Il femminicidio è quel tipo di omicidio commesso sulla donna in quanto tale, ma esattamente cosa vuol dire essere uccise perché si è donne?
Il 7 dicembre 2012 Lisa Pozzuoli viene uccisa a coltellate dall’ex convivente perché costui non si sentiva pronto ad essere padre della bambina, ormai nata;
L’ 8 dicembre 2012 Giovanna De Lucia viene uccisa a coltellate dall’ex marito perché l’aveva lasciato e non era disposta a tornare con lui;
Il 9 dicembre Luciana Morosi viene strangolata dal marito a seguito di una violenta lite a causa di soldi prelevati di nascosto dall’uomo.
A meno di due settimane dalla giornata contro il femminicidio sono stati commessi 3 delitti in 3 giorni, ciascuno con diversa motivazione: una donna uccisa per il suo desiderio di divenire madre, un’altra uccisa per gelosia, infine l’ultima a causa di una semplice lite.
Non è solo il maschilismo quindi ad uccidere le donne, vi è anche una forma di violenza vera è propria, probabilmente reazione che molti uomini conoscono. Allora, dove termina l’omicidio e dove inizia il femminicidio?
Omicidio della donna o della persona?
Purtroppo molti uomini conoscono solo la violenza come modalità di reazione, arrivando ad uccidere la donna perché non ha rispettato il suo ruolo. Molte culture hanno infatti assegnato ruoli ben precisi alla donna che se non vengono rispettati creano instabilità nell’uomo portandolo a reagire nell’unico modo che conosce.
Così avremo mariti che uccidono la moglie perché si è rifiutata di essere una donna di casa a proprio uso e consumo, padri che uccidono le figlie perché non hanno voluto sposare l’uomo da loro scelto, sorelle uccise da fratelli che non rispettano la loro decisione di appartenere ad una cultura differente.
Da quanto detto, affermare che il femminicidio è quel tipo di omicidio commesso sulla donna in quanto tale, come viene solitamente riportato, può essere fuorviante: forse questo poteva essere affermato un tempo in cui vi era ancora clemenza per chi uccideva una donna e quindi tale delitto poteva essere agevolato dalla minore pena, ma attualmente sembrerebbe che le donne vengono uccise proprio perché cercano di uscire dallo stereotipo di donna, il femminicidio allora sembra più che altro essere quel tipo di omicidio commesso sulla donna in quanto persona (probabilmente è un “personalitacidio”, l’omicidio di un soggetto con una propria personalità).
Allora perché vi è questa ambiguità nella definizione? Verosimilmente tale confusione si deve proprio alla nascita del termine.
Nascita del termine femminicidio
Femminicidio era un termine inglese che descriveva l’assassinio delle donne, senza specificarne un’intenzione maschilista. E’ stato riproposto concettualizzato in modo più specifico nel 1993 relativamente al caso della città di Ciudad Juàrez.
Ciudad Juàrez è un città del Messico (poco più grande di Milano) considerata la città più violenta al mondo, infatti si stima una media di 2000 omicidi l’anno solo in questa città. Dal 1993 al 2004 furono uccise mediamente ogni anno 25 donne tra i 16 e i 44 anni e si verificarono oltre 200 sparizioni annuali.
Questi delitti furono consumati con grave ferocia e disumanità, vi furono violenze carnali e mutilazioni e non si ebbe cura neanche per i cadaveri i quali venivano buttati nella spazzatura o in mezzo al deserto. Anche la polizia fece voto di omertà su questa strage, tanto che si ipotizzò un suo coinvolgimento (probabile data la corruzione della città). E coloro che cercavano di denunciare ciò che stava accadendo venivano uccisi anch’essi.
In una città in cui vengono uccise 2000 persone l’anno può sembrare un numero esiguo l’omicidio di 25 (e la scomparsa di 200) donne, ma quello che fece nascere il concetto di femminicidio fu il motivo per cui avvenivano questi massacri.
