È un Natale ricco di iniziative quello offerto dal Trianon.
Nella programmazione del teatro della musica a Napoli non vi saranno solo spettacoli, tra cui la tradizionale Cantata dei Pastori, diretta e interpretata da Peppe Barra, ma anche due proposte culturali: la pubblicazione del libro istituzionale e una mostra documentaria curata dalla Fondazione Bideri.
Il volume si intitola «Trianon. Un teatro e la sua città» ed è stato realizzato con il contributo della Regione Campania.
Curato dai musicologi Paologiovanni Maione e Francesca Seller, il libro è una raccolta di saggi originali che collocano questa struttura pubblica, che ha compiuto due anni fa il secolo di vita, nello scenario più complessivo dello spettacolo a Napoli nel Novecento, tratteggiandone anche le specificità, come la presenza di una torre greca nella galleria di platea e la costruzione della sala con sistema tettonico in cemento armato, uno dei primi esempi in Italia, che precorre a Napoli il teatro Augusteo di Pier Luigi Nervi e Arnaldo Foschini (1926-29).
Dopo la presentazione del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e la prefazione del presidente del Trianon Maurizio D’Angelo, la pubblicazione si apre con un testo di Daniela Giampaola, della Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei, sul recupero della torre greca.
Vi sono, quindi, i saggi degli storici dell’architettura Alfredo Buccaro, della Federico II, e Pier Luigi Ciapparelli, dell’Accademia di Belle arti, rispettivamente sul processo di formazione del contesto urbano e architettonico ai primi del Novecento e sull’edilizia teatrale negli anni della belle époque.
Allo storico del teatro Francesco Cotticelli, della Seconda università di Napoli, il compito di ripercorrere la storia del Trianon, dall’inaugurazione dell’8 novembre 1911 con Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, che vide il debutto del figlio Vincenzo nel ruolo del protagonista Felice Sciosciammocca, alla ristrutturazione che ha recuperato il teatro, divenuto cinema a luci rosse, riaprendolo con una produzione originale di Eden teatro di Viviani con la regia di Roberto De Simone il 7 dicembre 2003.
Una storia, quella di questa sala, che per molti anni ha anche coinciso con l’affermarsi di quella particolare forma di spettacolo popolare che fu la sceneggiata: ne parla la musicologa Anita Pesce.
Come molti teatri anche il Trianon subì, nel secondo dopoguerra, la fascinazione del nuovo genere di spettacolo di successo, il cinematografo, tanto da essere trasformato nel ’47 in cinema Splendore. E allo storico Mario Franco, dell’Accademia di Belle arti, il còmpito di tracciare il fenomeno, particolarmente vivo a Napoli, dell’incontro tra il teatro, la canzone e il film.
Quindi Nicola De Blasi, storico della lingua italiana, della Federico II, inquadra il dialetto tra letteratura, recitazione e realtà, mentreMariadelaide Cuozzo, storica dell’arte contemporanea, dell’Università della Basilicata, ripercorre lo spettacolo nell’illustrazione editoriale e pubblicitaria nel primo Novecento a Napoli.
Dopo i saggi di studî di carattere storico, veniamo ai contributi sul “nuovo” Trianon con Massimo Esposito, l’architetto che ha progettato e curato la ristrutturazione del teatro, e Luigi Caramiello, sociologo, della Federico II, che studia il senso e la prospettiva del «teatro della musica a Napoli».
Chiude il volume una sezione di immagini del fotografo Davide Visca, autore anche dell’immagine di copertina.
L’impresa di Partenope è la mostra dedicata alla canzone napoletana, curata dalla Fondazione Bideri – presieduta da Ferdinando Bideri – che ha messo a disposizione il suo vasto fondo documentale.
Attraversando oltre 150 anni di produzione musicale, racconta le tappe salienti di uno dei segmenti più significativi dell’industria culturale partenopea.
Partendo dai fogli volanti stampati nella prima metà dell’‘800 per arrivare fino ai cd-remix degli Almamegretta pubblicati nel 1996, l’esposizione tratteggia la diffusione della canzone napoletana testimoniando come essa abbia ciclicamente dato vita a filiere produttive molto articolate e come, di conseguenza, abbia spesso rappresentato un modello culturale di riferimento sia in àmbito nazionale che internazionale.
