C’era una volta il palinsesto, uno strumento fondamentale nella programmazione televisiva. In linea teorica il palinsesto esiste su vari livelli: quello pluriennale, dove si stabiliscono in maniera molto generale le linee guida editoriali (della serie, ecco perché vediamo il Papa su Raiuno e non su Raitre dove invece possiamo godere dei film coreani sottotitolati alle 2 di notte), quello annuale, dove invece si presenta tutto nel dettaglio, le ore di trasmissione, il budget, i generi e dove si decide il posizionamento delle reti in relazione alle linee editoriali.
C’è poi il livello settimanale dove si procede all’impaginazione e viene definito lo schema orario nei più precisi dettagli e quello quotidiano dove viene sempre più precisato e perfezionato il tutto e dove vengono fornite tutta una serie di informazioni accessorie o dove vengono comunicate tempestivamente le variazioni eccezionali. C’era una volta appunto perché adesso c’è un nuovo eccezionale strumento per la programmazione televisiva: l’incredibile modalità “a pene di segugio”. Sì, proprio così. Grazie alla modalità “a pene di segugio” potremo vedere una bellissima serie su Raitre sfracellarsi contro il muro dell’auditel e fare il 2%. Sto parlando di “The Newsroom”, una serie davvero ben scritta creata da Aaron Sorkin, geniale e fecondo sceneggiatore americano al quale dobbiamo bei film come Codice d’onore o The Social Network ma soprattutto esperto nel raccontare il dietro le quinte del mondo dello spettacolo (suoi sono infatti i pluri premiati “Sports night” e il meraviglioso “Studio 60”).
Siamo nel cuore pulsante di un network televisivo dove un dispotico Jeff Daniels nel ruolo del giornalista Will Mc Avoy soffre il calo di popolarità del suo notiziario ormai addomesticato e privo di mordente. Il ritorno di una vecchia fiamma, determinata a riaccendere la passione di Mc Avoy per il giornalismo (e non solo), ci porterà nel cuore pulsante di una redazione dove saranno le notizie vere ad essere protagoniste, notizie come l’incidente alla piattaforma petrolifera nel golfo del Messico per fare un esempio. Emozionante, ritmato, con dialoghi serrati… e allora perché ha fatto il 2%? L’ho detto che era Raitre? Un momento, da quando Raitre trasmette le serie tv in prima serata? Quella non è Raidue? E’ proprio Raitre, quella che manda in onda Ballarò, Correva l’anno, Agorà, Elisir, La grande storie, Sfide. E allora che c@@o c’azzecca una serie tv di quel tipo in prima serata nel giorno in cui su La7 danno “Servizio Pubblico” di Santoro?
Sarà stato un esperimento come quello dello scorso anno. Anche allora era una serie della HBO (canale americano via cavo che trasmette serie e film tv di grande qualità ma di sicuro sapete di cosa sto parlando), si chiamava “Boss” e narrava la vita dello spregiudicato sindaco di Chicago Tom Kane, tra corruzione, sesso, sindacati e minoranze etniche: fu una strage, anche in quel caso gli ascolti furono disastrosi e la serie sospesa per poi essere mandata nel periodo natalizio in seconda serata avanzata. Perché il metodo “a pene di segugio” ha anche questo strascico. La serie non solo è bella e si sfracella contro numeri miserabili ma viene sospesa nel limbo (e con essa anche quelle poche centinaia di migliaia di spettatori che comunque avevano cominciato a vederla) per poi essere rimandata in onda dopo mesi senza avvisi, senza promozione, magari di notte. Allora, dico, se l’anno scorso, t’è andata male perché riprovarci quest’anno? Avessi fatto una promozione a tappeto, stile “Circo Orfei” quando arriva in città, tappezzando ogni singolo programma di banner, crawl oppure parlandone nei programmi tv. Niente. Il nulla cosmico tranne, pochi minuti prima della messa in onda, una presentazione “sopra le righe” del direttore Andrea Vianello in un finto collegamento da una anonima redazione di Rainews 24 che ci annuncia con fare entusiasta che la serie è di “Aaron Sorkin”… e ci è mancato poco che non si udisse il commento di ritorno “Esticazzi?”, visto che se non spieghi chi è Sorkin la prima associazione di idee riguarda al massimo il passatempo preferito di molti italiani. Era addirittura previsto un doppio appuntamento: giovedì e venerdì, tanto è alta la fiducia nel metodo “a.p.d.s”. Risultato? Disastroso. E allora si corre subito ai ripari e si cambia il palinsesto quotidiano alla faccia di tutte le contro-programmazioni e analisi dei trend.
Ma la bellezza del metodo “a.p.d.s” è proprio questa, è applicabile all’infinito, senza remore, senza memoria: a distanza di una settimana, giovedì scorso (24 ottobre), altro giro, altra corsa, di nuovo in prima serata ma stavolta con il più pruriginoso “Scandal” di Shonda Rhimes (quella di Grey’s Anatomy) dove la protagonista è nientepopodimenoche…l’amante del Presidente. Indovinate un po’ come è andata a finire? Raitre ultima delle reti con il 2,83 in prima serata per poi inanellare uno stupefacente 2,07 con la seconda puntata di Newsroom (perseverare è un must del metodo a.p.d.s). Bisognerebbe chiarire meglio il concetto di “programma di nicchia” perché in questi casi la nicchia è cimiteriale e si è ridotta alle dimensioni di un’urna. E adesso tutti insieme ripetiamo ad alta voce per un ripasso generale: la rete generalista Rai deputata alle serie tv d’acquisto è Raidue. Una serie tv per avere successo deve essere abbondantemente annunciata. Ad una serie tv non puoi cambiare in corso d’opera il giorno di programmazione o l’orario di messa in onda. I social network possono essere d’aiuto a diffondere il “verbo” di una serie tv.
Questo non vuol dire che Raitre non possa e non debba trasmettere i telefilm (come li chiamavamo negli anni ’80) ma pregasi astenersi segugi e relativi organi sessuali.