“Il parlamento pieno di troie”, ha detto l’assessore al Turismo Franco Battiato in una conferenza stampa a Bruxelles, trasmettendo (dall’estero per giunta) il solito disprezzo emesso dalle istituzioni sulle istituzioni stesse al quale ci ha abituato vent’anni di berlusconismo e di Lega.

La presidente della camera Boldrini ha replicato duramente. E finalmente una reazione credibile. Lei può. E il messaggio arriva subito senza ambiguità.

Poi, il governatore siciliano Rosario Crocetta ha revocato l’incarico all’assessore al Turismo Franco Battiato.

Ovunque si è sollevato in coro: “giusto! Quelle erano frasi sessiste”. Il gesto di Crocetta infatti è stato molto condiviso soprattutto dalle femministe attiviste in rete.

Ma siamo sicuri che la mira è esatta e che non stiamo “votando” anche noi che “Ruby è la nipote di Mubarak” ?

Franco Battiato dopo aver dato delle troie genericamente alle donne che si trovavano in parlamento nella scorsa legislatura ha fatto un riferimento specifico, senza esplicitare il nome (si tratta di Daniela Santanché), “a certe” che prima ce l’avevano con Berlusconi “perché vuole le donne orizzontali”, ma che poi sono entrate al governo con lui. Il cantautore s’è lamentato che “i nostri giornalisti non fanno domande”. Nessuno, infatti avrebbe chiesto a Santanché cosa sia cambiato visto che poi è entrata a far parte del governo Berlusconi.

Le cose sono, se possibile, anche peggio.

Quella è forse la sola domanda che è stata fatta a Daniela Santanché. A questa, l’ex sottosegretaria all’Attuazione del Programma ha dato come risposta che lei aveva un pacchetto di voti con sé (vero: da La Destra), poi ha potuto aggiungere la solita frase magica dell’imprenditrice che dà posti di lavoro (le si chiede poco o mai con quale – ennesimo – conflitto di interessi), e non ultimo proprio grazie a questa domanda inutile Daniela Santanché può fare la rituale tiratina di orecchie a Berlusconi, far vedere che lei è donna indipendente, incolpare la sinistra di essere bigotta, e parlando a nome delle donne ma soprattutto in quanto madre estendere il problema a tutti i maschi del paese, diluendo così le responsabilità del suo capo nei confronti delle italiane.

Chiamata in causa, dalla frase di Battiato, Santanché ha dunque replicato:

Le oltraggiose e indegne parole rivolte dal neo assessore alla Cultura della Regione Sicilia, Battiato, alle parlamentari italiane nulla hanno a che fare con la cultura ma sono figlie solo di un’ignoranza becera senza confini”.

Allora c’è un altro dato da isolare, per fare un esempio, al di là del ridicolo che evoca l’ex tenutaria del Billionaire che parla di cultura.

Nel ruolo di sottosegretaria e imprenditrice dell’azienda pubblicitaria Visibilia concessionaria di pubblicità dei giornali del presidente, e del Riformista, ha anche investito in un giornalino free press dal titolo in linea con i tempi: Io Spio.

Sulla prima pagina di questo giornalino per screditare la testimonianza della marocchina Ruby (appena) maggiorenne è stata rappresentata la ragazza a gambe divaricate, in intimo succinto, con due uomini sopra. In pratica una scena di stupro.

La rivista distribuita ovunque (parrucchieri, bar, metro etc) aveva il doppio compito di diffondere facilmente la pubblicità che conteneva grazie alla giovanissima Ruby versione hot, e a screditarla come test agli occhi dell’opinione pubblica, in quanto appunto “troia”. Così abbiamo potuto ammirare Santanché nel ruolo di imprenditrice e anche di abile politica.

Del resto il discredito della verità raccontata dalle prostitute o delle escort è stata la linea adottata dai giornalisti dell’ex presidente del consiglio. Ricordiamo Maurizio Belpietro che smentiva D’Addario perché era dichiaratamente una “escort”.

