La Toscana che ti aspetti dà il meglio di sé in primavera. Distese di verde, fiori colorati e tanti profumi, paesaggi perfetti coperti di file geometriche di vigneti. Ma sono tante le sorprese che un weekend può riservare, cercando gli itinerari meno battuti e scegliendo l’agriturismo più adatto alle proprie esigenze.
La nostra gita fuori porta comincia il sabato mattina presto. Ci lasciamo alle spalle Roma coperta da una cappa di afa; la meta che abbiamo scelto è la Val d’Orcia, vicino a San Casciano dei Bagni, e ci arriviamo in circa due ore di auto, percorrendo un pezzo di Umbria (i confini sono così vicini che si entra e si esce da una regione all’altra continuamente, basti pensare che Orvieto dista appena 40 minuti di auto da San Casciano).
Usciamo a Fabbro e proseguiamo per 5 km in direzione di Palazzone e poi per altri 2 km in direzione di Piazze – San Casciano finché una piccola casetta di pietra, all’angolo di una strada sterrata che entra nel bosco, ci indica che siamo nella direzione giusta per raggiungere l’agriturismo che abbiamo scelto, Casa Fabbrini.
Si trova in uno dei tratti più antichi della via Francigena – itinerario percorso nel Medioevo dai pellegrini che andavano a Roma, sempre di più al centro di interessanti interventi di rilancio e riqualificazione – ed è un punto di partenza ideale per scoprire la Val d’Orcia, la Val di Chiana, le colline senesi, i borghi medievali e le tante terme naturali e spa che caratterizzano questa parte della Toscana. Le terme di San Casciano, per esempio, si trovano ad appena 10 minuti e la bellissima Bagno Vignoni, con le sue acque termali naturali e i centri benessere, ad un’ora di macchina.
Vicinissime da qui anche Cetona (10min), Chiusi (15minuti), Città della Pieve (15 minuti) e Chianciano Terme (35 minuti).
Senza volersi spostare e dimenticando la macchina per qualche giorno, Casa Fabbrini è anche un incantevole punto di arrivo dove fermarsi e lasciarsi avvolgere dalla quiete, dal buon gusto – la ristrutturazione del casale è curata nei minimi dettagli e c’è una straordinaria armonia architettonica tra interni ed esterni – oltreché un’ottima cucina.
E’ circondata da tre ettari di uliveto, alberi da frutta, pergolati di glicine e un piccolo orto. I proprietari, Paola e Giorgio, sono impeccabili nell’accoglienza e fanno sentire a casa i propri ospiti per i quali, su richiesta, preparano piatti buonissimi e sani della tradizione contadina in base a quello che offre la stagione.
Per rendere l’ozio completo, si possono trascorrere delle ore nuotando o prendendo il sole a bordo piscina.
Noi abbiamo voluto dedicarci all’esplorazione dei dintorni senza andare troppo lontano e, avventurandoci tra filari di vigneti e stradine sterrate, abbiamo fatto un tuffo nella storia.
Partendo dalle Grotte paleolitiche di Belverde. Si tratta di un parco archeologico con circa una trentina di “ingressi” in caverne paleolitiche in mezzo a un bosco di alberi secolari (che, miracolosamente, si reggono solo sulla roccia!).
Tra i massi, si sono creati dei cunicoli collegati in una specie di labirinto naturale utilizzati dalle popolazioni preistoriche come luogo di abitazione o sepoltura, secondo la ricostruzione dell’archeologo Umberto Calzoni che tra il 1927 e il 1941 scoprì questo sito. E tra queste cavità si è insediato l’uomo di Neanderthal 50.000 anni fa.
E’ un luogo di interesse storico e naturalistico, con una particolarità che la nostra guida ci fa notare: non si sentono cantare gli uccelli perché in questo angolo non si forma l’humus e di conseguenza non ci sono insetti!
Ma è soprattutto un luogo ricco di misticismo, non a caso scelto da San Francesco d’Assisi per un periodo di eremitaggio e sede della comunità MondoX di Padre Eligio che cerca di recuperare i giovani con problemi di tossicodipendenza attraverso la dignità del lavoro.
Dalle grotte paleolitiche di Belverde, prima di tornare in agriturismo, merita una visita Fighine, un borghetto medievale dominato da un bellissimo castello dell’XI secolo adagiato a 650m di altitudinfighinee tra la valle del Paglia e la valle della Chiana. Conserva intatta la sua forma medievale – quadrangolare con tre torri angolari di cui una quadrata – ed è stato restaurato di recente da un privato che ha acquistato la maggior parte della proprietà. Il castello si può visitare solo dall’esterno, mentre è possibile entrare nella vicina chiesetta di San Michele Arcangelo, un vero e proprio gioiello che custodisce la tela con San Michele Arcangelo del pittore Francesco Bonichi di Lucignano del 1750.
Per finire la giornata in bellezza, perché non andare alle terme di Fonteverde? In meno di mezz’ora siamo già immersi nell’acqua tiepida mentre tutt’intorno il tramonto colora ancora di più le colline.