L’Era Berlusconiana è finita. Daniele Capezzone, rifulgente di fulgido splendore è “il nuovo che avanza”.

Gli ultimi sprazzi di tracotanza mussolinoide vanno frantumandosi e dissolvendosi nell’insuccesso consolidato di uno Storace, sempre più impalpabile nonostante la mole; nel successo effimero di un partito “celtico”, dimezzato, che si accinge a non valere più, non dico il superamento dello sbarramento parlamentare, ma il raggiungimento del numero legale in una assemblea condominiale, e al momento, invece, grazie a sghimbesci supporti di cartapesta, occupa sedi istituzionali come se avesse folle oceaniche alle spalle; nella scelleratezza di squallidi intrallazzi con i vari De Gregorio e Scilipoti, il cui valore illecito, rispettivamente, corrisponde ad alcuni milioni e a qualche ordinario mutuo fondiario, mentre gongolano i Tarantino, i Lavitola e i Papi (e i Ghedini, i Longo e gli Spinelli no?).

Il Fondatore dell’omonima Era, detto anche Lider Maximo, ha epurato Dell’Utri e Cosentino (una prece per Brancher), senza acquisire un potere tale da consentirgli di ripescarli, poi, a riflettori spenti; ha illuso le olgettine, i Fede, i Lele (Corona ancora si lecca le ferite), prostitute ed evasori (e la fidanzata?); ha lanciato siluri contro l’Europa, che si sono poi rivelati tric trac; ha regalato la Lombardia a Maroni e ai suoi virtuosi della zampogna, senza regalare l’Italia a se stesso. Anche il rito del baciaculo è saltato, perché quello era dovuto se il detentore dell’oggetto rituale avesse vinto, non più una volta che ha perso.

Scherzi a parte, ve lo immaginate un Cavaliere d’altri tempi, quello del “Ghe Pensi Mi”, proporre un “governissimo” a Bersani? Smentito, peraltro (e te pareva!), da Angelino (che però, in fin dei conti, mi è piaciuto, nel ritrarsi della risacca sfrigolante tra ciottoli e sabbia, e vi dirò perché), immediatamente richiamato e bacchettato sui polpastrelli.

Se ci sono tanti grillini in Parlamento è perché l’ha determinato soprattutto Lui, per l’enorme epidemia di voltastomaco generata in ogni ambito di persone comuni (restando all’A,B,C… naturalmente, di studi superiori non ne facciamo neanche cenno) dalla Sua “pseudopolitica”.

Se c’è un Monti cuscinetto (a parte i vaffa… all’indirizzo del predetto, mancato salvatore della Patria, se fosse rimasto fuori dalla mischia) è perché Lui non andava, e qualcuno ha dovuto farsi carico di togliere le patate bollenti dalla brace.

Se c’è un’Italia dove agli estremi opposti dello stesso schieramento, si festeggia massacrando l’inno di Mameli in Sicilia, Calabria, Puglie, Basilicata e Campania (la Macroregione del Sud), mentre nella Macroregione del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto, e forse Friuli) si stona spudoratamente la famosa aria dal Nabucco di Verdi, detestandosi reciprocamente, a chi lo si deve se non a Lui?

Si è visto di tutto in questa tornata elettorale; proprio di tutto! Anche l’Oscar (non Giannino) di peggior giornalismo, che si può assegnare all’inossidabile Bruno Vespa per il suo impeccabile servizio sui mendicanti davanti alla villa di Beppe Grillo, e le loro misere storie. Ah se ci fosse stato il Cavaliere! Il cui slogan era (anche) “aiutare chi è rimasto indietro”. Ci sarebbe stata una vera e propria beneficiata, una grandinata, uno tsunami, appunto, di oboli.

Sulla restituzione dell’IMU possiamo metterci una bella pietra sopra, ormai. Oddio se fossimo davvero di fronte ad un gentleman, come ha sempre sostenuto, dovrebbe provvedere Lui con i suoi soldi, tutt’al più decurtando di 1/5 il vitalizio di Veronica, ma mi sa che ci sarebbero intoppi. Corre voce che figli ed eredi vari hanno già pronte le pratiche per l’interdizione.

E’ sempre la stessa solfa nei secoli dei secoli, Honoré de Balzac non ha fatto altro che tirare le fila del discorso.

Ma quello che più mi ha colpito di queste elezioni (ed eccoci a bomba), più dell’Oca Starnazzante: “fatevi le pippe (lei non userebbe mai questa espressione, ma è la più appropriata) col vostro partitello arrivato prima. Tanto non riuscirete a governare!” “Potete governare voi?” “Nessuno può governare.” “Allora dove l’appoggia tanta spocchia mia chiassosa signora?”, più del viale del tramonto di personaggi pescati dall’impietosa macchina da presa di Billy Wilder, su controfigure di Gloria Swanson, quali Tonino da Bisaccia e Fini da Montecarlo, al quale pure l’assessorato assegnatogli da Berlusconi è stato negato, più dell’attonito Mago Zurlì nel remake del giovedì, è stato il piglio con il quale Angelino ha fatto la sua entrée alla trasmissione Porta a Porta. Ma che ne fai dell’autore del De Bello Gallico, che varca il Rubicone con lo scalpo di Vercingetorige sulla picca, mentre Asterix e Obelix (sotto le mentite spoglie di Calderoli e Borghezio) lo seguono a piedi tenendogli tra i denti la coda del cavallo? Seccato di aver ancora intorno tanti insulsi, ebeti, grulli, utili idioti (come li chiama il suo Capo), a bocca aperta e sguardo alla Gasparri, dopo aver spiegato tanto bene ogni cosa. “Noi… che eravamo dati per spacciati bla bla bla… abbiamo VINTO al Senato, ed è questo un risultato ormai acquisito e non più contestabile, un risultato che oserei definire “storico”, siamo ormai, quasi sicuramente VINCITORI anche alla Camera… sempre bla bla bla…”
Alla fine è sparito, senza neanche salutare.

