Svelato l’arcano: l’azione di Governo è mossa dall’energia alternata di Nikola Tesla.
Un governo tecnico evidentemente può prescindere da una tecnica di governo cedendo, non senza improvvisazione, alla stessa tentazione cui cedette Nikola Tesla, il quale si spinse nel XIX secolo, non senza difficoltà, sulla nuova strada della sperimentazione della corrente alternata rinunciando a quella ben più collaudata della corrente continua.
In quegli anni l’idea si basò, però, su studi certi e precisi e su condizioni di fattibilità collaudate non senza fatica. Fu però per mano di George Westinghouse che quell’idea diventò progetto definitivo nel momento in cui costui, da direttore di centrali idroelettriche, decise di installare il primo generatore di corrente alternata proprio negli impianti delle Niagara falls.
L’impavido direttore non meriterebbe alcun paragone con la guida del nostro governo, ma invertendo lo scopo potremmo ben dire che il primo fu coerente nel correre un rischio e correrlo fino in fondo senza possibilità di ripensamenti, laddove il secondo si è più volte dimostrato coerente,quantomeno, nel sistematico cambio di rotta nella maggior parte dei provvedimenti di natura fiscale varati.
Si pensi al prelievo sulle imbarcazioni di lunghezza superiore ai dieci metri dove il primo provvedimento varato si basava sulla tassazione in capo all’effettivo utilizzatore del bene a prescindere dalla sua effettiva proprietà, sia essa con bandiera italiana o estera. Provvedimento poi modificato in seguito alla migrazione dei contratti di stazionamento a beneficio dei porti stranieri limitrofi ai confini italiani.
Ancora si pensi alla tassazione degli immobili aventi ad oggetto il culto, poi trasformatasi in tassazione di quella categoria residuale rappresentata da quelli dove si svolgono attività commerciali affini a quelle di culto (bouvette per i fedeli, negozi di souvenirs, ecc.).
Si guardi anche al prelievo sulle rendite finanziarie passate dal 12,50 al 20%, per tutti i titoli di investimento, poi limitata ai titoli diversi da quelli di Stato, per evidenti preoccupazioni nate in merito alla competitività di questi ultimi.
Stessa sorte è toccata alla normativa sui licenziamenti, con modifica dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la cui prima rivisitazione prevedeva una generalizzata assenza di discrezionalità da parte della magistratura, poi ridisegnata in modo da consentire un’analisi caso per caso ai giudici di merito.
Nonostante gli sforzi di Tesla abbiano decretato un’epocale svolta nel campo dell’energia, due secoli or sono, acquisita al patrimonio della rivoluzione industriale prima e di quella energetica poi, a quelli in nessun modo possono ricondursi nei tempi nostri quelli del Governo di tecnici in carica, visto che gli sforzi attuali sono impressi in direzioni a volte diametralmente opposte con evidenti conseguenti fenomeni di tensione sul mercato dei capitali, i quali proprio non riescono a rasserenarsi.
Stupiscono però le argomentazioni che il Governo adduce a giustificazione del periodo di incertezza in cui ci troviamo, spesso lontane dai concetti, si crede condivisibili, espressi poc’anzi.
L’invito non può essere che quello di una nuova semina che sia maggiormente coerente con il solco tracciato dall’aratro, nell’interesse del rispetto della verità innanzitutto oltre che dell’intelligenza di chi ascolta la quale potrebbe sentirsi, in un prossimo futuro, irrimediabilmente mortificata.