“Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore, come un amore, con gelosia”, così scriveva Umberto Saba per descrivere questa stupenda città di confine, crocevia di lingue e culture. Città cosmopolita per eccellenza, Trieste è patria di numerosi intellettuali ed è da sempre percorsa da una prepotente vena culturale ed artistica. Oggi i continui tagli e ritardi finanziari mettono a rischio la sussistenza di alcuni dei più importanti monumenti antichi che hanno contribuito a fare di Trieste uno dei simboli della cultura italiana ma soprattutto uno dei maggiori poli turistici del Paese.

Il Friuli Venezia Giulia è una regione ricca di siti archeologici di grandissima importanza perché testimoni di un intenso e originale passato, basti ricordare Aquilea chiamata la Seconda Roma, l’Ipogeo celtico di Cividale che custodisce un suggestivo sistema di cavità sotterranee, il teatro romano di Trieste, la Grotta del dio Mitra a Duino, il Parco archeologico di Castelraimondo a Forgaria, talmente unici che tre di essi sono stati inseriti nel patrimonio Unesco. È il caso di Aquileia, una delle più grandi città dell’impero romano divenuta in seguito sede patriarcale e centro per l’evangelizzazione dell’Europa orientale. Le motivazioni per l’iscrizione riguardano sia la zona archeologica, che in gran parte giace ancora sepolta, sia la basilica paleocristiana e il suo splendido pavimento musivo. Cividale è stata inserita per le significative testimonianze dei Longobardi, di cui la città era l’avamposto più orientale e quindi, probabilmente, la prima a cadere all’avanzata di re Alboino che da quì avrebbe proseguito la sua invasione conquistando tutto il nord Italia, la Toscana e le zone appenniniche del centro-sud. La città ancora conserva il tempietto, una delle più straordinarie e misteriose architetture alto-medievali occidentali, l’altare fatto costruire dal duca Ratchis, il battistero del patriarca Callisto e numerosi corredi funerari. Infine, Palù di Livenza nota per il suo sito palafitticolo preistorico, appartenente alla serie di insediamenti simili disposti lungo l’arco alpino e considerato uno dei più antichi dell’Italia settentrionale (5400 a.C.).

Trieste 1Le rane di Trieste
Il Teatro romano è uno dei monumenti più fotografati di Trieste. A fine aprile ha messo in scena, senza volerlo, una versione naturalistica di una delle commedie più divertenti di Aristofane: Le Rane. Questa volta però le rane erano vere. Ad accorgersene i dipendenti della questura, che si trova in prossimità del monumento, infastiditi dal gracidare dei numerosi anfibi rintanati sotto le auto parcheggiate. Si è così scoperta l’esistenza nella zona retrostante il palcoscenico (detta scena) di un vero e proprio stagno con girini, mucillagine e erbe acquatiche. A completare la visuale, lo stile “prateria” della cavea, la colonia felina oramai stanziata nel teatro, il cartello turistico logorato e un cantiere di restauro aperto ma interrotto per l’inverno. “Non c’è manutenzione”, ha spiegato Paola Ventura, archeologa della Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia e direttore del Museo Nazionale di Aquileia, “siamo a conoscenza del problema dovuto probabilmente ad un intasamento delle pompe ma il ritardo con cui sono arrivati i finanziamenti del 2012 (a dicembre) ha di conseguenza rallentato l’affidamento dei lavori”. La manutenzione delle pompe dipende da quella degli impianti elettrici che viene normalmente data in appalto a ditte esterne alla soprintendenza. Anche il diserbo rientra nello stesso finanziamento degli impianti elettrici. Tardando i soldi è tardata la possibilità di eseguire l’ordinaria manutenzione. Ventura ha assicurato che, preventivi già alla mano, si stava passando già all’assegnazione. Per quanto riguarda il cantiere, si tratta di lavori di restauro conservativo delle versura nord orientale del teatro appaltati per 100 mila Trieste 2euro all’impresa Eu.co.re. di Pavia di Udine. Luigi Fozzati, Soprintendente dei beni archeologici del Friuli, ha precisato che “il cantiere è stato riaperto il 22 aprile, dopo la chiusura invernale resa necessaria dall’impossibilità di usare determinati materiali con temperature basse. La fine dei lavori è prevista per il 9 agosto. Nel frattempo si provvederà anche alla manutenzione dell’intero teatro”. Il dirigente ha inoltre reso noto che a nel mese di giugno presenteranno un lavoro di mappatura delle proprietà dei sedimi di tutti i reperti archeologici, georeferenziati, sia di proprietà pubblica che privata. “Con questo sistema, e siamo i primi in Italia, ognuno dovrà provvedere alla propria manutenzione e noi saremo in grado di chiedere al ministero esattamente i soldi che ci servono: se i soldi non saranno sufficienti non sarà colpa nostra, ma del ministero”.
Il Teatro costituisce una delle più suggestive vestigia della fase romana di Tergeste. Al momento della sua edificazione, in età augustea (fra I sec. a.C. e I sec. d.C.)., il Teatro si affacciava direttamente sul mare dato che in quel periodo la linea di costa giungeva sino alla fila di palazzi dietro piazza Unità. Per i circa 6000 spettatori che la struttura poteva ospitare la vista doveva dunque essere particolarmente suggestiva. Ci si sarebbe aspettati una totale e scrupolosa riqualificazione del monumento in previsione del bimillenario dalla morte di Augusto che cade nel 2014. E invece passate le piaghe dell’erbaccia e dei rospi, ora è il turno dell’immondizia. Lo spettacolo riservato ai turisti è pietoso: all’esterno sul marciapiede rifiuti gettati per terra, all’interno del teatro bottiglie di vetro, ombrelli rotti e carta. Nella parte orientale giace una rete in metallo per letto singolo e altro materiale non meglio decifrato. La colonnina che dovrebbe fornire informazioni sulla storia del teatro è semplicemente vuota.


