Un uomo che non si arrende mai. Il colonnello Carlo Calcagni dell’esercito italiano pur essendosi gravemente ammalato a causa dell’uranio impoverito, con cui è venuto in contatto nella missione di pace in Bosnia del 1996, è una vera forza della natura.
Calcagni diventerà il più giovane generale italiano (con i suoi quarantacinque anni di età) poiché è stato iscritto nel ruolo d’onore, riservato ai servitori dello Stato, che per motivi di servizio hanno contratto un’invalidità permanente grave. A causa di questa malattia degenerativa neuro-muscolare gli è stato riconosciuto il pensionamento ma Calcagni non accetta di essere inoperoso e ha fatto domanda per essere ancora impegnato nell’esercito. La richiesta è stata accolta e ora è impiegato alla scuola di cavalleria di Lecce, a disposizione del comando.
“Sono orgoglioso di indossare la divisa dello Stato Italiano – spiega Calcagni- e questo incarico mi aiuta ad andare avanti e mi gratifica. Il motivo più importante per il quale continuo a lavorare è che voglio trasmettere ai miei figli il messaggio che non mi arrendo alla malattia. Francesco ha sette anni e Andrea quattro e non possono ricordare l’uomo che ero, un ottimo atleta, un uomo dinamico e allora m’impegno con tutte le mie forze attuali per seminare speranza”
Calcagni è uno dei tanti militari italiani che si è ammalato a causa dell’uranio impoverito, le statistiche parlano di 200 soldati ammalati e di cinquanta che sono già morti. Nel novembre 1995 gli americani hanno bombardato con armi non convenzionali all’uranio impoverito la Bosnia e nel 1996 sono andati, in quelle aree, i soldati italiani del contingente di pace.
Gli americani avevano avvertito i vertici militari e politici Italiani che la zona era pericolosa e che bisognava fornire i soldati, che operavano nell’area, di materiale di protezione idoneo. Invece i vertici militari e civili italiani non avvertirono i nostri soldati, con il risultato che molti uomini si sono gravemente ammalati e già diversi sono morti dopo malattie devastanti.
Il colonnello Calcagni non si scoraggia e decide di aiutare tutti i servitori dello stato che si sono ammalati o sono morti per motivi di servizio. Aiuta le vedove e gli orfani di militari, poliziotti, vigili del fuoco, carabinieri, morti in servizio. Un impegno che lo porta a lottare contro la burocrazia, per ottenere diritti riconosciuti dalla legge italiana alle famiglie di uomini dello stato morti in servizio.
Lotta contro uno Stato che con la sua burocrazia diventa insensibile, che lascia sole le famiglie dei servitori dello Stato morti in servizio: militari dell’esercito, della marina, dell’aeronautica, poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, guardia di finanza. Oltre a sbrigare le pratiche burocratiche, il colonnello Calcagni presta ascolto a famiglie che perdono una persona cara e vorrebbero solo conforto. Ha addirittura fondato una onlus: Associazione Nazionale Onlus ruolo d’onore Carlo Calcagni, per chi volesse saperne di più c’ è anche una pagina su facebook http://www.facebook.com/pages/Associazione-Nazionale-Onlus-ruolo-dOnore-Carlo-Calcagni/140922859275148?fref=ts
Per questo suo lavoro meritorio, il colonnello Calcagni ha ottenuto il premio internazionale Don Pino Puglisi. Il colonnello Calcagni nonostante sia ammalato continua a fare il ciclista (riesce a percorrere dai quaranta ai settanta chilometri a ogni uscita). Nel 2012 è stato esaminato da una commissione medica della federazione ciclistica e ha avuto l’autorizzazione per correre nella categoria diversamente abile. In passato ha vinto quindici campionati italiani e ben due mondiali, a quei tempi con facilità percorreva centocinquanta chilometri.
“Andare in bicicletta oltre a combattere la malattia – spiega Calcagni- è un’importante valvola di sfogo e mi consente alla fine delle gare di parlare alla gente, alla stampa e di far conoscere la storia di noi soldati italiani ammalati a causa dell’uranio impoverito”. La lotta contro questa feroce malattia è giornaliera, e talvolta lo sconforto arriva quando la salute peggiora o diventa necessaria un’operazione. Il nemico più grande dei soldati ammalati è la burocrazia italiana.
Impariamo tutti noi dal grande coraggio e dignità del Colonnello Carlo Calcagni e auspichiamo che lo Stato Italiano superi quella montagna di burocrazia e d’insensibilità che la divide dai suoi militari.