Nel 2010 Gianni Alemanno rilascia dichiarazioni su uno dei quartieri più noti alla cronaca nera della capitale che inizialmente furono prese come una boutade: per il sindaco bisognava demolire e ricostruire ex novo Tor Bella Monaca in quanto stava cadendo a pezzi, forse per colpa dell’architettura “comunista” dei piani di edilizia popolare degli anni ’80, o forse colpa della manutenzione della Romeo Gestioni che scade quest’anno.

Alemanno ha infatti più volte dichiarato che “in 10 o 20 anni le cosiddette torri cadranno a pezzi” anche se solo due sarebbero ufficialmente inagibili di cui una del comparto R3, e lo stesso sindaco, il caso vuole, era anche commissario straordinario per il piano di rientro (emergenza debito), commissario che con una delibera riconosceva alla dinastia di costruttori Vaselli (che fece le sue fortune ai tempi del fascismo e prima ancora quando Roma era appena diventata capitale del regno) un debito di 55 milioni di euro per delle imperfezioni negli espropri proprio per la tenuta di Tor Bella Monaca.
Nella delibera (che trovate nell’articolo allegato a questo) si spiegava che non con tutti gli eredi Vaselli si era riusciti a raggiungere un accordo, e dopo questo atto numerosi urbanisti (primo tra tutti Paolo Berdini) compresero che il masterplan si rivelava un’occasione per estinguere quel debito, magari arrivando a concedere delle cubature.
Una chiave di lettura che è stata smentita da chi invece è favorevole al cosiddetto masterplan, parola che non rappresenta uno strumento urbanistico ma semplicemente significa “progetto generale” .

Inoltre lì arriverà la Metro C, la cui ultimazione viene rimandata e riprogettata da tempo immemore e per questo il quartiere, secondo la logica dell’attuale amministrazione, potrà tranquillamente ospitare le circa 20 000 di persone in più che arriverebbero dopo il nuovo milione e mezzo di metricubi previsti: in pratica in tutto il Mondo si costruiscono prima le infrastrutture, come le metropolitane, a Roma invece si costruisce tutto insieme o, addirittura, si fanno prima le case.

LA BOMBA ATOMICA E IL MITO DI CASSANDRA
Negli scorsi mesi è stata approvata, in commissione urbanistica, la delibera preliminare a quella che viene indicata come la prima fase del masterplan e che contiene le prime variazioni del piano regolatore.
Infatti, come hanno fatto notare associazioni e urbanisti, il masterplan “invade” zone coperte da scuole, vincoli 220px-Leon_krierarcheologici e paesaggistici. Considerazioni scaturite osservando il progetto che fu presentato dall’archistar lussemburghese Lion Krier (in foto), e che si dovrebbe concretizzare tramite diversi interventi e strumenti urbanistici (come la variante per l’aumento di cubature denominata “decies” e il PRINT, cioè uno strumento che prevede la partecipazione di privati, funzionale al generico Programma di Riqualificazione Urbana di Torbellamonaca). Alcuni segnalano che, almeno nella prima stesura del progetto presentato alla stampa ci sarebbe un errore: il colore che contrassegna l’edilizia pubblica dove invece è privata. Un errore che riguarderebbe un paio di palazzine, ma a parte questo dettaglio i vari vincoli sono ben noti e menzionati anche nei documenti ufficiali.

La prima fase prevede l’abbattimento del comparto R8 e questa sarebbe la parte che incontrerebbe meno problemi nella realizzazione del masterplan che, affermano alcuni attivisti che forse vogliono emulare Cassandra, non arriverà mai a conclusione, se non nelle fasi in cui verranno approvati generosi “piaceri” ai costruttori. Come gli incrementi di cubature o le ipotetiche assegnazioni “straordinarie” di lavori.
Infatti la zona R8 non avrebbe nulla a che fare con terreni privati o vincoli insormontabili, mentre la seconda fase del masterplan ricadrebbe, solo per fare un esempio, nell’area dell’antichissima via Gabina che dalla Prenestina si estende verso la via Casilina.
Due anni fa si era parlato anche di capannoni provvisori in stile “profughi-terremoto” nei quali avrebbe alloggiato chi si fosse trovato con la casa demolita e con la nuova ancora in costruzione. Quando la voce cominciò a girare, subito serpeggiò la rabbia nella cittadinanza e poco tempo dopo arrivarono le prime notizie ufficiali: si costruiranno prima le nuove case e poi si demoliranno le vecchie, nessun capannone quindi, ma per adesso delle circa 20 000 persone totali che dovrebbero giungere, gli atti fanno riferimento solo a circa 5mila (logicamente abitazioni private che con i ricavi finanzieranno il masterplan, dato che Roma Capitale ha dichiarato e dichiarerà sempre che non ha un lira – chissà dove sono finiti i soldi?!) che si dovranno aggiungere alle 2500 che già abitano il comparto R8.
Intanto questi atti che variano il piano di zona 22 (quello di Tor Bella Monaca per l’appunto) e sono in corso di approvazione, prevedono solo 120mila metri quadri di nuove costruzioni di cui soltanto circa il 10 % andrà per i servizi (ossia scuole, ospedali, infrastrutture per necessità primarie come l’acqua e la luce o come i trasporti).

