“Mi piaceva sentire la compassione degli altri, mia figlia doveva stare male perché io potessi sentirmi importante… In ospedale ero qualcuno!”
Con queste tremende parole, pronunciate da una madre che ha fatto subire la sindrome di Munchhausen per procura alla figlia, eccoci arrivati al capitolo conclusivo della rassegna su questo disturbo.
Oggi scopriremo cosa si nasconde dietro la sindrome di Munchhausen per procura (o sindrome di Polle), ricordando che si tratta di quella sindrome per cui una persona responsabile delle cure di un’altra, provoca volontariamente sintomi di malattia in quest’ultima così che risulti malata o maggiormente malata rispetto alla realtà dei fatti.

Classificazioni
Nella ricerca delle motivazioni della sindrome di Munchhausen per procura, diversi ricercatori tra cui J. Libow, H. Schreirer e N. J. Karlin, hanno classificato le tipologie di genitori che la mettono in atto, trovando in particolare tre categorie generali: Cercatori di aiuto; Medico-dipendenti; e Responsabili attivi. Vediamo ciascuna di queste nei dettagli.

Cercatori di aiuto
Sono coloro che manifestano la sindrome di Munchhausen per procura una sola volta, nella speranza di attirare l’attenzione dei medici.
Sono collaborativi e mostrano sincero sollievo quando comprendono che i timori sono infondati, il loro intento è avere rassicurazioni sul benessere del loro caro, e allo stesso tempo ottenere una sorta di sostegno psicologico per se stessi.
Queste persone sono infatti generalmente ansiose o depresse, e non riuscendo a richiedere un sostegno psicologico esplicitamente, intraprendono un percorso più lungo: dal malessere del familiare si avvicinano a un medico il quale potrà essere di aiuto egli stesso o indirizzare ad un sostegno di altro tipo.
Solitamente la depressione di questi individui è causata da una crisi coniugale, mentre per quanto riguarda l’ansia è possibile si stia vivendo male il ruolo di genitore, è possibile che ci si senta incapaci nel vestire tali nuove responsabilità: probabilmente si è intrapreso questo percorso in età ancora acerba, oppure potrebbe trattarsi della conseguenza di una gravidanza inattesa.
Una volta ricevuto il sostegno, che può essere semplicemente la comprensione o rassicurazione del medico curante, la sindrome di Munchhausen per procura in questa categoria di individui non si presenta più.

Medico-dipendenti
Si potrebbero definire più che altro come dei malati immaginari, come dire: degli ipocondriaci per procura; essi sono infatti realmente convinti che il loro caro sia ammalato e stia male.
Generalmente non provocano sintomi, ma tendono a esagerarli nei loro racconti per avere le attenzioni dei medici, portando così “l’ammalato” a moltissime inutili visite e accertamenti.
Sono generalmente molto esigenti verso i medici, dai quali dipendono fortemente a causa della paura che i loro cari si possano ammalare, ma spesso a causa di queste loro infondate e smisurate preoccupazioni, diventano eccessivamente paranoici, arrivando a convincersi che il personale medico non voglia aiutarli. Giustificano tale pensiero con l’inesperienza dei medici e il loro timore di dover farvi fronte; altre volte ipotizzando svogliatezza nei dottori e nell’infermiere o dando la colpa al disagio economico e alla malasanità.
Quest’ultima categoria può talvolta sfociare in responsabili attivi, affiancando all’esagerazione dei sintomi riferiti anche la provocazione volontaria degli stessi, ma a differenza dei responsabili attivi i medico-dipendenti hanno come motivazione guida il tenere sott’occhio la fragile esistenza dei loro cari nella paura di una perdita, questi sono fondamentalmente soggetti fobici ed eccessivamente apprensivi. Per distinguerli dai responsabili attivi basti pensare al tipo di collaborazione con il personale sanitario: paradossalmente carente nei medico-dipendenti, eccessiva nei responsabili attivi.

