A partire dal 1° marzo 2014, gli istituti di credito con asset superiori ai 30 miliardi euro (oppure pari al 20% del Pil) dovranno sottostare alla vigilanza unica della Banca Centrale Europea, presso la quale è stato istituto un Consiglio dei Supervisori, uno per ogni Stato partecipante.
Le banche coinvolte sono al momento circa 150, mentre sugli istituti più piccoli la vigilanza rimane in carico alle competenti autorità nazionali, venendo così incontro alle esigenze della Germania, che non avrebbe accettato un controllo esterno sugli istituti di credito locali.
Si tratta di un primo passo verso una più profonda cooperazione bancaria e finanziaria, finalizzata a garantire un grado maggiore di stabilità all’interno dell’area. La supervisione unica, infatti, è propedeutica all’utilizzo del nuovo fondo salva-stati (ESM) per la ricapitalizzazione diretta degli istituti in difficoltà: l’obiettivo è di eliminare il collegamento tra bilanci bancari e bilanci statali, che troppo spesso ha determinato la trasformazione del debito privato in pubblico, attraverso costosi interventi governativi.
Il Regno Unito, insieme alla Svezia ed alla Repubblica Ceca, non ha aderito all’accordo in merito alla supervisione. La questione ha rappresentato certamente un ostacolo, riaprendo le divisioni tra paesi dell’area Euro e non, soprattutto in merito ai meccanismi di votazione all’interno dell’EBA, l’Autorità Bancaria Europea, che si occupa della regolamentazione del sistema. Il compromesso raggiunto prevede un nuovo meccanismo a doppia maggioranza, per cui ogni decisione dovrà essere maggioritaria contemporaneamente sia tra i 17 paesi dell’Eurozona che tra gli altri 10.
Il punto debole rimane la tempistica, per cui sono in molti a sostenere che l’entrata in vigore sarebbe avvenire già all’inizio del 2013, come peraltro stabilito dal Consiglio di fine giugno. Alla BCE è stata comunque data la possibilità di agire in tempi più stretti, nel caso in cui si verifichi la crisi di un istituto specifico, previa l’approvazione unanime dell’operazione da parte di tutti i paesi. Sul piano delle reazioni, tutte le rappresentanze si sono comunque dette soddisfatte per l’esito della vicenda, anche se bisognerà attendere i regolamenti per valutare l’effettiva capacità di azione della nuova struttura.
Il Consiglio ECOFIN ha poi approvato definitivamente l’erogazione di 44 miliardi di aiuti alla Grecia, di cui 34 arriveranno entro dicembre. Il governo di Atene, che attendeva lo sblocco dei fondi da circa 6 mesi, ha ottenuto il via libera in seguito al successo dell’operazione di buy-back, che permetterà di ridurre il rapporto debito/Pil al 126% entro il 2020.