Poche centinaia di migliaia di cognomi per circa 60 milioni di italiani: per questo potrebbero sembrare delle semplici coincidenze le svariate omonimie che si ritrovano tra politici e funzionari diplomatici, dalla prima alla quarta Repubblica (quella post-neoberlusconiana dell’era Monti).

A stento si è riusciti a parlare di Michel Martone, il Viceministro delle politiche sociali e del lavoro, l’anti-sfigati figlio proprio di quell’Antonio Martone ex presidente dell’ANM e amico del “camicia nera” Cesare Previti, che già quasi ci si è dimenticati degli inni alla repubblica fantoccio di Salò corredati dal “diplomatico, gioviale, poderoso e vigorosamente reo di apologizzare il fascismo” saluto romano del Console italiano a Osaka di fronte a una platea di esaltati, Mario Andrea Vattani, e del pestaggio in cui sarebbe coinvolto Alemanno Jr., che ha iniziato la sua carriera nel “Blocco Studentesco” (ossia la versione “scolastica” dei fascisti del terzo millennio, come si definiscono loro, quelli di CasaPound).

VATTANI’S FAMILY
Mario Andrea Vattani sta portando alla ribalta delle cronache la sua famiglia, che a queste e a quelle giudiziarie non è estranea: sul web sono apparsi dei video http://www.youtube.com/watch?v=h943zpUe9qk in cui “Katanga”, questo lo pseudonimo del diplomatico figlio d’arte quando indossa la maschera di cantante-leader con le band “Sottofasciasemplice”, “Intolleranza” e “Zetazeroalfa”, inneggia al nazifascismo e lo propaganda tramite la musica, oltre a minacciare attivisti e giornalisti con frasi del tipo “premi i tasti e poi sarai pestato” (e di pestaggi ne sa qualcosa visto che è cresciuto nell’orbita dell’estrema destra e che era stato anche indagato per un pestaggio a sfondo politico). Il padre, Umberto, è un “andreottisauro”, per usare un’espressione del Corsera.
Settantatré anni, nato in una famiglia con una lunga tradizione nella diplomazia, Umberto Vattani ha un curriculum lungo quanto sono numerose le inchieste giudiziarie e giornalistiche che si sono occupate di lui: tra gli svariati incarichi è stato consigliere di Ciriaco De Mita e di Giulio Andreotti, Segretario Generale di Arnaldo Forlani, Presidente dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero, due volte Segretario Generale del MAE (Ministero degli Affari Esteri) prima con Prodi e poi con Berlusconi quando entra in contrasto con l’allora ministro uscente Ruggiero , capo del gabinetto del MAE presieduto da Lamberto Dini, presidente della società in house della Regione Sicilia (“Sviluppo Sicilia Spa) e contestualmente nominato consulente in diritto societario e commerciale per 50000 euro l’anno, poi ambasciatore a Berlino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Londra e rappresentante italiano a Bruxelles.
La prima inchiesta che gli farà conquistare gli “onori” delle cronache è quella del ’94 del giudice Paraggio sulla cooperazione allo sviluppo all’epoca di Andreotti, e riguarda false documentazioni per un ospedale in Zaire, che avrebbero fatto guadagnare il faccendiere libano-liberiano Omar Bassam Salamè per forniture inesistenti; Salamè poi, fuggendo dalla giustizia italiana, si sarebbe rifugiato a Londra in un appartamento di Vattani: fu un altro membro del MAE, Giovanni Jannuzzi, a denunciare il caso alla magistratura. Secondo il “neo-Mazzarino”, così lo definiva “l’Unità” quando Fini, Buttiglione e Casini lo avrebbero voluto segretario, lui stesso era stato vittima di un inganno e quindi la certificazione per l’ospedale l’aveva fatta “a sua insaputa”.
Un anno prima in epoca di “mani pulite”, quando era ancora sconosciuto ai più, era stato accusato da Giuseppe Cagliari, allora presidente dell’ENI, di aver mediato con il faccendiere libanese Omar Yehia, che ricevette una tangente per un gasdotto algerino, accuse che poi sarebbero state archiviate.
Ma la prima interdizione dai pubblici uffici e condanna a due anni e otto mesi per peculato arriverà dopo un ‘altra inchiesta avviata in origine da Woodcock, e che si concluderà ai tempi dell’ultimo indulto, giusto in tempo per usufruirne: nell’ambito del “Vip Gate” Vattani è indagato (e Woodcock ne chiese anche l’arresto creando scalpore in quei garantisti “d’occasione”, gli stessi che la pensano come gli ex ministri che confermano la bufala sullo stupro di gruppo e la Cassazione, affermando: “avevamo introdotto pene più severe proprio per evitare che gli stupratori non facessero nemmeno un giorno di galera”) per l’importazione di gas dalla Tunisia, e per appalti nella ricostruzione dell’Iraq. Questa parte dell’inchiesta sembra naufragata, ma durante le indagini i finanzieri del GICO trovano un altra magagna, del valore di circa 30000 euro, tramite le intercettazioni telefoniche: Vattani telefona a scrocco con le utenze dello “Stato” e molesterebbe anche delle collaboratrici, in stile “Bunga Bunga” telefonico. Anche l’accusa per le molestie cade ma la documentazione “tarocco” che Vattani presenta per discolparsi e che attesterebbe l’aver pagato il credito telefonico “sponsorizzato” da noi cittadini si rivela un boomerang: infatti per il favoreggiamento in suo aiuto viene condannato a dieci mesi anche il dirigente della contabilità della sede diplomatica a Bruxelles, Bernardo Salaparuta.
Memorabile, anche se per adesso c’è stata solo un’interrogazione parlamentare su questo, anche il buco finanziario di quasi 1000 milioni di euro corredato da centinaia di licenziamenti e debiti, della fondazione creata con l’armatore Georges Poulides, armatore a cui per circa 7000000000 di lire era stato dato l’appalto per la navi da crociera ospitanti il G8 di Genova.
Ma la dinastia di agenti diplomatici che risale ad almeno tre secoli fa, occupa anche altri posti in Farnesina: per esempio anche il fratello Alessandro è ambasciatore ed è stato DG dell’ispettorato del MAE e l’altro figlio, Enrico, è stato nell’ufficio del MAE che promuove la cultura italiana all’estero.
Per Umberto il suo “cocco” “si difende e si difenderà” perché è “solo un artista”, mica uno che fa propaganda al nazi-fascismo e che, secondo l’Espresso, sarebbe diventato console grazie a “magheggi” sui requisiti necessari per rivestire l’incarico quando alla Farnesina c’era Frattini…

