A questo mondo se non hai il fattore X non sei nessuno. Non so se sia vero, ma se ci fanno pure le primarie del Pd negli studi di X Factor un motivo ci deve essere (ditemi che c’è, vi prego). Ma non parliamo di politica: alla sesta edizione di X-Factor, Sky dimostra di saper produrre uno show tradizionale ma con un uso dei mezzi di comunicazione “social” quantomeno contemporaneo.
Liberi dalla necessità di dover spiegare a quella rompipalle della casalinga di Voghera (che, per inciso, oramai, è una Milf scatenata) cosa è Facebook e Twitter senza dover necessariamente chiamare un prete esorcista o usare i toni esoterici di Bruno Vespa quando parla di internet (fateci caso, scandisce piano le parole come se gli potessero esplodere tra le mani) X-Factor viene messo in scena come “talent-show” nazional popolare rivolto non solo ai giovani e riesce nel miracolo di essere godibile.
In questi anni il numero dei partecipanti è incredibilmente aumentato e alle audizioni oramai si presentano più candidati che ad un concorso per la pubblica amministrazione. Il livello è sempre più alto, sintomo che si è sdoganato il concetto delle prime edizioni “tanto è un programma tv cercheranno solo i casi umani”. Quelli ci sono e sono il succo, sadico, della prima fase del programma dove improbabili ugole si immolano al sacrificio dei 4 giudici che da 60 mila partecipanti e passa arrivano a scegliere 48, poi 24 e poi 12 concorrenti. E’ un gioco al massacro che ogni anno regala casi da manuale come Avetik, un cameriere armeno (sì, in questa edizione, sotto il segno della multiculturalità son venuti anche da molto lontano per inseguire il sogno di diventare una pop star) con la voce da controtenore (un falsetto estremo) che ha schiere di fan sul web per il suo fare un po’ naif e la voce da cugino armeno di campagna.
Ma passiamo alla sostanza, ovvero Luca Tommasini: costerà la metà del budget ma fa contemporaneamente e bene il direttore artistico, l’autore e il coreografo. Sue sono le idee alla base delle “performance” che accompagnano le esibizioni e sono sempre di grandissimo impatto visivo. Sarà per la nitidezza dell’alta definizione ma dal punto di vista tecnico le due edizioni di X-Factor sulla pay tv sono lontane anni luce da quelle targate Rai ma si percepisce anche l’assenza di lacci e catene tipiche della paludosa tv pubblica.
Molto divertente la caratterizzazione dei giurati Elio e Morgan che si “iconizzano” di puntata in puntata (Morgan/cantante dei Kiss o Elio/mandarino sono spettacolari) quasi a volerci ricordare che lo spettacolo è finzione, è maschera, è presa per il culo. Penso che lo facciano perché sono i due giudici più competenti in campo musicale e per alleggerire il divario con le competenze tecniche di Simona Ventura e Arisa che invece si muovono su altre corde.
La Ventura gioca il ruolo di esperta dello “specifico televisivo” si muove da talent scout e ci crede anche molto mentre Arisa gioca la carta dell’ero una di voi, vengo dalla Lucania, della serie, se ce l’ho fatta io (anche senza un talent show aggiungerei) allora con talento e determinazione ce la puoi fare anche tu.
Anche il conduttore Alessandro Cattelan svolge il suo compito con sobrietà, in modo asciutto, senza fare il “ggiovane” a tutti i costi (ogni riferimento allo stile invasato-Facchinetti è totalmente voluto). Insomma X-Factor è un bel programma e le canzoni che si ascoltano sono spesso belle, gli ospiti internazionali di livello ed è per questo che proprio non capisco perché nella sesta puntata (quella di giovedì 22 novembre) hanno mandato letteralmente tutto a puttane.
La puntata canonica di X-Factor finisce con l’eliminazione di uno dei concorrenti. Subito dopo comincia “Extra Factor” (praticamente il dopofestival senza però la noia di quelli che si facevano a Sanremo). Sarà stata la stanchezza ma è accaduto di tutto: sembrava una puntata di “Uomini e donne”, mancavano solo i calci e gli sputi. La fredda cronaca: Arisa resta senza concorrenti (i “Frere Chaos”, soprannominati in rete i “fratelli incesto” per la complicità e gli sguardi che avevano durante le esibizioni) e, avvelenata come se gli avessero tolto le vittorie a Sanremo, i contratti discografici dei prossimi 3 anni e consegnato una cartella esattoriale da 100 mila euro da saldare entro 24 ore, inveisce con astio commettendo il più grave errore dopo il peccato originale: insinua il dubbio che “ci sia qualcosa di poco chiaro”. I “Frere” eliminati fanno di più e, perso l’aplomb da elfi un po’ stralunati, sputano fiele e spalano merda sostenendo di avere addirittura le prove del misfatto, di averle viste su carta, le indicazioni, di aver visto il destino già scritto su alcuni appunti di una “vocal coach”.
Allora, chiariamoci, in Italia possiamo tollerare tutto: un presidente del consiglio che fa il Bunga Bunga e trasforma la carriera di una procace igienista dentale in una consigliera regionale per premiare la sua capacità di interpretare alla perfezione il personaggio di una suora intenta a pregare devotamente nella cappella, tesorieri di partito che si mangiano questo mondo e anche una serie di universi paralleli ma e sottolineo ma… non si può mai mettere in dubbio l’ultima forma di democrazia della società moderna, l’estremo baluardo della volontà popolare: IL TELEVOTO!
E’ come la bestemmia di Leopoldo Mastelloni in diretta tv (1984: trasmissione Blitz) potrebbe costare caro alla povera Arisa, rea di aver scatenato l’inferno sull’onda dell’emotività.
Trasmissione interrotta, pubblicità mandata dal conduttore/autore Max Novaresi per raffreddare gli animi ed evitare che il petardo si trasformasse in una bomba carta (igienica visto la merda che stava volando nello studio del teatro della luna a Milano). Comunque a parte la parentesi rissosa di ieri il programma continua ad essere una delle poche cose godibili nella stagione televisiva di quest’anno per confezione, stile, ritmo, grafiche e regia. Sono avvertiti quelli che stanno preparando “The voice” sulla Rai: difficile realizzare un prodotto allo stesso livello, ma non per incapacità: è proprio la statistica che rema contro. E con questo Andalù vi saluta e si porta via X Factor sesta edizione.