Ricordiamo anche un momento recente di ottusità politico mediatica in cui si chiedeva a Nicole Minetti di “fare un passo indietro” per fare pulizia all’interno degli scandali della regione Lombardia, dandole così implicitamente della “prostituta” e confermando le accuse infamanti su di lei, oltre che, quindi, su Berlusconi stesso.

Pertanto il dato visibile e certo è che questa destra è ferocemente e ipocritamente contro le prostitute. Anzi le mette alla gogna. Così come, piena di gay, è particolarmente omofoba.

L’altro dato, cioè se è vero che molte esponenti politiche del centro destra hanno avuto accesso o meno a delle carriere pubbliche in cambio di prestazione fisiche, è meno facilmente comprovabile. E siccome se ne può parlare poco, se non con dei dati che forse dovrebbero essere delle fotografie, pena querele, rimane solo il rumore di sottofondo. E proprio su questo rumore ha potuto svilupparsi tutta l’ipocrisia di questi anni.

Di sicuro (giusto o sbagliato, vero o falso che sia il rumore) tra chiacchiere private, da bar, sui social network, non si è mai smesso di dare delle “troie” a buona parte delle deputate comprese le esponenti del governo Berlusconi. Al di là della volgarità che si sviluppa soprattutto in rete gli input sono arrivati proprio da destra. L’ intercettazione su Carfagna fu sollevata da altre donne del Pdl rimaste senza posto di ministra. Lo chiese proprio Enrico Mentana quando conduceva Matrix alla stessa neo ministra Mara Carfagna che liquidò la domanda dicendo che quella persona   del suo partito aveva sollevato chiacchiere sul suo conto perché “invidiosa e più vecchia di lei”. E non era male per una ministra delle Pari Opportunità. Inoltre tale percezione di prostituzione diffusa si era abbattuta su di una smaliziata opinione pubblica grazie alle dichiarazioni della moglie dell’ex presidente del consiglio. E un po’ anche per dichiarazioni, sempre di gran classe, della destra stessa. Ricordiamo il senatore del Pdl Guzzanti che parlò di “mignottocrazia”, per Carfagna, e Feltri anche ha detto di recente:

vedendo le liste, volando basso, mi sono saltati agli occhi i nomi di una decina di mignotte, intese come persone che si adattano a fare qualsiasi cosa, che fanno quegli esercizi che non sono titolo di merito. Non è che se io faccio una scopata allora merito un aumento di stipendio”.

Allora, poiché è vero che l’epiteto “troia” usato pubblicamente porta con sé anni di ipocrisie e di visione maschilista del mondo e altre oscenità, è evidente però che visti gli equivoci che si creano e visto che non a tutti piace subire delle cose, vederle con i propri occhi e fare finta di niente secondo quanto previsto dalle istituzioni e dal femminismo un po’ ottuso (in questo caso), si pone allora una problema di rinominare azioni e persone.

Come si chiamano certe donne, per nulla vittime come potrebbe essere una Ruby, o una qualsiasi altra ragazza che incrociamo sui bordi delle strade, che hanno afflitto e inquinato la vita pubblica ricattando uomini che – per difetto grave sociale – hanno le chiavi del potere e devono anche   nascondere al mondo quello che fanno per alimentare la loro ipocrisia profamilistica?

Come si chiamano quelle che hanno imposto implicitamente a altre a dover accettare certi ricatti maschili per fare carriera?

Perché non è che è solo sempre colpa degli uomini. Ogni tanto, in certe situazioni, che vanno viste e nominate per bene, è pure colpa delle donne.

Allora con rispetto parlando per le troie, troviamo la parola per definire molte di queste figure femminili soprattutto perché spesso parlano a nome delle donne, hanno incarichi pubblici, e non sempre si ha voglia di non dire cosa si pensa di loro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *