“Basta con gli ostacoli. Le nuove norme per l’acquisizione del titolo di cassazionista sono l’ennesimo percorso ad ostacoli per le giovani generazioni di avvocati. Particolarmente danneggiati i giovani colleghi che si occupano di penale, perché in quel delicato campo il ricorso alla giurisdizione di legittimità è fondamentale per la tutela della libertà personale dei cittadini e per l’affermazione costante del diritto di difesa, costituzionalmente garantito.
Il Cnf e l’OUA si adoperino, come chiesto dalla mozione approvata a larga maggioranza dal recente Congresso Nazionale di Venezia, affinchè venga modificata la norma prevista nella riforma forense che obbliga l’avvocato che intende accedere al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori dopo otto anni di attività, a frequentare la Scuola superiore dell’avvocatura”.
Ester Perifano, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, raccoglie le numerose proteste che animano soprattutto la giovane Avvocatura in merito all’articolo 22 della Riforma forense, che disciplina l’Albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori.
“Occorre modificare quell’articolo e, conseguentemente, anche il Regolamento che ne discende e che è stato approvato dal CNF da qualche mese ( peraltro già oggetto di impugnazione innanzi al TAR) – continua Perifano – perché non serve a tutelare gli assistiti, ma piuttosto ottiene effetti fortemente restrittivi della concorrenza, introducendo un ostacolo ingiustificato per tutti gli iscritti agli Albi dal 2004 in avanti ( che sono , oggi, quasi la maggioranza degli Avvocati italiani), oltre a favorire un florido mercato della formazione.
Paradossalmente, un avvocato italiano può liberamente patrocinare un cliente dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea o addirittura di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma se in Italia non frequenterà – dopo 8 anni di attività – un corso presso la Scuola superiore dell’avvocatura, istituita e disciplinata dal Cnf, gli verrà negata la possibilità di accedere all’ultimo grado di giudizio previsto dal nostro ordinamento.
Alla scuola si potrà accedere addirittura tramite una preselezione, e al termine occorrerà sostenere un esame, di fronte ad una commissione designata dallo stesso Cnf. Un vero percorso di guerra per gli avvocati più giovani, che dovranno sobbarcarsi costi elevati, trasferte verso la sede della scuola che sarà a Roma, perdita di preziosi giorni lavorativi.
Si tratta di una misura fortemente restrittiva della libertà professionale, che però non serve a tutelare i clienti , appesantisce il sistema e crea ingiustificate rendite di posizione, a favore, ad esempio, di chi è già cassazionista ( che dallo sfoltimento dei ranghi non potrà che trarre giovamento) o di chi potrà frequentare la scuola senza grandi sacrifici , perché, ad esempio, risiede a Roma”.
“L’avvocatura nel Congresso di Venezia di ottobre scorso si è espressa chiaramente per il ripristino dellanormativa ante riforma, secondo la quale l’abilitazione nell’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori è possibile a tutti coloro che dimostrino l’esercizio continuato ed ininterrotto della professione forense per 12 anni. Cnf ed OUA si adoperino rapidamente, affinchè venga rispettata la volontà congressuale.
Chiara nel ritenere inaccettabile inutili sbarramenti per l’esercizio della professione” conclude Perifano.