Il suo Boudoir 36 ha luci basse e dorate tipiche proprio delle brasserie parigine. Boudoir 36 apre poi l’unica porta-vetrina al vespro: dalle diciotto alle ventidue. Una tappezzeria marezzata, rosso cardinalizio, super capitonné, fa da cornice all’alcova per nasi sensibili, sebbene sia anche un’opportunità di sosta dalla sorveglianza del tempo.
Profumiere e affabulatore Antonio Alessandria è conosciuto un po’ in tutta Italia, Alessandria è un ingegnere con il vizio olfattivo. Si descrive così: “Folgorato dalla bellezza e dal fascino del mondo della profumeria artistica. Il nostro profumiere inizia un percorso di studi presso Mouillettes and Co, in Italia. Nel frattempo decide di aprire le porte di Boudoir 36, per l’appunto; una boutique di profumeria artistica, a Catania, sua città natale. Il desiderio di approfondimento lo porta anche a Parigi per completare il suo corso di studi presso “Cinquième Sens”.
Profumiere e affabulatore Antonio Alessandria è conosciuto un po’ in tutta Italia, Alessandria è un ingegnere con il vizio olfattivo. Si descrive così: “Folgorato dalla bellezza e dal fascino del mondo della profumeria artistica. Il nostro profumiere inizia un percorso di studi presso Mouillettes and Co, in Italia. Nel frattempo decide di aprire le porte di Boudoir 36, per l’appunto; una boutique di profumeria artistica, a Catania, sua città natale. Il desiderio di approfondimento lo porta anche a Parigi per completare il suo corso di studi presso “Cinquième Sens”.
Sicché, quando la città si arroventa, o intirizzisce, è possibile godere di storie di prîncipi, cuoio, sudore (il cumino, a quanto pare, emula l’afrore della pelle) e atmosfere che dall’oriente dei legni arsi si snodano fino all’aroma di testa (così si identifica la scia data dalla fragranza principale, che in un secondo momento si scinde, lasciando un’essenza di fondo del tutto nuova. La persistenza dell’una o dell’altra dipenderà poi dal ph della pelle) di fichi e, di coda, note agrumate del mediterraneo. Tutto questo in poco meno di quaranta metri quadri.
A proposito di vocali e consonanti…
Alessandria ha anche nome e cognome con identica vocale, una caratteristica che, secondo alcune personalissime statistiche anche quando si tratti di consonanti, favorisce l’eccellenza (Marylin Monroe, Brigitte Bardot, Herman Hesse, Michela Marzano, ecc.). Wazamba è l’ultimo profumo che ho conosciuto, creato attorno all’incenso, al sandalo, alla mirra, al cipresso e alla mela. Con i diversi bouquet vaporizzati su zone della cute lontane a sufficienza per non confondersi, sembra così di penetrare in un bosco di simboli baudeleriani. Illustrata io stessa, come auspicano le case francesi che adottano un vocabolario ai confini con la poesia. Tutto pur di vendere, penserete. Forse. Non lo escludiamo. Ma la passione c’è, ed è proprio nel talento narrativo e seduttivo, poiché narrativa e seduzione sono sorelle, che Alessandria spande attorno a sé. Quella cura di cui parla Philip Roth quando fa discettare della manifattura dei guanti, per pagine e pagine, lo Svedese, giovane rampollo della famiglia Levov, nonché golden boy di “Pastorale americana”. In tale modo, i mastri profumieri riescono a intridere nella cera delle loro candele aroma di camino, o di muro scrostato presso un convento di carmelitane; e ancora confetti e lino. Un profumo fra quelli “esperenziali” ricorda così proprio i confetti della festa e il lino chiuso nei cassetti del corredo virginale, e si chiama, per l’appunto, “Pure virgin”. Un altro riesce addirittura a incrementare la salivazione, a far sgranare gli occhi e a costringere alcuni alla distanza e altri al languore. Perché si tratta di secrezioni: sangue, sudore e sperma. Quasi tutte d’importazione le acque, le essenze, le creme, i saponi. Ma le storie non si vendono e non si comprano… Quelle sono in omaggio.
Il profumiere artistico è un uomo non molto alto, con una postura composta da maestro di ballo, barba e cortesia quasi sabauda. Celebri le sue presentazioni di profumi, accompagnate da pasticceria finissima siciliana, cognac (d’inverno) e the (d’inverno e d’estate). Numerosi i medici e i chirurghi fra i suoi clienti più fedeli. Singolarità che induce a domandarsi se ci sia un qualche particolare filo rosso tra professione medica e appagamento dei recettori neuronali che presiedono l’olfatto. Non si discute molto della stretta familiarità che le immagini hanno con gli odori, i profumi, le fragranze. L’immaginazione nella sua letterale quintessenza. Basta sentire le lenzuola fresche di bucato però perché molti di noi, ci posso scommettere, si sia proiettati indietro. Nell’infanzia e alla ricerca di un tempo doppio e due volte vero.