MARIO VATTANI: LE SANZIONI DAL MINISTERO E L’INCOERENZA DI ALEMANNO
Dopo la diffusione dei video sul web e le campagne contro Vattani tramite social network (come quella via twitter con l’hashtag #viavattani), è arrivata anche la posizione del Ministro Terzi: ha dichiarato che gli atti di Mario Andrea sono inconciliabili con il suo ruolo e lo ha deferito alla commissione disciplinare del ministero. Secondo le cronache dei media nazionali la sua punizione potrebbe consistere in un semplice trasferimento; intanto nonostante gli auspici di tempi brevi dello stesso Ministro, anche se il Console è stato fatto rientrare a Roma dalla Farnesina, è arrivato solo uno scarno comunicato che smentisce la versione della stampa.
Intanto, da come si evince sul sito web della Farnesina, il Console a Osaka resta lui e si trova ancora il suo CV   http://www.consosaka.esteri.it/Consolato_Osaka/Menu/Il_Consolato/Il_Console/ .
Anche Alemanno ha espresso un mite parere sull’inadeguatezza del Console, non ha parlato però del contratto che ha come consulente per le relazioni internazionali e per il cerimoniale di Roma Capitale, quello che secondo le cronache costerebbe in totale circa 500000 euro al contribuente. Stranamente però, in barba all’operazione trasparenza sbandierata dall’ex Ministro Brunetta, sul sito del Comune di Roma si riesce a trovare un suo curriculum che non tiene conto della retribuzione: infatti sul sito del comune di Roma si trovano tutti i curriculum dei “Supporti” all’amministrazione ma… Strano caso il link che rimanda a quello con la retribuzione di Vattani non funziona, e anche la “copia cache” di google è misteriosamente scomparsa dal suo indirizzo http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?jppagecode=op_trasp_supporto.wp.
Ma non è scomparsa dalla cache di un altro motore di ricerca, Yahoo, e quindi Golem Informazione è riuscita a riproporvi il file in PDF (lo trovate in allegato di fianco), da cui si evince che la cifra lorda annuale percepita da Vattani si aggira sui 250000 euro, cifra che solo in due anni arriverebbe a quei circa 500000 euro.
Bisognerebbe quindi chiedere al sindaco di Roma se l’incompatibilità delle affermazioni di Vattani vale solo per il Consolato o anche per il ruolo in Campidoglio, e bisognerebbe chiedergli anche se già all’epoca del suo Ministero dell’agricoltura, quando Vattani era ancora una volta consulente per circa 100000 euro l’anno, quei testi oggi corredati da video nazi-youtube-fascisti non fossero sconvenienti.
Ma ai “figli d’arte” e agli estremisti di destra, parentopoli docet, Alemanno proprio non sa dire di no: giusto per fare uno dei molteplici esempi che straripano dalle cronache, si potrebbe chiedere al sindaco qualcosa in merito all’ufficio stampa del Comune che ha ospitato Fernando Maria Magliaro, guarda caso figlio di quel Magliaro che fu portavoce di Giorgio Almirante. Oppure come non ricordar l’ex Nar in servizio all’Atac che minacciava via Facebook manifestanti pacifici e che è stato recentemente gambizzato, gambizzazione per la quale sarebbero sotto accusa membri di CasaPound e che sarebbe maturata nella gestione della sede “Acca Larentia”.

