Per l’Associazione nazionale forense il taglio dei tribunali è stato fatto con il machete ma l’avvocatura dovrebbe riflettere sulle forme di protesta portate avanti fino ad oggi e risultate di fatto inconcludenti.
“Le dichiarazioni del Ministro nei confronti dell’avvocatura, ferme restando le critiche che abbiamo avanzato nei confronti di modalità di protesta obsolete e che si sono dimostrate prevedibilmente improduttive, sono alquanto ingenerose.
Nonostante le richieste dei mesi scorsi, nulla è trapelato di concreto da via Arenula e solo oggi, a decisioni del Cdm già prese, è stato possibile avere contezza di quello che è il piano per la nuova geografia giudiziaria del Paese, ovvero un’operazione fatta con il machete, senza alcuna considerazione per situazioni contingenti che incomprensibilmente non hanno ricevuto la necessaria attenzione.”
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, Ester Perifano.
 
“Come si fa ad esempio – si chiede Perifano –  a sopprimere sezioni  distaccate come quella di Ischia e di Capri che, d’inverno, possono anche essere irraggiungibili dalla terra ferma e viceversa? O a lasciare sguarniti da ogni presidio di legalita’ territori dove il sistema che si contrappone allo Stato e’oggi ancora molto forte?
Il Ministro ha molto da farsi perdonare e sarebbe opportuno un deciso cambio di registro: le misure introdotte nel dl sviluppo e che riguardano il processo civile, delle quali non ha ritenuto di mettere al corrente preventivamente gli avvocati, che quelle regole sono chiamati ad applicare assieme ai giudici, rappresentano una vera e propria aggressione allo stato di diritto e , soprattutto, ai diritti dei cittadini.
Dunque, anziche’ dispiacersi per critiche assolutamente legittime, apra un vero tavolo di confronto con le categorie interessate e soprattutto ascolti quello che hanno da dire gli avvocati che sono, come lei ben sa appartenendo alla categoria, l’ultimo baluardo contro gli abusi e le ingiustizie.
E’ certamente opportuna una riflessione degli avvocati sulle inconcludenti  forme di protesta adottate, ma anche il Ministro – conclude Perifano –  ha parecchio da imparare quanto a capacita’ di ascolto e di interlocuzione.”

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