TorbellamonacaE sempre a proposito della manutenzione, delle demolizioni e dei maliziosi, una denuncia è stata fatta tempo addietro in un articolo del laboratorio di urbanistica Labur (che ha denunciato in procura Alemanno anche perché avrebbe allarmato la cittadinanza con le dichiarazioni sull’ipotetico crollo delle torri): L’obiettivo non è risanare il quartiere ma accontentare Eugenio Batelli dell’ACER ed eliminare la manutenzione delle 14 torri, visto che nel 2012 scade l’appalto della ‘Romeo Gestioni’. Un folle progetto condito da puro terrorismo psicologico” e poi si spiegava nell’articolo: le 14 torri, alte 10 piani, hanno ciascuna 90 appartamenti. Con l’operazione di Alemanno si spendono quasi 75 milioni a torre, per risanarle ne basterebbero sì e no 5 cadauna. Splendida poi la sciocchezza delle demolizioni. Una “demolizione programmata”, senza cariche esplosive ma solo con mezzi meccanici, pezzo per pezzo, per riciclare i materiali di risulta (ferro e cemento armato)! Follia pura che serve per far risparmiare i costi di trasporto in discarica e far scomparire ‘tritandolo’ quello che per legge europea andrebbe smaltito come ‘rifiuto speciale’.
Quali allora i veri obiettivi di Alemanno? Innanzitutto, togliersi di mezzo l’onerosa manutenzione delle torri che dal 2012 dovrà essere rimessa in discussione per la scadenza dell’appalto con la Romeo. Proprio Alemanno, ad inizio giugno, disse ai cittadini di Tor Bella Monaca: “Si sta valutando l’ipotesi di regalare gli appartamenti ai residenti, che dovrebbero però occuparsi della manutenzione”. In secondo luogo, accontentare Eugenio Batelli, presidente dell’Acer (l’Associazione Costruttori Edili di Roma e provincia), che ha detto esplicitamente ad Alemanno: “Bisogna prevedere un premio di cubatura del 60% nella riqualificazione delle periferie”. Come a Tor Bella Monaca (sono quei 450 mila mq in più)”.

Bisognerebbe poi approfondire un altro punto, quello relativo alle irregolarità che durante gli espropri hanno “generato” il debito ai Vaselli… L’urbanista Paolo Berdini, durante un incontro pubblico del 2010 presso la Biblioteca Borghesiana, alla domanda di chi scrive questo articolo che riguardava eventuali imprecisioni nella fase dell’esproprio dichiarava: “una delle armi che abbiamo in mano, ne sono convinto, è questa… Quando fu fatta Torbellamonaca c’è stata un’innovazione: la facoltà dell’esproprio fu data al privato, al consorzio Torbellamonaca che lo doveva perfezionare. Allora voi direte, giustamente: “mascalzone chi ha dato la delega e non ha controllato il delegato”, infatti la colpa è sempre del Comune – e di chi c’era allora al Comune che non era Alemanno ndr-. Ma il mancato perfezionamento è stato fatto, secondo me, dolosamente perché sapevano tutto, ma prima di sparare questa bomba atomica voglio avere la carte. Io sono andato in avvocatura”, aggiunge poi l’urbanista cercando di invogliare la cittadinanza a far luce sulla vicenda anche tramite qualche amministratore di buona volontà, “ma ormai lì c’è il turn over, sono andati via i consiglieri storici e la pratica non si trova più! Ci vorrà qualcuno che si adoperi per questo”.
(la dichiarazione qui riportata si trova nel primo minuto e venti del video disponibile su Youtube e correlato a questo articolo).

Ma un’altra chicca che merita di essere ricordata è uno degli esempi della partecipazione in stile Alemanno, che ha fatto aprire anche un ufficio apposito per le lamentele e le proposte della cittadinanza: il questionario realizzato da “Risorse per Roma Spa” (l’anno scorso era salita alla ribalta delle cronache per le chiamate ad assunzione diretta e una presunta violazione della legge Brunetta denunciata da Pedica dell’Idv, accuse smentite dalla Spa) con tre domande che definire ovvie è un eufemismo e che hanno raggiunto percentuali del “sì” bulgare, ovviamente. Sarebbe curioso sapere quanto sforzo è servito per elaborarle, eccole di seguito:
1)Conosce il Piano dell’ Amministrazione Comunale per la riqualificazione urbanistica del quartiere di Tor Bella Monaca? SI – NO
2)Condivide il progetto di sostituzione programmata delle torri con dei quartieri a misura d’ uomo, con case nuove di massimo quattro piani, dotati di più servizi, più infrastrutture, più verde pubblico e con la garanzia che alle persone prima di lasciare il proprio appartamento ne venga assegnato un altro sempre a Tor Bella Monaca?   SI – NO
3)Si ritiene d’ accordo con l’idea di trovare una soluzione abitativa, sempre nel quartiere di Tor Bella Monaca, anche per chi attualmente vive in appartamenti occupati abusivamente? SI – NO ”.

Chissà chi si rivelerà la Cassandra della situazione: chi afferma che è improponibile anche solo riuscire a pensare di sgomberare alcuni comparti con annessi occupanti irregolari (alcuni dei quali con necessità reali e problemi gravissimi, mentre altri invece hanno “argomentazioni” più convincenti e ci mettono poco a sgomberare una casa se connessa a interessi illeciti) e che del resto i costruttori devono pur finanziare la politica ed esigere qualche tornaconto, oppure chi come un certo Attilalemanno dice di voler fare tabula rasa buttando via l’acqua sporca con tutto il bambino perché, come si legge nei documenti ufficiali, “a 30 anni dalla costruzione il progressivo degrado delle strutture non rende conveniente procedere con la manutenzione e appare preferibile demolire e ricostruire”, e afferma: “tempo dieci anni e Tor Bella Monaca si sgretolerà”, proprio come il Colosseo che aspetta un benefattore-investitore per ristrutturarlo, magari con una gigantografia di un sandalo romano sulla facciata e un atelier di scarpe nei sotterranei.

L’incontro con l’urbanista Paolo Berdini nel 2010 alla biblioteca Borghesiana

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