare all’atto del suicidio: la vendetta.
La vendetta
Talvolta capita che l’adolescente minacci il suicidio ponendo in tale minaccia sentimenti di vendetta. Capita infatti che sviluppi un ragionamento per cui, ponendo fine alla sua vita, riuscirà a far soffrire gli altri, ottenendo il loro pentimento per la sofferenza che secondo lui gli hanno arrecato, nonché finalmente una loro comprensione su quanto stesse effettivamente soffrendo.
Effettivamente gli adulti non sempre si rendono conto della sofferenza dell’ adolescente in quanto tendono a sopravvalutare il periodo della giovinezza ricordandolo come momento magico, desiderabile e indimenticabile. Al contrario l’adolescenza è un momento molto difficile e sarebbe importante per l’adulto ricordare i turbamenti di questo periodo, piuttosto di reinterpretarli come piacevoli e spensierati perché ormai passati e lontani.
Tornando al nostro adolescente desideroso di vendicare/comunicare il suo dolore è chiaro che questo intento non nasconde un reale desiderio di morte, il ragazzo inconsciamente vorrebbe poter godere del risultato finale della sua azione, ma ahimé se riuscirà nel suo intento mai potrà trarre sollievo e soddisfazione da ciò che ha fatto. Dopotutto l’adolescente che decide di minacciare i suoi cari con la sua morte è in realtà consapevole dell’affetto che gli altri nutrono nei suoi confronti, altrimenti questa sua minaccia non avrebbe senso di esistere.
Un famoso psicologo, Arnold A. Lazarus, agli adolescenti che avevano istinti suicidi mossi dal desiderio di vendetta, proponeva loro lavori di visualizzazione in cui chiedeva di immaginare di aver messo in atto con successo il triste intento, chiedeva quindi di immaginare negli anni cosa sarebbe avvenuto: li guidava nell’immagine del proprio corpo che pian piano diveniva cenere intanto che la famiglia metabolizzava l’accaduto e tornava a vivere serenamente le proprie giornate. Queste visualizzazioni si dimostrarono incredibilmente utili nel far scomparire il desiderio suicida negli adolescenti mossi dal sentimento di vendetta, i quali sentivano che mettere in atto questa soluzione diventava per loro un sommare al danno (del torto subito o immaginato) la beffa (dell’inutile sacrificio della loro vita).
Ma esiste un altro motivo che può indurre l’ adolescente al suicidio, sentimento che non va affrontato con questo tipo di visualizzazione: la vergogna.
La vergogna
La vergogna è una ferita narcisistica difficilmente tollerabile, che pur riguardando la consapevolezza che l’ individuo ha di sé, è indissolubilmente legata all’immagine di se stessi in relazione agli altri: è con quello che gli altri pensano di lui, e con l’immagine di sé che a loro riesce a dare, che l’individuo sente di dover fare i conti.
Essa non solo può nascere da quello che la persona percepisce di se stessa riflesso negli occhi degli altri, ma anche da quello che non percepisce, infatti un individuo che si sente invisibile o non considerato può provare sensazione di vergogna a causa del suo non valere alcuna considerazione.
Se utopisticamente scomparisse la paura del giudizio altrui, si avrebbe l’occasione di trasformare la sensazione di vergogna in possibilità di miglioramento e crescita, ma di fronte allo spietato giudizio esterno il primo impulso è quello di adoperarsi per evitare di vivere la terribile sensazione che è la vergogna.
Mosso da tale intenzione, paradossalmente, l’individuo può arrivare a mettere in atto azioni che si potrebbero definire vergognose (come dare la colpa agli altri del proprio operato) proprio per espiare la pubblica vergogna. Al massimo, da tali azioni può giungere (e non sempre) senso di colpa, ma per quanto doloroso esso sia, è comunque più facilmente tollerabile. Ma se non si riesce a trovare un capro espiatorio bisognerà fare i conti con la vergogna.
Vergogna e senso di colpa
Non bisogna confondere la vergogna col senso di colpa, quest’ultimo è vissuto come una violazione di una regola sociale, alla quale può essere trovata assoluzione tramite la punizione o la penitenza. Invece la vergogna fa sentire l’individuo fallito come persona, provocando in lui una disintegrazione del proprio io sociale al quale segue la paura di un inevitabile abbandono o il timore della derisione da parte dei propri affini.