1_FAMIGLIA_ALEMANNOMANFREDI ALEMANNO SEGUE LE ORME DEL PAPA’: SI NASCE FASCISTI SI MUORE DEMOCRISTIANI
Ultimamente si è parlato del figlio di Isabella Rauti e Gianni Alemanno, Manfredi, in quanto coinvolto in due pestaggi: in uno dei quali sarebbe stato vittima, mentre l’altro è stato perpetrato su un giovane allora quindicenne che si ribellava a inneggi di altri ragazzi “al Duce”, pestaggio di cui il delfino sarebbe stato testimone: la vicenda è avvenuta nel 2009 ed è tornata a galla prima di un’archiviazione annunciata grazie a due giornalisti del Messaggero, conoscenti del ragazzo pestato, e da quelli del Fatto Quotidiano: il giornalista Guido Vitelli, secondo quanto riportato da Marco Lillo, è stato protagonista della vicenda e dopo aver visto e soccorso un amico di suo figlio su cui si infieriva con un casco, avrebbe notato anche una mercedes guidata dall’autista di Alemanno.
Tutte polemiche inutili e strumentali per il sindaco che dichiara ai giornalisti che lo mettono alle strette: “se mio figlio non ha denunciato è perché non voleva aggravare” quella che secondo lui era una ragazzata, un problema di bande giovanili, di due minorenni con molti problemi.
E poi del resto devi farsi le ossa il “neo-balilla” che gioca a fare il politico a scuola con la formazione giovanile di CasaPound, “Blocco Studentesco”, quella formazione immortalata nel 2008 con spranghe tricolori mentre si accaniva su liceali inermi con chiari intenti provocatori.

Nell’inchiesta seguita al pestaggio è curioso notare che, secondo le cronache, sarebbe finita anche l’utenza telefonica del tanto sconosciuto (in origine) quanto potente Luigi Bisignani, che in quel contesto però sarebbe stata usata dal figlio: Giovanni Bisignani infatti milita in CasaPound ed è anche un “diavolo di mare”, cioè appartiene a un gruppo di sub dell’associazione di estrema destra.

Dall’ottocento alla quarta repubblica (era post-Berlusconi), passando per il ventennio e per il CAF (Craxi Andreotti Forlani), i cognomi con annessi problemi di caste e nepotismi, non solo nell’estrema destra e negli ambienti “fascio-democristiani” e “cattocomunisti” (per esempio i figli di Di Pietro ), ritornano: nel paese smemorato e gattopardiano, infatti, anche una zuppa piena di muffa può essere spacciata per un manicaretto, quindi in linea con “cambiare tutto per non cambiare nulla” bisogna tenersi pronti perché questi nomi e cognomi, questi rampolli più o meno importanti, nel bene e nel male ritorneranno; e anche questa pagina di Golem, si spera, è destinata a comparire ancora nei motori di ricerca con il suo carico di cognomi e relitti della prima, seconda e terza repubblica.
Il curriculum di Mario Andrea Vattani, con i dati sulla retribuzione in qualità di consulente del sindaco Gianni Alemanno. Il documento è stato rimosso dal sito del Comune di Roma e anche dalla copia cache di Google ma non da quella di Yahoo.

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