Responsabili attivi
In questa categoria sono compresi i casi tipici della sindrome di Munchhausen per procura, ovvero quelli riportati dalle cronache: inducono la malattie nei loro figli o assistiti attraverso metodi aberranti e drammatici.
Hanno una grande capacità di controllo sui medici e desiderano apparire come badanti esemplari, quindi se da un lato avvelenano, soffocano, provocano la malattia del loro bambino (o del loro assistito), dall’altro sembrano collaborare col personale medico, eliminando ogni possibile sospetto sulle loro azioni.
C’è anche chi ipotizza che alcuni neghino addirittura con se stessi i comportamenti nocivi messi in atto, utilizzando meccanismi difensivi quali la negazione (eliminazione della realtà dalla propria mente cosciente), la dissociazione (allontanamento dalla coscienza delle parti cattive del sé) e la proiezione (attribuzione di propri sentimenti o azioni ad altri). Aldilà del fatto che si voglia dare credito o meno a tale teoria, i motivi concreti che si muovono dietro questa categoria possono essere i più svariati: noia, ansia, depressione, insicurezza.

Responsabili attivi e motivazioni: L’insicurezza e la vendetta.
Gli individui catalogabili come responsabili attivi della sindrome di Munchhausen per procura presentano spesso il desiderio di farsi notare dagli altri, probabilmente non sono riusciti a sviluppare sicurezza durante la loro infanzia/adolescenza, ricercano perciò un’attenzione esterna che possa sostituire le basi di sicurezza non sviluppate.
In tali casi vi può essere un segreto desiderio di apparire come degli eroi, o come degli infelici pronti a lottare per il bene dei loro cari, in tali apparenze la persona potrebbe trovare una sorta di sicurezza che va a compensare il vuoto caratteriale. Il desiderio di apparire migliori potrebbe arrivare ad essere così forte da ottenebrare il buon senso.
Ma se a volte il desiderio di farsi notare è dettato da una recondita insicurezza, altre volte potrebbe essere dovuto a un perverso tentativo di richiamare l’attenzione di un partner assente, in questi casi potrebbe addirittura ipotizzarsi che al desiderio di farsi notare si mescoli quello di vendicarsi sul partner attaccando il figlio, talvolta tale meccanismo può portare alla sindrome di Medea, ovvero l’uccisione del figlio per vendicarsi del partner.

Responsabili attivi e motivazioni: Un nuovo ruolo
Vi sono però casi in cui padri e madri tendono ad appoggiarsi vicendevolmente: cosi fece il marito della Bush e anche quello di Parlier (si veda l’articolo precedente).
In tali casi diventa molto probabile che una malattia reale del figlio abbia fatto provare ai genitori il ruolo degli accudenti, ritrovandosi in un clima sereno, in cui anche i dissapori nella coppia andavano a scemare; in cui ciò che più conta è dare attenzioni al figlio.
In questo clima il ruolo di genitore probabilmente trovava il massimo dell’espressione, sia con il figlio che con il resto dell’entourage, il quale va addirittura a rinforzare questo nuovo ruolo di bravi genitori preoccupati e impegnati a curare il figlio (in tal senso trova spazio anche il bisogno di attenzione del quale si è parlato, che diviene però solo una conseguenza).
Il ruolo di genitori troverà quindi particolare significato proprio nei momenti di malattia del figlio, è sicuramente in questi casi che può radicarsi facilmente la sindrome di Munchhausen per procura, soprattutto dove vi sia rinforzo dall’esterno.

Categorie e motivazioni
Ognuna delle tipologie viste nasconde quindi possibili motivazioni che inducono alla sindrome di Muncchausen per procura. I cercatori di aiuto provano ad avvicinarsi all’ambiente medico per poi arrivare ad un sostegno di tipo psicologico; simili risultano essere i medico-dipendenti il cui scopo è di tenere la salute del loro caro perfettamente monitorata; ma per quanto riguarda i responsabili attivi, comprendere la motivazione nascosta è più complesso perché le singole tipologie all’interno di questa categoria possono essere le più varie. Talvolta la fama, altre volte la vendetta, altre volte ancora il desiderio di attirare l’attenzione su se stessi o la voglia di farsi notare (magari in ambiente medico), e spesso per un bisogno di non perdere l’equilibrio raggiunto, come quello sviluppato in un gioco a tre, nella triade madre-padre-figlio che può arrivare a trovare riscontro e rinforzo anche nel mondo esterno.
 
Alcune delle categorie appena viste potranno sembrare più plausibili e diverse motivazioni potranno apparire ingiustificabili, è giusto che ognuno si ponga delle domande su un meccanismo mentale per buona parte ancora ignoto, ma non si può trascurare la confessione della madre con cui abbiamo iniziato questo articolo: il piacere della compassione altrui, il sentirsi viva nel dolore della figlia, questa è la raccapricciante sindrome di Munchhausen per procura. (quarta parte – fine)

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