Ci sarebbe il lassismo delle autorità belga nella gestione dell’immigrazione e di alcuni estremisti islamici dietro la radicalizzazione di alcuni personaggi che hanno preso parte agli attentati di Parigi dello scorso mese, rivendicati dallo Stato islamico. E’ quanto emerge da un reportage realizzato dall’emittente televisiva di informazione “Med 1”, che ha mandato in onda ieri era in anteprima un lungo reportage sulla situazione della sicurezza in Belgio, paese che vive in un clima di terrore per la possibile esecuzione di attentati terroristici, e sulla condizione degli immigrati di origine araba.
L’emittente televisiva ha infatti ricordato come le autorità di Bruxelles abbiano chiesto aiuto ai servizi segreti marocchini per combattere il terrorismo in patria, dopo il successo ottenuto dai 007 di Rabat in Francia che hanno individuato prima di tutti la cellula di Saint Denis. A sostenere le autorità belghe ci sono infatti anche i rappresentanti della comunità marocchina di Bruxelles che propongono la dimensione tollerante e dialogante dell’Islam di Rabat, voluta dal re Mohammed VI. Il paese nord africano persegue infatti una strategia che non si sofferma solo sull’aspetto investigativo e repressivo nei confronti del terrorismo ma che da’ importanza anche a quello religioso e sociale con interventi sulla formazione degli imam e sulle condizioni delle fasce più povere del paese. L’emittente “all-news” nord africana ha infine puntato il dito contro il lassismo delle autorità locali in particolare nella gestione dei dossier riguardanti alcuni casi come quello dell’estremista Bellirej.
Il Marocco, dopo gli attentati di Parigi, è diventato “riferimento a livello internazionale per la lotta al terrorismo al punto che la Francia e il Belgio hanno chiesto aiuto a Rabat in questo campo”. Secondo quanto si legge in un editoriale apparso sul sito web marocchino “Hespress” “a far diventare il paese come l’unico della regione vincente nella lotta al terrorismo e la sua politica articolata che conduce da più di dieci anni”. In particolare, secondo l’editoriale, “non solo il Marocco lavora con la sua polizia e la sua intelligence per combattere il terrorismo e i gruppi armati, ma a rendere incisivo il lavoro del governo è la strategia di combattere la povertà e il disagio sociale che sono alla base del reclutamento dei gruppi terroristici. Inoltre sembra funzionare il lavoro di educazione degli imam e di diffusione dell’Islam moderato per contrastare l’ideologia jihadista”.
Non è un caso che solo ieri i servizi segreti marocchini hanno fornito un contributo nelle indagini che hanno portato ieri le forze di sicurezza spagnole a sgominare una cellula dello Stato islamico. Secondo quanto riferisce il sito web di Rabat, “Hespress”, dopo l’intervento in Francia e in Belgio, con l’individuazione della cellula jihadista di Saint Denis, anche in Spagna i servizi segreti marocchini sembra siano stati determinanti contro la minaccia terroristica. La polizia spagnola ha arrestato due persone sospettate di appartenere a una cellula terrorista attiva nel reclutamento di combattenti per lo Stato Islamico. Gli arresti sono avvenuti a Mataro, nei pressi di Barcellona, dove gli agenti hanno fermato un uomo di 32 anni, e a Pajara, sull’isola di Fuerteventura, nelle Canarie, dove in manette è finita una giovane di 19 anni. Entrambi i sospettati sono originari del Marocco e secondo gli investigatori avevano contatti diretti con i leader dello Stato islamico in Siria.