Trieste, (mancata) capitale europea

I triestini sono furiosi per lo stato in cui versa la  loro città, “lo spettacolo che si offre ai turisti, con un molo audace che continua ad essere in condizioni pietose, le rive tutte dissestate, e rattoppate alla meno peggio, sporcizia dilagante, non è proprio un bel segnale per Trieste che aspirava a divenire capitale europea per la cultura”. Un’aspirazione che poteva diventare realtà. “Per qualche giorno abbiamo anche accarezzato l’idea di lanciare la grande sfida a una delle città leader mondiali nel campo della cultura e del turismo, cioè Venezia. Poi abbiamo dovuto sottostare agli accordi che erano già stati firmati”. Con queste parole il sindaco Roberto Cosolini spiega come Trieste abbia dovuto rinunciare alla corsa a Capitale europea della cultura 2019. Dopo i tentennamenti di Venezia, il Comune aveva incominciato a lavorare per prendere il posto della città lagunare, ma quando la candidatura veneta è divenuta ufficiale, Cosolini aveva addirittura pensato di mettersi in concorrenza con la stessa Venezia. Tentativo risultato inutile in quanto la Regione Friuli Venezia Giulia, facente parte del Comitato dei fondatori, aveva già accordato la candidatura di “Venezia con il Nordest” .

No soldi – No mostre
La mancata candidatura di Trieste a capitale europea si somma ad un’altra brutta notizia arrivata pochi mesi prima. A dicembre Cosolini infatti aveva annunciato che il Comune stava preparando una nuova linea strategica nel settore cultura tesa a “valorizzare e fare rinascere i nostri beni culturali, quelli che abbiamo in casa”. Alla base della decisione il taglio del 25% dei finanziamenti pubblici previsto per il 2013: dai 6 milioni di euro assegnati dal bilancio comunale 2012 era previsto un alleggerimento di circa 1 milione e mezzo. Sono stati quindi annullati le grandi mostre e i progetti importanti, come l’apertura del piano superiore del Museo di Storia Naturale del valore di 500 mila euro, per concentrarsi sul miglioramento delle strutture esistenti con “scelte intelligenti ed europee”.