Le più famose canzoni napoletane assumono, dunque, la veste di beni di consumo di massa prendendo le forme più disparate: Il disprezzo, la composizione di Giuseppe Torrente con molte somiglianze con Te voglio bene assaje, è un raffinato “canto-piano” (spartito per canto e pianoforte) pubblicato a Londra intorno al 1840; Funiculì funiculà diventa un 78 giri inciso dalla banda della Regia Marina militare ma anche un minidisco per bambole parlanti; ‘O sole mio che, nella versione di Elvis Presley, dà il nome a uno smalto per unghie e a una serie di gadget natalizi; I’ te vurria vasa’ è il 45 giri inciso dai Dik Dik negli anni ‘70; l’epopea della sceneggiata riecheggia nelle copielle stampate su carta “povera” di Brinneso, Pupatella e Zappatore; ‘A cartulina ‘e Napule, inciso da Gilda Mignonette su etichetta Brunswick, richiama i notevoli interscambi con le comunità di emigranti d’oltreoceano; Na sera ‘e maggio rivive nella versione a 45 giri di Mina; Dove sta Zazà è tradotta in francese nello spartito edito dalla casa editrice S.I.M.; le canzoni presentate da Johnny Dorelli e Betty Curtis all’XI Festival di Napoli compaiono in un e.p. pubblicato dalla radio televisione jugoslava; la stagione del Neapolitan power rivive in una serie di 33 giri; ‘A canzuncella del compianto Paolo Morelli fa coppia con The shuffle di Van Mc Coy in uno spartito per il Festivalbar del 1977; Terra mia di Pino Daniele è una musicassetta comeGarofano d’ammore di Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò, 99 Posse e Bisca cantano Scetateve guagliù nel cd Guai a chi ci tocca.
La corposa esposizione cronologica, che copre il periodo che va dal 1840 al 1996, è scandita da una serie di “special” monotematici dedicati, rispettivamente, a ‘O sole mio, la più famosa canzone napoletana al mondo; alla festa di Piedigrotta, per decenni la più importante vetrina commerciale; a Carosello napoletano, il film di Ettore Giannini, simbolo dell’intenso legame tra canzone napoletana e cinema, di cui è proposto il manifesto della première israeliana; a Guido Crepax, di cui sono esposte diverse copertine dedicate alla musica napoletana, a testimonianza dello storico connubio tra illustratori e la canzone partenopea.
Le ricerche di archivio e l’organizzazione della mostra sono state curate da Antonio De Guglielmo.
Due le proposte di spettacolo del Trianon per il periodo natalizio.
La prima è programmata domenica 22 dicembre 2013, alle 21, con il concerto Christmas in Blues di Gennaro Porcelli affiancato da alcuni importanti ospiti, Enzo Gragnaniello, Ronnie Jones, Rudy Rotta e altri a sorpresa.
Attuale chitarrista di Edoardo Bennato e leader del trio Gennaro Porcelli & the Highway 61, il musicista è considerato da pubblico e critica uno dei più promettenti talenti del blues made in Italy, con un repertorio musicale che spazia dal Chicago style a quello di New Orleans, dallo stile di Austin a quello di Memphis; quasi a ripercorrere proprio la Highway 61, la nota autostrada americana lungo la quale si sono sviluppati i diversi stili del blues.
In questo spettacolo, prodotto da Gino Giglio generation, Porcelli presenterà il suo nuovo lavoro discografico Alien in Transit, un autentico viaggio che, con partenza da Napoli, ha come destinazione ultima il cuore della patria del blues.
L’altro titolo è il tradizionale appuntamento con una prestigiosa produzione storica del Trianon, La Cantata dei Pastori, diretta e interpretata da Peppe Barra, con le scene da favola di Emanuele Luzzati, programmata da Natale all’Epifania.
Un titolo classico questa commedia musicale – liberamente adattata dall’opera di Andrea Perrucci (1698) dallo stesso Barra e da Paolo Memoli – di grande successo di critica e di pubblico, che ogni anno presenta alcune novità: il personaggio comico di Sarchiapone è ora interpretato da Teresa Del Vecchio, mentre le coreografie sono firmate da Erminia Sticchi.
Le musiche sono di Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo, Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo. I costumi di Annalisa Giacci.
Con Barra nei panni dello scrivano Razzullo, in scena (in ordine di apparizione) Maria Letizia Gorga (Zingara / Angelo), Francesca Marini(Madonna / Benino), Gino Monteleone (Armenzio), Giacinto Palmarini (Asmodeo / Plutone), Patrizio Trampetti (Cacciatore / Diavolo oste), Sandro Tumolillo (Pescatore), Teresa Del Vecchio (Sarchiapone), Andrea Carotenuto (Giuseppe), Ciro Di Matteo (Diavolo mangiafuoco) e la compagnia Skaramacay (le Furie).
La produzione esecutiva è di Marocco music.
Recite serali, alle 21, mercoledì 25 dicembre e poi giovedì 26, venerdì 27, sabato 28 e lunedì 30; quindi, a gennaio, mercoledì 1, giovedì 2, venerdì 3, sabato 4 e lunedì 6.
Repliche pomeridiane, alle 18, domenica 29 dicembre e domenica 5 gennaio.
Biglietti numerati, distribuiti anche nelle prevendite abituali, nonché online sul sito del teatro teatrotrianon.org. Il botteghino del Trianon è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13:30 e dalle 16 alle 19. Per informazioni: tel. 081-225 82 85.