Essendo la vergogna un sentimento provato in relazione e a confronto con gli altri, può capitare che una vergogna non venuta allo scoperto resti relegata al senso di colpa, in questo caso l’individuo sa che potrà in qualche modo espiare la sua colpa o la sua manchevolezza. Va però notato che anche il senso di colpa può trasformarsi in vergogna, lì dove l’individuo confrontandosi con un giudizio sociale reale o immaginario, finisca per identificarsi con la sua azione per la quale non trova assoluzione.
Quindi, mentre il senso di colpa nasce dal fare (“cosa ho fatto!”) fermandosi a questo primo passo, la vergogna nasce dall’ essere (“cosa sono” o “cosa sono diventato!”): il senso di colpa prende significato in ciò che ha fatto l’individuo, senza che esso si identifichi con la sua azione; invece la vergogna prende significato in ciò che l’individuo sente di essere per sé e per gli altri, in ciò che non riesce a fare o in ciò che fa male, perché è ciò che non vorrebbe o non è ciò che vorrebbe essere. Per questi motivi di fronte alla vergogna l’individuo non trova soluzione.
Vergogna e suicidio
Diviene chiaro come il sentimento di vergogna se vissuto in modo profondo e irreparabile possa divenire triste scenario di suicidi adolescenziali.
La vergogna oltretutto diviene molto più pericolosa del sentimento di vendetta come base per il suicidio, perché l’adolescente che pensa di suicidarsi a causa della vergogna provata nella vita sociale, spesso mette correttamente in atto il suo intento, portandolo a termine senza errori, in quanto diviene per lui importante “non fallire anche in questo. E’ ovvio che in realtà il fallimento sia stato dare così tanta importanza al giudizio esterno da arrivare a togliersi la vita, come se l’opinione degli altri valesse più della vita stessa.
La vergogna al giorno d’oggi e l’aumento dei suicidi
Lì dove l’immagine di sé e il giudizio degli altri diviene particolarmente importante il sentimento di vergogna diviene maggiormente penoso e intollerabile.
In un’epoca che riversa molta (troppa) importanza sul sociale e sul giudizio altrui, dove l’immagine è diventata quasi tutto per le persone, diviene chiaro come sia stato automatico l’aumento dei suicidi adolescenziali.
L’adolescente è in continuo confronto con la sua immagine sociale, lui è quello che è per i suoi amici e i suoi compagni di scuola. E se questo è vero in tutte le epoche, si può immaginare come tale aspetto si sia incrementato e aggravato in un mondo legato soprattutto alla superficie, e non solo, in un mondo dove la vergogna non è più in relazione ad uno stretto entourage, ma a causa dei social network, la gogna è diventata di dominio mondiale.
In questo clima e scenario, il sentimento di vergogna non solo si è diffuso maggiormente, ma è divenuto qualcosa di realmente profondo e intollerabile rispetto alle epoche passate, profondo in un mondo dove “o sei in o sei out” secondo frivoli canoni, intollerabile perché non vi è più la possibilità di fuggire.
L’adolescente che vive il sentimento di vergogna nei tempi odierni ha quindi una reale sensazione di fallimento irrecuperabile, nella sua mente non è riuscito a guadagnare ciò che più conta al mondo d’oggi e le sue speranze sono perse per sempre.
Non è quindi la depressione ad accompagnare questo elevato numero di suicidi adolescenziali, ma è la sensazione di umiliazione, la ferita narcisistica della vergogna, il fallimento della propria immagine di sé nel mondo intero, la sensazione di impossibile rivalsa e il non essere riusciti ad elevare il proprio io ad un ideale sociale.
Questo vuol dire che per fermare questa epidemia di suicidi sarebbe necessario tornare a “costruire” persone con personalità solida dove il giudizio altrui e l’immagine sociale assumano meno importanza rispetto all’immagine interiore e al percorso di crescita personale.
La vergogna e l’omicidio
Il sentimento di vergogna soffocante e talvolta patologico non ha portato solo ad un aumento dei suicidi, ma anche degli omicidi.
Infatti se da un lato la vergogna tende a voler far scomparire l’adolescente dalla faccia della terra, dall’altro, essendo un sentimento che fa i conti con il sociale, in adolescenti particolarmente etero aggressivi può sfociare nell’alternativo desiderio che siano tutte le altre persone con le quali ci si sente manchevoli e quindi vergognosi, a sparire, portando talvolta l’adolescente a compiere concretamente il suo armageddon.
Trovato un bandolo a questa triste matassa, spero che comincino ora nuove costruttive riflessioni. La vera vergogna per l’adulto sarebbe quella di sapere ma non fare niente perché la situazione cambi.