L’evasione corre sulla rete. Solo su ebay ogni 34 secondi viene effettuata una transazione via internet (1). Un giro d’affari consistente e in continua espansione ignorato dal fisco. Tra crisi ebglobalizzazione gli acquisti online trovano sempre più spazio nelle abitudini degli italiani. Una vetrina commerciale di beni nuovi e usati senza confini, aperta al mondo 24 ore su 24, con quasi 100 milioni di visitatori ogni anno e con oltre 6.700 categorie merceologiche disponibili.
Ogni curiosità, ogni desiderio può essere soddisfatto. Non ci sono limiti nella vendita online. Ognuno può vendere e comperare quello che vuole. Prodotti informatici, elettronici, sportivi, abbigliamento, auto, scooter, pezzi di ricambio, prodotti alimentari, cartoline, calendarietti, soldatini, orologi, libri nuovi e usati, patacche e opere d’arte. Insomma il magazzino di ebay non ha fondo. Basta digitare genericamente il nome dell’oggetto desiderato, fare click e la vetrina si apre e fa scorrere davanti ai nostri occhi le immagini dei prodotti in vendita in quel momento. E noi possiamo comodamente comperare da casa nostra. Ma chi vende tramite ebay paga le tasse? Dall’azione di controllo condotta lo scorso anno dalla Guardia di finanza, a cui ha collaborato la stessa ebay con la trasmissione dei dati richiesti, sono emersi clamorosi casi di maxi evasioni fiscali realizzate mediante vendite online. A Statte è stata scoperto una evasione di circa 11 milioni di euro (imposte e Siae) da parte di un imprenditore che vendeva su ebay, rigorosamente in nero, centinaia di migliaia di pennette e cd. Ad Empoli hanno scoperto due internet point che vendevano online migliaia di cellulari cinesi, evadendo incassi per 604.000 euro e 65.000 euro di Iva. A Padova sono state beccate quattro persone che avevano avviato un floridissimo commercio online vendendo oltre 25 mila prodotti nuovi e usati (mobili antichi, quadri, orologi, prodotti hi-tech, etc) ovviamente senza dichiarare niente al fisco.

Il dropshipping, più virtuale che virtuoso
A Savona l’Agenzia delle entrate ha scoperto un venditore su ebay che ha omesso di dichiarare un fatturato di oltre mezzo milione di euro, realizzato con la tecnica del dropshipping [2]. In pratica vendeva prodotti online senza possederli, poi trasferiva l’ordine al fornitore, che provvedeva a spedirli direttamente al cliente. È evidente che il fisco può e deve affinare le proprie armi per intercettare in modo sistematico coloro che si trincerano dietro il web per svolgere vere e proprie attività commerciali totalmente in nero, con gravi danni per l’erario e per gli altri commercianti che pagano le tasse e subiscono la loro concorrenza sleale. Accanto alle aziende che sempre più ricorrono all’e.commerce per pubblicizzare e vendere (con regolare fattura) i loro prodotti senza costi accessori e a prezzi contenuti, il mondo di ebay è popolato da centinaia di migliaia di privati. Molti iniziano col vendere oggetti di casa e altri beni che non usano più, come ad esempio l’auto, il gommone, lo scooter, il cellulare, e poi ci prendono gusto. Scoprono la convenienza economica e la facilità della vendita su ebay, e si trasformano in seller online, per hobby o come secondo lavoro. Per lo più commerciano in beni nuovi o usati o da collezione di modesto valore, acquistati a buon mercato, che poi rivendono nel più assoluto anonimato del web. Probabilmente molti di questi venditori improvvisati ignorano o fanno finta di non sapere che anche nel loro caso al fisco spetta la sua parte. Il venditore occasionale, che occulta i suoi pur modesti guadagni realizzati tramite ebay, è anch’egli un evasore fiscale. Se si considera l’aspetto macro di questo fenomeno evasivo, cioè se si tiene conto di tutte le compravendite on line effettuate ogni anno non dichiarate al fisco, i danni per l’erario sono particolarmente rilevanti. Ai fini fiscali, una cosa è vendere on line l’auto usata, la bicicletta vecchia o un qualsiasi oggetto di cui ci si vuole liberare, altra cosa è acquistare beni, anche solo occasionalmente, con lo scopo di rivenderli on line e lucrare la differenza esentasse. Un’attività di compravendita abituale e continuativa sul web, anche senza magazzino e negozio fisico, ai fini fiscali costituisce una vera e propria attività commerciale, da tassare ai fini Irpef come reddito d’impresa e da assoggettare ad Iva, con tanto di scritture fiscali e inquadramento previdenziale [3].

