Il Cardinale Joseph Ratzinger con Giulio Andreotti nel 1998

Cincinnato è il termine più adatto, a mio parere, per definire Papa Benedetto XVI che si è ritirato.

(In realtà meglio sarebbe dire: “ha dichiarato che lascerà il Pontificato a far tempo dalle ore 20 del 28 febbraio 2013”; ma essendo, ovviamente, irretrattabile una tale dichiarazione, e ormai imminente il tempo della sua realizzazione, è come se si fosse già ritirato.)
Le “dimissioni” sono un concetto più conforme a funzioni istituzionali o dirigenziali di carattere burocratico e laico.

Il termine “abdicare” si adatta più aderentemente a riferimenti che hanno a che fare con la Monarchia e le sue diramazioni di nobiltà territoriale (duchi, baroni, conti ecc.); perché, in genere si abdica A FAVORE di qualcuno. In realtà questo tipo di assetto territoriale, di derivazione prevalentemente medioevale, ma anche di ispirazione orientale, ha, paradossalmente una qualificazione PRIVATISTICA. La classe contro la quale fu sollevata la Rivoluzione Francese, considerava lo Stato e le sue articolazioni “di proprietà” dei nobili e del clero collegato. Quella visione della Res Publica, almeno in Occidente, è definitivamente tramontata da almeno due secoli. La Monarchia Inglese (e qualche altra simile situazione) è, solo apparentemente, una eccezione alla regola, perché la sua permanenza corrisponde ad una visione non contestata dell’interesse dello Stato Democratico, da parte di quei sudditi, ma non comporta garanzia alcuna di permanenza assoluta di quell’assetto istituzionale.

Partendo da queste premesse, lo stesso Impero Romano, in base ai suoi principi ispiratori (più volte ricalcati nei secoli; esempio classico quello di Napoleone Bonaparte), fu un antesignano dei tempi moderni. Si evidenzia, inoltre una continuità ideale con esso, della Chiesa Cattolica, per come si è evoluta, nel tempo, fino ai nostri giorni.
L’ Imperatore era in linea generale (le eccezioni confermano la regola), l’espressione massima della conduzione dello Stato, ma non il Padrone dello Stato.

Nel travaglio della vita pubblica, nel “divenire”, come direbbero, con articolate e complesse argomentazioni molti filosofi, le cose sono sempre andate, notoriamente, in modo tutt’altro che sereno e tranquillo.
Ci sono stati Imperatori assassinati, così come ci sono stati Papi “mortizzati”.

Papa Ratzinger è stato uno dei pochi (secondo le diverse interpretazioni; comunque non si superano le dita di una sola mano) Papi che si è ritirato; l’unico predecessore, o quello ritenuto più indicativo è Celestino V, oltre 700 anni orsono.
Situazioni del genere, altrettanto assolutamente minimali, possiamo riscontrare nell’Impero Romano.
Il più famoso esempio è quello di Diocleziano nel 305 d. C.
Bene, per quanto riguarda i successori, tali situazioni non hanno, né possono avere nulla a che vedere con quello che accade, per l’avvicendamento, nelle famiglie reali.
Qui è tutta la differenza con altre situazioni autarchiche o oligarchiche e il parallelismo, invece, tra Impero e Papato.

Ultima annotazione (che lascia la bocca amara), è che i precedenti non lasciano presagire nulla di buono.
Dopo Diocleziano, l’Impero Romano fu scosso da guerre e disordini per circa 20 anni, fino a Costantino I; dopo Celestino V, subentrò la controversa figura di Bonifacio VIII che lo fece imprigionare, e la Chiesa fu travagliata da pesanti ingerenze di Filippo il Bello, Re di Francia, lotte e rivalità, culminate nel famoso episodio dello “schiaffo di Anagni”.

Non possiamo che sperare che questa volta non vada così, anche se sono inquietanti segnali le parole stesse del Papa “uscente”: la Chiesa è dilaniata da divisioni interne.
Divisioni delle quali, possiamo dire, non avevamo forse che vaghi sentori e sono invece, evidentemente, molto più gravi di quanto non appaia per il modo e il contesto con cui sono state denunciate [pensiamo al celibato dei preti, alla collocazione dei divorziati nella comunità ecclesiastica, alla condizione degli omosessuali, alla fecondazione assistita, all’aborto, ai metodi anticoncezionali, all’eutanasia in determinati casi, agli esperimenti scientifici osteggiati per motivi non coerenti con gli orientamenti della comunità scientifica internazionale, al modo di intendere la carità e il ruolo dei missionari nei Paesi del Terzo Mondo, ed infine (ma non da ultimo in senso concettuale) ai rapporti della Santa Sede con gli Stati e, in particolare con lo Stato Italiano, la ricchezza materiale stessa della Chiesa, e tante altre cose, come la reazione nei confronti della pedofilia dei clerici, e così via].
Speriamo che, oggi come oggi, vada tutto bene, per la Chiesa Cattolica, in primis, che è un autorevole approccio all’idea di Dio e come tale, senza nessuna imposizione, deve affermarsi in futuro, rispondendo così a quelli che sono, a mio avviso, ed in perfetta buona fede, gli auspici di tutti gli uomini di buona volontà.

A proposito di Lucio Quinzio Cincinnato, tuttavia, bisogna ricordare che una volta tornato ad arare il suo campicello, in realtà non scomparve del tutto dalla scena pubblica tanto che, 17 anni dopo il suo ritiro, nel 439 a.C., venne nominato una seconda volta dittatore.

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