Quale prova inequivocabile ed esemplare di “equità” e “rigore” offertaci dall’esecutivo in carica, abbiamo assistito all’immediato e prevedibile dietrofront, con la classica coda tra le gambe, in materia di cosiddette “liberalizzazioni”, uno storico cavallo di battaglia esaltato dall’ideologia bocconiana che è ascesa direttamente al governo della nazione.
Misero e tapino il professor Monti, vittima suo malgrado (si fa per dire) dei poteri forti, ha dovuto arrendersi alle micidiali pressioni e ai ricatti esercitati dai “peones” della politica, ma soprattutto ha ceduto alle ingerenze e alle richieste provenienti puntualmente dalle lobby parlamentari dei farmacisti (sempre in prima linea) e degli altri ordini corporativi che s’intromettono costantemente nelle vicende politiche nazionali, così come ha preservato e addirittura consolidato in partenza gli interessi costituiti degli evasori fiscali, delle principali banche d’affari e delle lobby finanziarie, dell’esercito e degli alti gradi militari, delle innumerevoli caste dei privilegiati e dei corrotti che infestano ed infettano la società, dei centri di potere più o meno occulti.
Come volevasi dimostrare, il governo Monti si è confermato estremamente “forte con i deboli e debole con i forti”, l’ennesimo governo che rivela una vocazione e un’indole “equa e rigorosa” con i “soliti noti”, ma palesemente incerta e titubante con i potenti.
E’ troppo facile bastonare i più deboli, le fasce meno protette della società e nel contempo rinunciare a stangare le categorie più forti solo perché hanno qualcuno che li rappresenta e li difende nelle aule parlamentari con un’inaudita esibizione di arroganza. In questo riflesso di ambiguità e di ipocrisia, ma non solo in questa ostentata debolezza, è inevitabile cogliere un segno di continuità con il governo Berlusconi, con l’aggiunta di ignobili aggravanti di ordine morale e politico che sono ingiustificabili nel caso specifico.
E’ troppo facile massacrare i pensionati e macellare i lavoratori dipendenti e nel contempo esitare, abdicare o ammutolire di fronte ai poteri forti, esentare il Vaticano che detiene il patrimonio immobiliare più ricco e più vasto del pianeta, mantenere le franchigie corporativistiche degli ordini professionali più chiusi e inaccessibili che agiscono come una vera palla al piede, per poi professarsi “liberisti” solo a chiacchiere.
E’ troppo facile esigere sacrifici crescenti dai “poveri cristi” e nel contempo introdurre le solite deroghe a favore degli interessi di classe egemoni nel nostro sgangherato Paese.
E’ troppo facile spogliare ed immiserire ulteriormente chi già possiede poco e nel contempo sovvenzionare le grandi banche d’affari, finanziare le scuole private dopo aver espropriato quelle pubbliche, rilanciare la corsa agli armamenti grazie alle ingenti risorse estorte alle masse popolari, alla sanità pubblica, agli enti locali, arricchire gli speculatori, gli affaristi e gli evasori fiscali, la curia pontificia romana, l’establishment economico-militare, gli ordini corporativi superprivilegiati, il ceto politico dominante, mentre s’affossa e s’impoverisce la parte sana del Paese, quella che lavora e produce, in modo particolare la classe operaia a cui viene sottratto tutto, reddito, dignità e diritti.