Lo ritroviamo più tardi, con la stessa espressione, ma con un’altra motivazione, come visivamente denunciato dall’accentuato rossore del cranio, ad un’altra trasmissione, dove chiede vibratamente “la riconta”; non la “ricotta”, la riconta proprio, dei voti.
Ma chi è l’autore, chi è il Deus ex machina di tutto questo?

E bravo ‘o Prufessore bocconiano! Un cattedratico di Oxford non avrebbe saputo fare di meglio in casa nostra.
Tutto ‘sto casino per traghettarci all’ingovernabilità del Paese, e ora? Dopo che lui ha tolto le castagne dal fuoco agli altri, qualcuno dovrà togliere le castagne dal fuoco a lui, visto che si è “democristianamente” candidato Premier, come un rampante assistente della Bocconi, lui che è un monumento della stessa, perché sognava beatamente di fare l’ago della bilancia, e invece… FLOP! Il sogno è svanito.
Non doveva troppo tribolare. Doveva solo essere abile negoziatore ed avere polso fermo nel richiedere la riforma elettorale (ed eventualmente la legge sul conflitto di interessi), che TUTTI hanno dichiarato di volere, pertanto non avrebbero potuto dirgli troppo a lungo di no, quindi andare subito alle nuove elezioni, e invece… evidentemente vale più di quanto si creda, il detto che “’o cummanna’ è meglio d’o fottere”, ed è rimasto a governare con la “strana maggioranza”, e… così passano i giorni senza amore, senza amore, senza amore per me… scrivimi!
Non vorrei farmene un vanto, ma lo dissi (e lo scrissi) fin dai primi giorni del c.d. “Governo Monti”. E intanto vedevo lui ( minuscola – la “L” maiuscola è riservata solo a colui di cui ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno), sempre più azzimato e compassato, oltre che timorato, farsi prendere (chi l’avrebbe mai detto? Almeno io non l’avrei mai neanche lontanamente ipotizzato all’inizio) dalla LIBIDO… (del potere, ovviamente) e non gli ha fatto schifo reggersi in bilico sul consenso degli avversari di oggi (non sapeva che era così? Non riusciva ad intuirlo? Ma allora che “Monumento bocconiano” è!), e invece di dire “o si fa come dico io che sono il vostro Premier, o nisba!” ha detto, malinconicamente, ma anche molto familiarmente e cristianamente (Famiglia Cristiana non c’entra niente): “noi resteremo qui fin quando VOI lo vorrete.” Laddove quel “voi” appartiene ad una concezione privatistica, paternalistica, confessionale dello Stato Medievale.
E’ di questo che avevamo bisogno?

I tempi sono cambiati davvero, ed anche uno showman come Maurizio Crozza dovrà cambiare registro ora che il principale bersaglio dei suoi strali andrà sempre più allontanandosi dal suo cliché (se ne vedono già consistenti avvisaglie), e lentamente si avvia e andrà sempre più prendendo le physique du rôle del vecchietto sessodipendente, al quale, per non stare a sentire i suoi brontolii insistenti e bofonchianti, qualcuno continua a fare iniezioni alla base del pene, sofferente, reclamante continui ricambi di badanti che non riescono più a pettinarlo, oltre che di mutande che non riescono più a contenerlo, domestico, ingravescente nel deambulare (in fondo tra Lui e Ratzinger quanti anni passano?). Non potrà più brutalizzarlo, con il che non si faceva scrupolo di provocare sganasciamenti torcibudella negli anni d’oro.
Mi sa che vedremo presto al lavoro, in linea con i nuovi tempi, il nuovo Crozza.

Concludo dicendo: guardiamo il bicchiere mezzo pieno; il momento è propizio per questo.
Siamo riusciti a venire fuori dal Fascismo (bene o male), dall’oltre mezzo secolo di Democrazia Cristiana, non nel senso che non fosse un partito legittimato a governare, ma nel senso dell’aver realizzato un monopolio oligarchico in sostituzione della normale Democrazia, il che è inaccettabile, tanto più per come è stato ottenuto, senza tirarsi indietro di fronte a qualsiasi opzione, stragi comprese; riusciremo bene ora a mettere in non cale un Heinrich Böll, non stando più a sentire le opinioni del suo personaggio preferito, sia pure attraverso uno tsunami.
A riparare i danni siamo bravi, ma non devono più essercene, almeno questo auspichiamo.
I danni fanno male, sì; ma il punto vero è che l’avvicendarsi di intere generazioni che si inseguono riparando i danni delle precedenti generazioni, con altri danni, è uno sport non più praticabile in Italia, così come è profondamente ferita, e così come si trova di fronte ad un Mondo che ha sempre più bisogno delle convergenti forze disponibili a tutte le latitudini del Pianeta, per non morire.
Bersani e Grillo riusciranno a trovare la “quadra” (come direbbe un altro grande statista italiano, già allevatore di trote, che risponde al nome di Umberto da Gemonio, detto anche “senatur” Manolesta) affinché questo Paese sia davvero un Grande Paese in Europa.
Canto vittoria non perché vittoria sia già acquisita, ma perché viene il momento in cui bisogna cantare vittoria.
Mi riporto alle parole di Napolitano, che si è rivelato l’unico vero baluardo della Civiltà e della Democrazia in Italia: Il momento è difficile ma riusciremo a superarlo.
OBIETTIVO
L’Italia dei tempi moderni: portabandiera di Cultura, Giustizia, Capacità d’impresa e Spirito liberale.

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