Trieste 3Il castello e il parco di Miramare  
Il Castello ed il parco di Miramare sono tra i luoghi più visitati del Friuli. Furono costruiti per volontà dell’arciduca Massimilano d’Asburgo che, nel 1855, volle una dimora alla periferia di Trieste e affacciata sul mare. Furono progettati entrambi dall’architetto austriaco Carl Junker. Il castello è in stile eclettico, caratterizzato cioè dall’uso di elementi gotici, medievali e rinascimentali fusi armonicamente tra loro. Il parco, che inizialmente doveva essere una stazione sperimentale di rimboschimento e di acclimatazione di specie botaniche rare, è una complessa unione di natura ed artificiosità. Vi si possono ammirare le sculture prodotte dalla ditta di Berlino Moritz Geiss, le serre con vetrate; la casetta svizzera a lato del Lago dei Cigni, il piazzale con i cannoni dati in dono da re Leopoldo I del Belgio; la Cappella di San Canciano. Tante bellezze non sono riuscite a preservare Miramare dal degrado. Erbacce, sentieri sconnessi, acqua stagnante, fontane senza acqua la fanno da padroni in quello che è considerato il luogo simbolo di Trieste. Meno di un anno fa il Fai aveva attivato una campagna per salvare il sito attraverso il progetto nazionale “I luoghi del cuore”. Si tratta del censimento che ogni due anni raccoglie le segnalazioni dei beni culturali italiani che maggiormente necessitano di interventi di restauro e valorizzazione. Le Direzioni Regionali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dopo aver monitorato i luoghi Trieste 4segnalati, decidono dove intervenire concretamente. Ovviamente, i siti più votati hanno maggiori possibilità di beneficiare dei contribuiti per ristrutturazioni, abbellimenti e miglioramenti. Il parco e il castello di Miramare si sono classificati al settimo posto con 25771 voti. Sarà cambiato qualcosa? i messaggi lasciati di recente sul sito del FAI chiariscono la situazione: “Il degrado continua, non è stato fatto nulla. È un disastro, è una vergogna”, e ancora: “degrado ovunque, orari di apertura personalizzati, porte aperte o chiuse senza alcun criterio, confusione nelle informazioni ai turisti”, e per concludere un po’ di sano ottimismo: “Veramente un peccato per lo stato di degrado di questo meraviglioso parco e per il castello, nonostante tutto continua a disfarsi; speriamo in un prossimo censimento più favorevole”. Di recente il castello ha avuto un ospite d’eccezione: l’arciduca Carlo d’Asburgo Lorena, attuale capo della Casa d’Asburgo. Dopo aver osservato lo scempio del Giardino italiano invaso dalle erbacce ed essersi fermato a leggere un cartello illustrativo sradicato e poggiato a una siepe, è rimasto “senza parole”. Ha poi aggiunto che “la situazione si commenta da sé. Devo dire che da diversi anni non visitavo il castello e il parco. Ma se un sito è uno dei dieci più importanti a livello nazionale, allora è il Paese tutto che dovrebbe prendersene cura. Bisogna aggiungere però che Miramare Trieste 5ha un’importanza che va ben oltre l’area geografica in cui sorge: si potrebbe pensare a un progetto che coinvolga anche i paesi vicini nella gestione del sito”. Nonostante tutto, turisti e scolaresche arrivano sempre più numerosi e la situazione che a loro si presenta è “ gravemente carente”. Queste le parole del sindaco Cosolini che pochi giorni fa si è recato a Miramare per un sopralluogo viste “le continue segnalazioni da cittadini e turisti che lo interpellano su castello e parco, sebbene entrambi non siano di competenza del Comune”. Il sindaco ha riferito che, sebbene alcuni interventi di giardinaggio siano stati avviati e stia forse per partire l’appalto di alcuni servizi (biglietteria, bar, parcheggi etc), i problemi sono ormai così diversi e diffusi che non basterà una buona ordinaria gestione per riportare il Castello, e in particolare  il parco, a essere uno splendido biglietto da visita per Trieste e per l’Italia. Non ritenendo giusto considerare responsabile la Soprintendenza, alle prese con difficoltà economiche e organizzative e forse non in grado di gestire una problematica così complessa, Cosolini ha scritto al Ministro dei Beni e attività culturali, Massimo Bray, affinchè favorisca un’intesa immediata tra amministrazioni che affronti, con un piano straordinario e innovativo, la questione di Miramare. Comune e Istituzioni del territorio sono pronte a collaborare a Trieste 7questo progetto. Non va dimenticato che Cosolini si è più volte detto favorevole all’introduzione di un modesto biglietto di entrata al parco che, in termini economici, si tradurrebbe in un paio di milioni di euro da utilizzare per la manutenzione di Miramare. Duro anche il giudizio delle guide turistiche che non nascondono di “vergognarsi un po’” a portare i turisti che, speranzosi di ammirare qualcosa di meraviglioso, rimangono puntualmente delusi. Si lamentano dei servizi al porticciolo, ancora chiusi, ma soprattutto dell’emergenza bagni: o sono inesistenti o in pessimo stato e senza personale. E stiamo parlando di un sito che ogni anno è visitato da circa 1 milione di persone. Ci sono alcune zone il cui degrado è talmente imbarazzante che le guide vorrebbero essere esentate dal fornire spiegazione su un simile disastro e chiedono che siano messi dei cartelli di avviso “Ci scusiamo, sono in corso restauri, stiamo lavorando, vi promettiamo che…” almeno per arginare le critiche che arrivano puntuali. Simbolo del degrado di Miramare è la statua di amazzone a cavallo, sita davanti al castello, che un tempo trafiggeva con una lancia un leone. Ora il polso si è spezzato, la lancia è sparita. Così come è sparito l’incanto che avvolgeva chiunque visitasse questo sito.

La bucolica Tor Cucherna
Trieste 8Tor Cucherna, situata sotto il castello di san Giusto, un tempo faceva parte delle mura medievali che difendevano la città. I fortunati che riescono a raggiungerla, dato che le indicazioni turistiche sono state imbrattate, potranno ammirare uno dei simboli dell’incuria e del degrado cittadino. La torre oggi ha un aspetto decisamente  bucolico dato che è completamente coperta di edera. Il lato aperto è stato sbarrato con grate di ferro logore e chiuse con lucchetti. Dentro si scorgono bottiglie, lattine, pacchetti di sigarette, cartacce, plastiche, foglie secche e piante selvatiche che oramai fanno da padrone. Nello stesso degrado si trovano le vie limitrofe e la piazzetta antistante  al centro della quale sta un pozzo, un tempo pieno di acqua, oggi colmo di bottiglie e altra immondizia. I turisti non vengono più ad ammirarla, le istituzioni latitano, la torre sembra essere stata dimenticata ed abbandonata da tutti.

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