Dal disegno di legge delega in materia di giustizia civile al Dl ‘Destinazione Italia’. Tutti i provvedimenti assunti in questi ultimi anni, “pur spesso pomposamente definiti ‘epocali’, hanno solo contribuito ad aggravare ulteriormente il funzionamento della giustizia civile”.
L’Unione Nazionale delle Camere Civili boccia su tutti i fronti le ultime misure adottate da Governo e Parlamento e dal ministero della Giustizia nel settore della giustizia civile, che, fa notare il presidente dell’Uncc Renzo Menoni, “funziona con tempi assolutamente inaccettabili e con sempre più insoddisfacente qualità delle decisioni”.
Provvedimenti dove la parola d’ordine adottata, fa notare il leader dei civilisti, è quella della “deflazione del contenzioso” e cioè, in sostanza, “anziché far meglio funzionare la giustizia, si tenta di impedirne o quantomeno renderne più difficile l’accesso e, quindi, non permettere al cittadino la tutela dei suoi diritti.
E la più ripetuta ‘scusante’ addotta per giustificare tale comportamento è quella della carenza di risorse economiche e quindi la necessità di ridurre i costi”. Entrando nel dettaglio del recente ddl sulla giustizia civile, Menoni passa in rassegna alcune norme “assolutamente inaccettabili”.
A partire dalla sentenza del giudizio di cognizione di primo grado con “motivazione a richiesta”, “previo versamento di una quota del contributo unificato dovuto per l’impugnazione”: una norma che, fanno notare i civilisti, “è già stata bocciata dal Parlamento solo pochissimi mesi fa, per la sua palese violazione di norme costituzionali e per la sua assoluta illogicità”.
E ancora, non si può neppure condividere la proposta che, in primo grado, all’udienza di comparizione delle parti, il giudice possa, a suo insindacabile giudizio, disporre il mutamento del rito ordinario di cognizione, nel rito sommario, allorchè ritenga che sia sufficiente un’istruzione sommaria.
A prescindere dalla contrarietà “a qualsiasi ipotesi di sommarizzazione del processo civile, la proposta dimostra che l’improvvisato legislatore non conosce la realtà dei nostri processi civili”. Infine, “non possono trovare giustificazione alcuna l’aumento del 340% della marca per anticipazioni forfettarie sulle procedure civili e la riduzione di un terzo dei compensi dei difensori nelle procedure di patrocinio a spese dello Stato contenute nella legge di Stabilità 2014, nè la norma contenuta nel Dl ‘Destinazione Italia’, che prevede l’attribuzione a sole 9 sedi di ‘Tribunale delle imprese’ della competenza a conoscere controversie con società con sede all’estero, anche se con sede stabile in Italia.
Anche tali norme si inseriscono a pieno titolo – conclude Menoni – nell’ormai scoperto disegno di impedire ai cittadini l’accesso alla giustizia e la tutela dei loro diritti”.