L’8 ottobre del 2001 l’aeroporto milanese di Linate fu teatro del più grave incidente aereo mai accaduto in Italia. Lo scontro tra un McDonnell Douglas MD-87 della compagnia aerea SAS e un Cessna Citation CJ2, dovuto alla fitta nebbia di quella mattina, provocò la morte di 118 persone.
Il Comitato “8 ottobre per non dimenticare”, nato nel novembre del 2001, raccoglie oggi tutti i familiari delle vittime di quella tragedia: e a dodici anni di distanza dalla strage, denuncia l’assenza dello Stato italiano e della maggior parte delle istituzioni.
Paolo Pettinaroli, presidente del Comitato, il giorno del dodicesimo anniversario – ricordato a Milano con una messa nella Basilica di Sant’Ambrogio – ha accusato senza mezzi termini: “A casa nostra, ci frequentano le ombre di coloro i quali ci ignorano, recitando in nostra presenza l’esatto contrario. Tanto menefreghismo non deve ripetersi mai più”. E ancora: “So che non dipende solo da noi il cambiare certi pessimi sistemi, ma non è da noi seguire il branco con le sue insopportabili tifoserie e neppure essere gregari di ingiustizie divenute normali”. Parole dure, che Pettinaroli conferma anche oggi: “I cittadini non ci hanno dimenticato, si ricordano sempre di noi e di quel che è accaduto dodici anni fa. Ad abbandonarci sono state, invece, le istituzioni. Il paradosso è che il nostro comitato è diventato un punto di riferimento per la sicurezza in tutto il mondo, e da ogni parte del globo ci chiamano per sentire, discutere e valutare le nostre esperienze: ma ciò non avviene in Italia, dove a livello istituzionale non esistiamo. Lo Stato ha sempre fatto finta di non riconoscerci. Diamo fastidio perché diciamo le cose come stanno, non guardiamo in faccia nessuno. A Roma ci mettono un braccio attorno alla spalla e si fingono nostri amici. Poi, appena ci giriamo, fanno finta di niente e tutto torna come prima. Questo ci fa molto male”.
Poche settimane fa, in occasione della commemorazione del drammatico evento andata in scena alla Scala di Milano, Pettinaroli ha ricordato che “la nostra Task Force Tecnica ci ha portato ad essere chiamati come interlocutori sull’argomento sicurezza a livello mondiale, e anche nel 2013 il Comitato ha ricevuto riconoscimenti e ottenuto collaborazioni importanti. Siamo stati invitati a partecipare alla 38° Assemblea Generale dell’ICAO (l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, la più importante autorità per la regolazione dell’aviazione civile mondiale, ndr) in presenza di 191 Stati, 300 delegazioni e 1450 delegati e osservatori”.
Chiamati dappertutto, quindi, tranne che in Italia. Come fa notare, sempre tramite il Comitato, il comandante Arturo Radini, a capo della task force, “dopo tanto studio, lavoro, proposte, presenze, ora ci stanno a sentire tutti, ci ascoltano con attenzione, richiedono la nostra presenza, il nostro pensiero, il nostro contributo. Tutti tranne che Roma”. Radini elenca i contatti: “Barcellona, Madrid, Nicosia, Berlino, Pechino, Washington, Istanbul, Singapore, Abu Dhabi, Lisbona, Dublino, NTSB (National Transportation Safety Board, agenzia investigativa del governo americano che indaga sugli incidenti aerei, ndr), FSF (Flight Safety Foundation, organizzazione internazionale impegnata a migliorare la sicurezza nell’aviazione), ACI Europe (Airports Council International, rappresenta oltre 450 aeroporti in tutta Europa, ndr), Eurocontrol (organizzazione civile e militare europea che si propone di sviluppare un sistema sicuro di controllo del traffico aereo, ndr)”.
L’attività del Comitato è sostenuta all’estero, ma non in Italia: Per utilizzare le parole di Radini, “all’estero, nelle stanze ‘pulite’ e nei salotti ‘buoni’ e disinteressati in cui si ‘fa’ la Sicurezza del Volo, apprezzamento, ascolto, attenzione, stima, richiesta di partecipazione, pareri, presenza”. In Italia, invece, “ostracismo, emarginazione, esclusione, falsi o ipocriti apprezzamenti, veti”.
“Da noi – precisa Pettinaroli – solo il Comune di Milano ci è stato vicino; a livello regionale, invece, le passate amministrazioni sono sempre state perlopiù assenti, promettendo fondi mai arrivati. Recentemente abbiamo incontrato Roberto Maroni, e almeno in lui abbiamo visto buona volontà, si è detto disponibile. Speriamo”.
Chi fa parte del Comitato, chi in qualsiasi modo è stato coinvolto direttamente o indirettamente nella strage di Linate, avrebbe tanti motivi per essere arrabbiato: l’aver perso persone care in una tragedia assurda, l’aver visto i responsabili condannati a pene miti o addirittura assolti, l’aver fatto i conti con istituzioni troppo spesso latitanti. Eppure si guarda avanti perché, per riprendere le parole di Pettinaroli, “il danno della tragedia è irreversibile, il dolore vive sempre. Però, per quanto sembri paradossale, quella pena ci conforta e ci incoraggia ad affrontare e a superare gli ostacoli che incontriamo”. Si guarda avanti nonostante le avversità.
Sul sito Internet comitato8ottobre.com si legge: “Dal 2002, l’8 ottobre è stato sempre soleggiato e caldo e mi sono chiesto, ogni volta, perché nel 2001 ci fosse stata tanta nebbia!”. L’importante, però è che ora la nebbia non avvolga la memoria. “Questo impegno – chiosa Pettinaroli – è il dono più bello che possiamo fare alla memoria dei nostri cari”.