Ciudad Juàrez è una città operaia, le cui maquilas (fabbriche del luogo) dagli anni ’90 cominciarono a sostituire la manodopera maschile con quella femminile, in quanto le donne prendevano uno stipendio minore degli uomini. Fu così che gli uomini si vendicarono con gli omicidi delle donne.
La guerra iniziata contro le operaie venne infine generalizzata a tutte le donne e pian piano si trasformò in una manifestazione aperta di odio: Ciudad Juàrez è una città dove ci si prende la libertà di sfogare la propria rabbia con l’omicidio e quando si tratta di donne questa viene preceduta da disumana brutalità.
Insomma iniziò una vera e propria “caccia alle streghe” (prima forma di femminicidio di massa) che fa comprendere il motivo per cui inizialmente “femminicidio” descrivesse l’uccisione della donna in quanto tale. Ma quanto accaduto a Juàrez non descrive correttamente il femminicidio come oggi lo intendiamo, infatti gli atti di femminicidio, come anche le stesse statistiche del Messico confermano (85%), vengono commessi soprattutto tra le mura domestiche, ecco perché ormai possiamo considerare il femminicidio come l’omicidio della donna in quanto persona!
Perché l’uomo uccide la donna?
Perché l’uomo arriva ad uccidere la donna? Non si può rispondere a questa domanda con leggerezza. Possiamo sostenere che la maggior parte delle volte dipenda dalla cultura (in alcuni Paesi viene insegnato all’uomo che può e deve farlo); molte volte la violenza è l’unica forma di azione che conosca, altre volte è la sua maschera all’insicurezza, spesso è accecato dalla gelosia, altre volte ancora si è semplicemente innescato un circolo vizioso con esito fatale e qualche volta è semplice egoismo.
Questi motivi vanno affrontati uno ad uno. Per quanto riguarda la questione culturale possiamo pensare solo al nostro Paese, e di questo abbiamo già parlato negli scorsi articoli; per quanto riguarda le questioni caratteriali, quali l’insicurezza e l’egoismo possiamo solo impegnarci a educare gli adulti di domani in modo che siano più saldi e altruisti; ma per quanto riguarda la gestione delle gelosie e l’interruzione di circoli viziosi possiamo fare alcune considerazioni sperando che aiutino a contenere il fenomeno.
Per quanto riguarda la gelosia
Spessissimo si parla del femminicidio come di un omicidio commesso dall’uomo sulla donna da cui è ossessionato. Ciò accade ed è un dato di fatto, ma siamo sicuri che si tratti sempre di femminicidio?
In questo caso non viene commesso omicidio della donna in quanto tale, né viene commesso in quanto persona, ma viene messo in atto in quanto conclusione dell’amore malato di un individuo. Esso infatti viene attuato anche da uomini verso altri uomini, nonché da donne sia verso uomini sia verso altre donne. In particolare le donne uccidono soprattutto per gelosia, mentre la gelosia non è tra le prime cause per cui uccide un uomo.
Sarebbe forse il caso di trovare un altro termine, chissà se può andare bene la nomenclatura già esistente di “omicidio passionale”, ma poco importa, le parole sono quelle che decidiamo debbano essere. Interessante sarebbe invece riflettere sulla pericolosità del sentimento di gelosia, possessione e di abbandono che induce le persone ad uccidere, sentimento che va oltre il femminicidio. Importante sarebbe fare uno studio su questo tipo di ossessioni che spesso portano allo stalking e ad altre forme di persecuzione prima di portare all’omicidio.
Essendo la gelosia, la possessività e l’abbandono motivazioni scatenanti di azioni estreme, le istituzioni dovrebbero prendere atto di questo dato e considerare con più serietà coloro che denunciano stalking ossessivo da parte di un ex partner.
