La svalutazione è un processo monetario che si verifica quando una singola valuta perde “valore” nei confronti di valute straniere. In genere si fa riferimento ad un sistema di cambi fissi, mentre in regimi di cambi flessibili si parla di deprezzamento. In un mercato valutario gli operatori scambiano moneta sostanzialmente per due motivi: da un lato per l’acquisto beni in un determinato paese (ad esempio gli italiani comprano dollari per importare beni americani), dall’altro per mere operazioni speculative. La seconda ipotesi richiede un regime di cambi flessibili, per cui comprando un dollaro oggi è possibile rivenderlo domani ad un prezzo più alto, realizzando così un profitto. In regime di cambi fissi, invece, la stabilità del cambio è garantita dalla banca centrale, che tramite la gestione delle riserve valutarie mantiene l’equilibrio dei prezzi relativi. Quando si verifica uno squilibrio persistente nella bilancia dei pagamenti, ovvero quando la domanda riguarda solo una delle due monete scambiate, la banca centrale può entrare in carenza di riserve: non potendo più far fronte alle richieste di cambio, si rende dunque necessaria una svalutazione forzata della valuta nazionale.
Nei processi monetari internazionali l’indipendenza e la credibilità di una banca centrale giocano un ruolo determinante. Un governo, infatti, potrebbe avere interesse ad effettuare una svalutazione “competitiva”, in quanto una perdita di valore della moneta nazionale determina una riduzione dei prezzi relativi sui beni prodotti internamente. Una svalutazione dell’euro contro il dollaro, ad esempio, renderà i beni europei più “economici” per un acquirente americano, mentre i beni americani saranno più costosi in Europa. Per questo motivo gli USA chiedono con insistenza una “rivalutazione” della moneta cinese: in tal modo si potrebbe limitare l’invasione dei beni prodotti da quel paese. La banca centrale, in quanto autorità monetaria indipendente, impedisce dunque le pratiche di concorrenza sleale che potrebbero essere promosse dai governi.
I paesi dell’area Euro, dotandosi di una moneta comune e quindi di una banca centrale unica, hanno eliminato il problema delle svalutazioni competitive alla radice. Il processo è peraltro necessario se si vuole partecipare ad un area di libero scambio (cosiddetto “Mercato Unico”): in caso contrario sarebbe inevitabile l’esistenza di dazi doganali e di tasse sui flussi di capitali, in quanto le singole economie dovrebbero proteggersi dal verificarsi di pesanti squilibri in grado di provocare forti attacchi speculativi. Storicamente, infatti, è ormai assodato che un regime di cambi fissi non è sufficientemente credibile: nonostante la partecipazione al Sistema Monetario Europeo, l’Italia fu costretta a svalutare la lira nel 1992, creando notevoli tensioni all’interno dell’area. (luigi borrelli)