Il paradosso, nelle affermazioni del dottor Mario Nava sta nel fatto che egli continua a (fingere?) di non capire il nocciolo della questione: nessuno mette in discussione il diritto delle compagnie di fissare liberamente i criteri per la determinazione delle tariffe, e nemmeno il diritto di agganciare questi criteri a fattori di differenziazione come le zone geografiche o altro. Il punto è che però – e proprio quelle sentenze lo dimostrano – questo diritto al libero arbitrio non può diventare… arbitrario.
Ciò significa che una volta scelto un parametro, a questo si deve restare coerenti. Si potrebbe dunque ritenere che in una grande città, dove la densità abitativa è superiore, vi sia un più alto rischio di incidenti. Si potrebbero altresì, e questo sarebbe giusto, citare a sostegno di questa tesi dei dati statistici. E allora potrebbe essere in teoria giusto che un’assicurazione auto a Milano costi di più che a Forlì. Ma se il parametro è la densità abitativa, allora Portici dovrebbe essere cara il doppio di Napoli. E a Napoli il premio dovrebbe essere di pochissimo superiore a quello di Milano, visto che la densità di Milano, dati Istat alla mano, è di 7mila abitanti per km quadrato contro gli 8mila di Napoli.
Obbligare le compagnie a rispettare la logicità e l’omogeneità dei criteri, una volta che esse li abbiano liberamente fissati, non contrasta in alcun modo con le norme comunitarie. Come quelle sentenze affermano. Nava richiama i paragrafi 21 e 22 delle sentenze. In quei paragrafi si dice semplicemente che le compagnie non possono essere obbligate dai legislatori nazionali o da altri organismi di controllo a fissare determinate tariffe. Dunque, il punto è: criteri oggettivi uguali e situazioni soggettive uguali devono portare a tariffe uguali. Proprio per non passare dalla “libertà di differenziare” (come giustamente cita Nava) alla discriminazione.
Un ragazzo neo patentato a Milano, con un’auto di cilindrata di 1200 cm3 dovrebbe pagare il 10 per cento in meno di un ragazzo neo patentato con la stessa auto a Napoli. Tuttavia, venendo ai casi concreti, immaginando che possa essere davvero difficile stabilire tariffe diverse città per città, un criterio oggettivo ragionevole potrebbe essere quello che divide il paese per regioni (posto che dal momento che le auto hanno le ruote e il motore, si può lecitamente presumere che si spostino quanto meno nella regione). Bene: in questo caso la Lombardia e la Campania hanno praticamente la stessa densità abitativa: 445 abitanti per km quadrato la Campania, 410 la Lombardia. E’ questo, a mio parere, che va chiesto a gran voce.
Vogliamo poi introdurre un ulteriore criterio correttivo rispetto a quello geografico? Per attenerci sempre a dati oggettivi, i soli che possono garantire equità sostanziale, si può allora accettare che le compagnie accanto al criterio dell’età, degli anni di patente, del tipo di auto e della densità abitativa della regione o della provincia di residenza, affianchino il dato statistico, sempre da loro elaborato (dunque nel rispetto della norma europea sulla libertà di determinazione) relativo alla cosiddetta sinistrosità del luogo. In questo caso, però, scopriremmo, guardando alle statistiche elaborate dagli stessi organismi di categoria delle assicurazioni, che la sinistrosità di Napoli, ad esempio, è uguale se non addirittura inferiore a quella, sempre per esempio, di Milano. Dunque, ancora una volta, a parità di condizioni quali l’età, gli anni di patente, la densità abitativa del luogo, la sinistrosità soggettiva, il tipo di auto, Napoli e Milano dovrebbero pagare premi sostanzialmente identici o di poco differenti. E’ questo quello che non accade e che non accadrà finché ci saranno dei deficienti (nel senso etimologico latino: coloro che deficitano di conoscenze) incaricati di far rispettare le regole. (robor)
Email del dottor Mario Nava in risposta alla richiesta di chiarimenti del rappresentante dell’assciazione Mo Basta, 22 marzo 2013