WhatsApp, Facebook Messenger, Viber, Kik Messenger, Skype: il mondo delle chat e dei servizi di messaggistica istantanea gratuiti sta crescendo in maniera esponenziale. Chiunque possegga uno smartphone, al giorno d’oggi, ricorre a queste applicazioni per comunicare rapidamente e senza spendere un centesimo.
Al 31 dicembre 2012, i messaggi scambiati tramite WhatsApp erano 345 miliardi: altri 18 miliardi se ne sono aggiunti solo la notte di Capodanno 2013. WhatsApp è l’applicazione più scaricata in oltre 130 Paesi, e conta su oltre 300 milioni di utenti in tutto il mondo: una cifra che cresce di ora in ora. E’ questa la fine dell’epoca degli sms?
Secondo Sergio Maria Fasano, responsabile Mobile Broadband (Marketing Consumer) di Telecom, “sicuramente il servizio sms ha raggiunto la sua fase di maturità, anche se resta comunque ancora largamente utilizzato; i volumi di traffico sms scambiati su rete TIM continuano ad aumentare. Più che la totale sostituzione degli sms, nel prossimo futuro assisteremo all’affiancamento di molteplici forme di comunicazione, tradizionali ed innovative, in base alle esigenze dei clienti”.
Per il direttore Marketing Mobile Consumer di Wind, Mauro Accroglianò “le applicazioni stanno cambiando il mercato, e il mondo degli smartphone sta mutando le regole del gioco. Noi, da parte nostra, dobbiamo provare a cavalcare la novità modificando le strategie per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori. Oggi i ricavi degli operatori sono in diminuzione per la parte Voce, ma gli sms sono ancora in crescita. Per noi i ricavi dagli Short Message nel 2012 erano in crescita, e per il 2013 prevediamo una fase di assestamento”. L’epoca degli sms, insomma, “non è finita ma si sta evolvendo: un tempo c’era una domanda forte di sms, adesso di Internet. Attenzione, comunque, perché i consumatori sono molto volubili. Basti pensare a cosa è successo con WhatsApp: finché era gratuito, andava tutto bene. Ora che bisogna pagare una cifra insignificante, 89 centesimi, ci si lamenta”.
Fasano (Telecom) sottolinea che “stiamo assistendo all’imporsi di soluzioni di comunicazione alternative all’sms veicolate da player OverTheTop soprattutto nel mercato mobile europeo e mondiale. Questi nuovi concorrenti (WhatsApp, Facebook Messenger, Skype eccetera) tendono a proporre app verticali che si sostituiscono al tradizionale traffico sms sfruttando la rete dati mobile. Diversa è, invece, la situazione che stiamo vivendo nel mercato italiano: qui gli sms sono sempre stati uno strumento molto apprezzato e utilizzato e, anche oggi, i volumi di traffico scambiati su rete TIM continuano ad essere in crescita anno dopo anno”. Insomma, anche se, come riporta Onavo, l’81 % dei possessori di iPhone in Italia usa WhatsApp, gli operatori nostrani non temono ricadute economiche. L’impressione, tuttavia, è che nel resto del mondo la situazione sia differente, se è vero che – come indica una ricerca di Ovum – entro il 2016 le compagnie di tutto il mondo perderanno qualcosa come 54 miliardi di dollari (mancati introiti) a causa dei nuovi servizi di messaggistica istantanea.
Gli operatori italiani si mostrano tranquilli: “Per noi gli sms sono in costante aumento”, analizza Gianluca Pasquali, Responsabile Strategy di Vodafone Italia. Nel nostro Paese, aggiunge Fasano, “le nuove forme di comunicazione non soppiantano ma affiancano il tradizionale sms, soprattutto sul target giovane, e gli operatori mobili continuano ad offrire in maniera massiccia (e con successo) gli sms nelle offerte commerciali, che sempre più spesso prevedono voce, dati e sms con modalità a pacchetto”.
La soluzione, quindi, “sta nella filosofia del tutto incluso”, come evidenzia Roberto Forte, Marketing Consumer Director di 3 Italia. Piuttosto, conclude Pasquali, “è importante che gli Over the Top che forniscono servizi di comunicazione, come Skype e WhatsApp, rispettino le stesse regole richieste agli operatori telefonici, secondo il principio di regole uguali per servizi uguali”. Il riferimento, neanche troppo velato, “è alle regole di privacy, sicurezza e interoperabilità, nel rispetto delle legislazioni dei singoli Paesi in cui si opera”.