“Io non sono contrario ai gay e quindi nemmeno all’omofobia!” Questa frase, che sembra una sciocchezza, in realtà del PD la fase sintetizza. E l’ha detta TOTTI IL CAPITANO che mai parla invano, infatti subito BERSANI l’ha propinata ai suoi iscritti inani. Così, il Partito che fu di TOGLIATTI, sembra proprio una gabbia di matti, i cui dieci punti del programma paiono scritti da un figlio di mamma, che gli elettori ormai lessi vuole sempre fare fessi.
Alte si levano alcune voci: i gay non sono froci! E il SEGRETARIO è in imbarazzo ma non farò la rima con C… bensì con pazzo! Perché parlare del riconoscimento della coppia omosessuale, come se all’etero fosse tale e quale, è sicuramente da apprezzare e chi lo dice da votare. Ma che si realizzi c’è speranza se BERSANI, non solo con VENDOLA vuol fare l’alleanza, ma anche con CASINI che, come sanno pure i bambini, è cattolico osservante e per questo intollerante? Lui, PIERFERDINANDO in ogni dove va pregando per quei peccatori turpi affinché il matrimonio non si usurpi e non ci sia alcun parapiglia sul concetto di famiglia. Se ne possono avere tante ma una cosa è l’importante, che i sessi sian diversi e non facciano i perversi. Lo ha detto pure il PAPA anche se ha altro per la capa. Vabbé, per BENEDETTO il concetto è più ristretto: la famiglia è solo una ed è cosa inopportuna cambiarla troppo spesso.
Ma CASINI mica è fesso, si sarà pure risposato ma sol perché il primo matrimonio era già stato annullato, con gran piacer del Vicariato. Ma se va avanti così, chi voterà il PIDI’ alle prossime elezioni con tutte queste indecisioni? Ci vuole un CANDIDATO forte, uno che sappia lottar fino alla morte, uno che sappia vincere tornate elettorali quasi fossero mondiali. E questi non può essere BERSANI, che al primo grido alzerebbe le mani. In queste condizioni, per vincere le elezioni, non basta un SEGRETARIO, ci vuole un CAPITANO straordinario. Perciò, se il PD vuole fare i botti, l’unica è che candidi premier… FRANCESCO TOTTI!
Il video accanto esprime il canto di DE ANDRE’ FABRIZIO che aveva un solo vizio: essere intollerante, come uomo e come cantante, a qualsiasi ipocrisia. E così sia!
N.B. La canzone dal titolo i MONTI DI MOLA, cantata nel dialetto della GALLURA, racconta la bellissima storia d’amore tra un pastore e una somara. E il prete del paese li sposerebbe pure se, alla fine, non si scoprisse che sono cugini diretti! Una sintesi perfetta della grande ironia e della straordinaria poesia di Fabrizio De Andrè.