Nello scorso articolo abbiamo parlato della sindrome di Stoccolma concentrandoci sulle origini, sia da un punto di visto semantico, per capire come è nata questa definizione, sia da un punto di vista effettivo, per scoprire come nasce questa sindrome e quali sono le sue conseguenze. A questo punto guardiamone gli sviluppi pratici, sia per analizzare le connessioni con altri contesti che per esaminare (ma questo lo faremo nella prossima puntata) alcuni dei casi più famosi.
Sindrome di Stoccolma e feticismo
Si possono trovare similitudini con il meccanismo psicologico della sindrome di Stoccolma in molte interazioni umane dove vi sia rapporto tra un individuo debole (vittima o pseudo vittima) e uno più forte.
Vi sono per esempio pratiche sessuali come il sado-maso dove il masochista sentendosi debole si sente attratto da una persona più forte, la quale deve dimostrare la sua forza con la violenza, ma questa violenza viene alternata a premi o concessioni, che ricordano quelli del sequestratore. Questa pratica si fonda proprio dall’alternanza di dimostrazione di forza e di magnanimità.
Un’altra pratica feticista che poggia su meccanismi affini a quelli della sindrome di Stoccolma è il bondage: il partner legato è proprio nelle condizioni in cui si trovano le vittime di sequestro, dall’esperto di nodi dipende la sua vita e da questi riceve concessioni piacevoli pronte per essere sopravvalutate.
Al di là dei giochi sessuali che si ispirano al ruolo servo-padrone, nella vita di tutti i giorni entrano in gioco gli stessi meccanismi – soprattutto nel campo degli affetti – dove ci sia un ruolo di subordinazione.
La sindrome di Stoccolma nei sentimenti e nelle relazioni
Molto simili alla sindrome di Stoccolma sono alcuni tipi di relazione sentimentale o affettiva dove la dipendenza dell’innamorato ricorda quella della vittima. In realtà nelle relazioni d’amore un sentimento di dipendenza reciproco è sempre presente, ma vi sono casi in cui una delle due parti diviene carnefice e l’altro vittima. E’ il caso ad esempio dei mariti che maltrattano fisicamente o verbalmente le mogli per poi fare loro dei regali, ottenendo il perdono. Spesso ci si chiede effettivamente come mai una moglie non denunci o non abbandoni un marito violento: può essere spiegato analizzando i meccanismi della sindrome di Stoccolma. In queste coppie si crea un meccanismo per cui ad ogni violenza perpetrata dal marito segue una forma di perdono attraverso tenerezza e regali che vengono sovrastimati rispetto a ciò che realmente rappresentano: attraverso questo schema violenza-perdono, la vittima “innamorata” si chiude in una prigione dalla quale sarà sempre più difficile uscire e dove la violenza crescerà e sarà accettata per tanti anni come prezzo da pagare per le adorate “concessioni” simbolo di clemenza e grandezza (in un certo senso questa situazione è descritta dalla famosa canzone di Mina “Grande, grande, grande”).
Vi sono casi di sindrome di Stoccolma “applicata” a famiglie dove un genitore fa da padrone tenendo subordinata la famiglia come fosse rapita. Nella cronaca nera racconta diverse situazioni del genere: ricordate ad esempio il caso Fritzl, quell’austriaco che sotto gli occhi della moglie tenne prigioniera la figlia per 24 anni? ma senza andare a cercare casi limite, basti pensare alla PAS (la sindrome da alienazione genitoriale: sul punto vedi l’articolo correlato “Quando mamma e papà sono Visitors”) che in alcuni casi si presenta come la versione familiare della sindrome di Stoccolma: genitori che conquistano l’ammirazione dei figli tra severità e concessioni. In questi casi, esattamente come le vittime cercano di compiacere i loro carnefici, i figli cercheranno di compiacere il genitore dominante spinti dal desiderio di approvazione.
Un altro esempio è quello dell’amante: usato (o usata) talvolta e altre volte ignorato (o ignorata), quasi sempre riempito di bugie, al quale vengono fatte sporadiche telefonate e regali per mantenerlo comunque sotto il controllo. Essendo questo un caso molto tipico si potrebbe quasi pensare a una nuova sindrome, quella “dell’amante”.
Infine un altro esempio classico è quello in cui l’individuo vedendosi in un rapporto di subordinazione rispetto ad un proprio istruttore o maestro se ne “innamora”, talvolta provando forte ammirazione per la sua conoscenza, sentendosi dipendente dal suo sapere, altre volte per il desiderio di immedesimarsi in lui. Di fatto imitandolo e seguendolo in tutto per sentire sulla propria pelle parte della sua aura. In alcuni casi più che un innamoramento sembra esservi un bisogno di compiacenza, così da risultare il “preferito” e magari sviluppare nel maestro una sorta di sindrome di Lima, inversa a quella di Stoccolma (vedi la prima parte di questo articolo, correlata), in cui colui che dovrebbe essere in una posizione di dominio va invece a subordinarsi alla vittima.
Sindrome di Stoccolma e politica
Ultimamente si sta parlando molto della sindrome di Stoccolma riferita alla situazione economica italiana. In particolare si riflette sulla possibilità che il consenso popolare verso i rappresentanti politici sia in realtà l’effetto di una sindrome di Stoccolma generalizzata. Ma l’esempio non pare calzante visto che sono davvero pochi i regali concessici da questi ipotetici sequestratori, così come raramente si sente parlare effettivamente bene del loro operato. Forse si tratta piuttosto di incapacità a individuare strumenti di difesa e di reazione.
Non si può però negare che spesso noi italiani siamo affascinati dal mondo delle stelle (le star) nel quale i politici in quanto persone veramente importanti si trovano molto a loro agio. Allora potremmo azzardare che non si tratti di una sindrome di Stoccolma ma di un altro tipo di sindrome, la sindrome da vippismo che potrebbe anche essere una patologia: la vippofilia.
Ma forse un regalo, un “premio”, la politica ce lo ha concesso per conservare il nostro controllo: il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento televisivo. Ma su questo ci sarebbe molto da meditare.
La lettura del prossimo articolo, quello dedicato ai casi più famosi di sindrome di Stoccolma, la sconsiglio a chi fosse… impressionabile!