Una modesta ritenuta fiscale
Nel caso in cui, invece, l’attività di acquisto e vendita è svolta in modo occasionale e non professionale, cioè sporadicamente e senza alcuna organizzazione, il reddito prodotto [4] appartiene alla categoria dei ‘redditi diversi’ e concorre, assieme agli altri redditi, alla determinazione del reddito complessivo annuale dell’interessato, da tassare in sede di dichiarazione dei redditi (quadro D del 730). Non sussistono, invece, obblighi ai fini Iva e previdenziali. Ma il confine tra attività abituale e occasionale è labile e i dubbi sono tanti. Non esistono parametri normativi che fissano in modo puntuale l’importo massimo annuale dei corrispettivi fino al raggiungimento del quale l’attività di vendita si può considerare non abituale oppure il numero massimo di operazioni annuali nei limiti delle quali l’attività, in assenza di organizzazione, può essere considerata occasionale. Con tale premessa, sarebbe necessario un intervento normativo che, da una parte, semplifichi il regime fiscale del venditore occasionale e, dall’altra, attraverso l’incrocio telematico dei dati, faccia emergere automaticamente le operazioni di vendita on line non dichiarate al fisco. A tal fine, sarebbe utile fissare un tetto massimo (per esempio 5 mila euro) fino al quale l’attività del privato, se svolta senza alcuna organizzazione, può ritenersi occasionale e non professionale, indipendentemente dal numero di transazioni effettuate. Si potrebbe, poi, prevedere una ritenuta fiscale molto modesta (5 /10%), da applicare su ogni transazione di vendita on line da parte della banca intermediaria nel pagamento oppure quando ebay incassa la sua percentuale sulla vendita del seller italiano. Con la conseguenza che per l’imprenditore commerciale la ritenuta verrebbe effettuata a titolo d’acconto; per il seller occasionale, invece, avrebbe carattere di ritenuta a titolo d’imposta, mediante la quale il contribuente assolverebbe in via definitiva il suo obbligo fiscale, senza doverne tener conto in sede di dichiarazione. L’interessato potrebbe, comunque, optare per la tassazione ordinaria, se più conveniente, facendolo presente nella dichiarazione dei redditi del periodo d’imposta in cui è avvenuta la percezione dei corrispettivi, nel qual caso la ritenuta si considererebbe effettuata a titolo di acconto e verrebbe scomputata dall’imposta dovuta sul reddito complessivo netto dichiarato.

 (www.fiscoequo.it)

 

Note:

[1] dati interni eBay.it riferiti al periodo gennaio 2011-gennaio 2012, tratti da “Consumi degli italiani nell’ecommerce secondo l’osservatorio ebai.it.”

[2] Drop Shipping è una particolare tecnica di vendita caratterizzata dal fatto che il venditore vende un prodotto senza possederlo materialmente nel proprio magazzino. Il venditore, effettuata la vendita, trasmetterà l’ordine al fornitore “dropshipper”, il quale spedirà il prodotto direttamente all’utente finale.

[3] Per il fisco, la qualifica di imprenditore commerciale si acquista anche nel caso di

effettuazione di un unico affare, in considerazione della sua rilevanza economica e delle operazioni che il suo svolgimento comporta.

[4] Costituito dalla differenza tra l’ammontare dei proventi percepiti e le spese inerenti sostenute e documentate; queste ultime, però, non possono superare i relativi corrispettivi e, nell’ambito di ciascun corrispettivo, quelli sostenuti per ognuno

delle operazioni eseguite.

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