Mentre in America Cia e Fbi sono costretti a rendere pubbliche le loro spese, da noi non c’è verso di far controllare da un organo esterno e terzo i soldi spesi dai nostri politici. Dopo la Camera anche il Senato approva le modifiche al regolamento interno in materia di finanziamento ai gruppi e l’unica novità che si riesce a spuntare è la pubblicazione on line dei bilanci.
Niente da fare, il controllo da parte della Corte dei conti proprio non s’ha da fare.
Il Senato ha votato il documento che reca modifiche al regolamento interno in materia di finanziamento ai gruppi parlamentari, ma l’unica vera novità è la pubblicazione on line dei loro bilanci.
Una novità sconvolgente per i nostri gruppi, che dovranno sottostare ad un principio di democrazia tanto elementare, quanto ignorato da sempre nel nostro Paese.
Certo se si pensa che il bilancio dell’FBI negli Stati Uniti è pubblico (sottolineo pubblico, disponibile a tutti e stiamo parlando dell’FBI, non di McDonald), che il bilancio della CIA può essere a disposizione di cinquanta cittadini (dicesi 50, nel senso che nel panorama di milioni di statunitensi, se soltanto cinquanta persone si mettono d’accordo e chiedono di vedere i conti dei servizi segreti, possono farlo), noi siamo lontani anni luce dalla trasparenza della democrazia americana.
Vero è che, come avranno pensato tutti gli italiani scanzonati e abituati alle favole raccontate dai nostri rappresentanti politici, istituzionali e affini, su quei bilanci FBI e CIA potranno rendere disponibile quello che vogliono, far credere quello che vogliono (soprattutto se distratti da mail di amanti e similari, ebbene sì anche loro hanno a che fare con donne pericolose).
Resta il fatto che se 50 cittadini vogliono vedere quei conti, i poliziotti segreti devono almeno impegnarsi a scrivere giù qualcosa di credibile. Quello che conta è il segnale di trasparenza lanciato; non arriviamo a pretendere che in Italia siano disponibili i bilanci di Aisi e Aise (ex Sisde e Sismi), non si può chiedere tanto, ma almeno i bilanci dei gruppi parlamentari e dei partiti,
Questo sì perchè, come ha ripetuto ancora mercoledì in Aula il senatore Piero Ichino, i rappresentanti delle istituzioni non dovrebbero sottostare a nessun principio di privacy, chi si mette a servizio della cittadinanza non può nascondersi dietro la privacy.
Purtroppo le modifiche di Palazzo Madama si sono fermate alla pubblicazione dei bilanci on line ma niente da fare in tema di controlli esterni.
Approvata con 250 voti favorevoli, le modifiche al Regolamento del Senato prevedono:
che l’Assemblea di ciascun gruppo approvi il proprio regolamento il quale, oltre ad essere trasmesso alla Presidenza, venga pubblicato sul sito internet del Senato;
il regolamento deve prevedere l’organizzazione interna del gruppo, gli organi responsabili della gestione amministrativa e contabile e le procedure di approvazione del rendiconto;
approvazione annuale del rendiconto da parte dell’assemblea di ciascun gruppo oltre a quella generale di fine legislatura.
Prevista la restituzione delle risorse non spese dai Gruppi al bilancio del Senato.
Quest’ultimo passaggio viene segnalato come svolta epocale… ma, ci si chiede: quanti saranno i gruppi che restituiranno le somme non spese? Quanti i soldi che verranno riconsegnati?
Non succederà che la sera prima della fine della legislatura o dell’anno, tutti a cena da Rubbagalline a Fiumicino facendosi rilasciare regolare fattura?
A pensare male si fa peccato, ma…
Ma continuiamo con le novità.
In caso di scioglimento anticipato di un gruppo, le somme verranno restituite al Senato;
i rendiconti verranno sottoposti ad una società di revisione che sarà scelta dal Consiglio di Presidenza attraverso una gara di imminente indizione, al fine di rendere operativa tale modifica regolamentare fin dall’avvio della prossima legislatura. La società di revisione sarà tenuta a verificare periodicamente la corretta tenuta della contabilità.
Ora questo è il punto dolente del documento, perché alcuni emendamenti chiedevano il controllo della Corte dei Conti, ma ancora una volta è rispuntato il principio dell’autodichia.
Gli emendamenti presentati in questo senso sono stati infatti dichiarati inammissibili perchè in contrasto con i principi stabiliti dalla giurisprudenza costituzionale in materia di autonomia contabile delle Assemblee parlamentari. Un principio che già avevamo avuto modo di spiegare che è solo una foglia di fico, smontato persino dall’ex presidente Giuliano Amato (vedi articolo di Goleminformazione del 5 ottobre 2012 sul principio dell’Autodichia).
Ma ancora, il nuovo regolamento di Palazzo Madama prevede che spetterà al Collegio dei Questori stabilire in una fase successiva la conformità della rendicontazione approvata dall’assemblea di ciascun Gruppo parlamentare e trasmessa insieme alla relazione della società di revisione al Presidente del Senato.
Il controllo di conformità del rendiconto è volto a verificare se le risorse impegnate rispondono alle prescrizione introdotte con le modifiche del Regolamento del Senato. Tale controllo sarà fondamentale perchè da questo dipenderà l’erogazione dei contributi per l’anno successivo.
Le ultime modifiche stabiliscono i criteri per l’erogazione dei fondi come la consistenza numerica, che dovrebbe evitare la frammentazione dei Gruppi parlamentari.
Il problema centrale, ribadiamo ancora una volta è sempre quello: che tutto viene lasciato in mano a pochi senatori: il Consiglio di presidenza è rappresentato, oltre che dal Presidente del Senato che lo presiede, da quattro vicepresidenti, da tre senatori questori dai senatori segretari, in modo che tutti i gruppi parlamentari siano rappresentati, il collegio dei questori è costituito da due, massimo tre senatori. Troppe poche persone che controllano troppi soldi… Sappiamo come è andata a finire in regione Lazio…