Per quanto riguarda i circoli viziosi
Spesso le donne lasciano che si chiuda intorno a loro un recinto, accettando di perdere gli amici, gli interessi, la famiglia e le aspirazioni. I motivi per cui fanno questo sono anch’essi da ricercarsi in diversi fattori, spesso lo fanno per cultura, altre volte per iniziale comodità, altre volte ancora per insicurezza, e qualche volta per una forma di amore ossessivo e totalizzante.
Senza che si faccia il processo alle intenzioni, quello che conta a questo punto è l’effetto: la donna si ritrova in gabbia e spesso non sa come uscirne.
Sarebbe doveroso quindi creare informazione in modo che sappia di non essere da sola e che venga a conoscenza dell’esistenza di leggi che la tutelano non solo nella sua persona, ma anche nella sua economia: molte donne arrivate ad un punto critico con un marito violento si rifiutano di lasciarlo perché non sanno che possono ottenere sia l’allontanamento di quest’ultimo che, contemporaneamente, il mantenimento da parte sua. In questi casi la colpa del femminicidio ce l’ha l’informazione pilotata e carente. Un’informazione corretta in questo senso, piuttosto che sensazionalista e irosa, sarebbe invece molto più utile.
Sottocategorie di femminicidio
Infine vi sono alcuni tipi di omicidio volontario non diretto che sono considerati sottocategorie del femminicidio.
Un primo tipo di femminicidio indiretto avviene nei paesi islamici, esso consiste nella mancanza di cure mediche, in questi popoli infatti le cure mediche sono un lusso prettamente maschile.
Anche l’aborto selettivo in Cina può essere considerato un sottotipo di femminicidio.
Un’altra sottocategoria considerata comunemente femminicidio, è la situazione in cui il partner passa coscientemente l’AIDS alla propria donna nascondendole di essere infetto. Sicuramente questa può trovare come motivazione l’egoismo maschile, ma ovviamente anche l’uomo contagiato inconsapevolmente da una donna può lamentare una sorta di “maschicidio” (egoismo umano). A questo proposito è da notare che solitamente si considera femminicidio anche la prostituta contagiata dal cliente, proprio per questo motivo si dovrebbe considerare “maschicidio” il cliente contagiato dalla prostituta.
Secondo alcuni anche il suicidio di donne maltrattate dagli uomini può considerarsi femminicidio in quanto esse sono state prima di tutto uccise dentro, ma questo tipo di “femminicidio” andrebbe contestualizzato caso per caso, per comprendere se la donna ha contribuito al suo femminicidio, o se realmente non poteva ribellarsi in altro modo.
Cosa non deve essere il femminicidio
Il femminicidio non deve diventare nuova causa di separazione dei sessi.
Cercare motivi per cui l’uomo possa divenire malvagio semplicemente per il gusto di opprimerlo, rischia di diventare simile al femminicidio, e rischia di portarci ad una guerra aperta. Non a caso gli omicidi della donna sono aumentati negli ultimi anni e, come abbiamo potuto notare, ancor di più negli ultimi giorni, proprio subito dopo le giornate dedicate al femminicidio.
Bisognerebbe invece ragionare per trovare reali soluzioni, molti tipi di omicidio non riguardano solo la donna, concentrarsi a risolverli in modo generico (piuttosto che di genere) potrebbe essere più utile: eviterà ulteriore divario!
Altri motivi sono invece da ascriversi esclusivamente alle donne e così come è giusto pretendere che gli uomini cambino rotta, allo stesso modo non possiamo pretendere che solo loro lo facciano, ma dobbiamo cambiare anche noi. Anzi, toccandoci particolarmente il problema, ci conviene fare questo passo per prime: diventando più indipendenti (non a momenti alterni), rispettandoci come persone, non come seduttrici e insegnando nuovi valori ai nostri figli, piuttosto che differenziare la loro educazione giocando con gli stereotipi sociali che rischiano solo di creare future lusingatrici dipendenti e futuri padroni violenti.
Bisogna educare gli uomini di domani a rispettare la donna come una sua pari e bisogna educare le donne di domani così che siano indipendenti, e abbiano come armi la forza psicologica e la sicurezza.