Nella sentenza di oggi la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo afferma che l’Austria ha violato i diritti dei ricorrenti perché li ha discriminati sulla base dell’orientamento sessuale, visto che nello stesso paese per le coppie eterosessuali non sposate l’adozione dei figli del partner è possibile.
 Il caso riguarda due donne che vivono da anni una relazione stabile e il figlio di una di esse, avuto da un uomo con cui non era sposata. Nel 2005 le donne hanno concluso un accordo di adozione per creare un legame legale tra il minore e la compagna della madre. Il tribunale però si è rifiutato di riconoscere l’accordo in base all’articolo 182.2 del codice civile austriaco che stabilisce che la persona che adotta il minore rimpiazza il genitore naturale, interrompendo con esso il legame. Nel caso specifico l’adozione avrebbe creato un nuovo legame tagliando fuori la madre naturale del bambino.
I giudici di Strasburgo hanno affermato che il governo austriaco non è riuscito a dimostrare che la differenza di trattamento tra coppie gay ed eterosessuali è necessaria per proteggere la famiglia o gli interessi dei minori.
La Corte però allo stesso tempo ha sottolineato che gli Stati membri non sono tenuti a riconoscere il diritto all’adozione dei figli dei partner alle coppie non sposate.
Violati comunque in questo caso, gli articoli 14 e 8 della convenzione europea dei diritti dell’uomo che sanciscono  la non discriminazione e il diritto al rispetto della vita familiare che riguarda le donne che da anni vivono una relazione stabile e il figlio di una di esse.
AFFAIRE_X_ET_AUTRES_c_AUTRICHE.pdf

Di Golem

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