Mario Vattani è sempre stato un fascista, un cantastorie di estrema destra, nonché frequentatore di CasaPound. Già indagato per pestaggio, è anche console generale dello Stato Italiano presso Osaka.
Finché il video della sua esibizione in camicia nera mentre inneggia agli antichi splendori della Repubblica di Salò non crea scompiglio tra le alte sfere. La Farnesina trema, il Ministro degli Esteri è sconcertato e i collaboratori sono increduli di fronte a una simile inaspettata notizia. Infine, si sveglia perfino la commissione disciplinare del Ministero Affari Esteri, di fronte alla quale un ancor più meravigliato Vattani afferma di non poter essere giudicato per vicende estranee alla sua attività professionale. Nessuno infatti si era mai chiesto come mai il figlio del diplomatico di lungo corso Umberto Vattani fosse arrivato in breve tempo a ricoprire un ruolo così importante. Solo un anno dopo la laurea il piccolo Mario già vola a Washington, al Cairo e a Tokyo con incarichi diplomatici quali l’esportazione del bidè e il controllo delle unghie dei piedi.
A 35 anni è consigliere diplomatico di Alemanno, al quale insegna la ricetta segreta del frappè all’olio di ricino. Quindi, in seguito al disastro di Fukushima, si offre volontario per sbarcare a Osaka, ma quando scopre che non può portarsi le molotov in aereo è troppo tardi e di risposta Mariolino partecipa allo Zecchino Nero, vincendo con la canzone “Il valzer del manganello”. Ancora una volta le istituzioni ci insegnano che il miglior curriculum per la scalata politica è quello di essere indagati, fascisti dichiarati, totalmente inetti nello svolgere le nostre mansioni e raccomandati da paparino, basta mascherarsi bene.