La tv crea dipendenza e nuoce gravemente alla salute, lo so, l’ho sempre saputo. Ci sono cresciuto. Ricordo ancora quella fortissima emozione quando vidi l’episodio 43 di Jeeg Robot d’acciaio (ma noi la chiamavamo “la puntata”) quello in cui muore Flora, all’inizio acerrima nemica di Hiroshi e poi, poi, forse c’era del tenero fra quei due? Non lo sapremo mai, gli sceneggiatori decisero che potevamo vivere un bel trauma infantile attraverso un apparentemente innocuo cartone.
E così Flora morì tra le braccia di Jeeg ed io piansi lacrime calde e lo feci così, emozionato, stranito ma…senza vergogna. Per un po’ pensai di essere diventato ricchione ma poi mi passò (piangere a 10 anni davanti ad un cartone animato è una cosa da femmine, pensai). Comunque, provare un’emozione attraverso un prodotto di fiction è davvero una strana sensazione. Lo sai che è finto ma non riesci a trattenere quello strano formicolio alla base del cranio e quel sorriso ebete che ti si stampa in volto.
Le serie TV sono, allo stato attuale e tranne pochissime eccezioni, le uniche in grado di ottenere ascolti di massa: si sono perfettamente amalgamate alle piattaforme “social” dove generano fenomeni di aggregazione collettiva e, soprattutto, non sembrano risentire di quella cronica mancanza di idee che invece è palese nei programmi che vediamo in circolazione.
E ora possiamo anche parlare di “Shameless”. La premessa era doverosa perché stiamo per parlare di un prodotto realizzato talmente bene da sconfinare a pieno titolo nelle forme d’arte.
Cominciamo tutto di un fiato e senza punteggiatura: famiglia disfunzionale con padre alcolizzato assiduo frequentatore di bar e madre perennemente in fuga che non disdegna relazioni omosessuali e una figlia primogenita che assume il ruolo di capofamiglia per un innato e incommensurabile senso di protezione nei confronti dei fratelli più piccoli che non necessariamente sono del padre alcolizzato che abbiamo citato precedentemente e che sono nell’ordine un genio ribelle che pur non studiando ha un quoziente intellettivo fuori della norma un altro gay che sogna la carriera militare ma intanto lavora in un negozio di generi alimentari gestito da un musulmano con il quale ha una relazione una sorella minore che ha uno spiccato senso degli affari e che gestisce un asilo fatto in casa per i bambini del vicinato un altro fratello il penultimo che adora distruggere le cose e torturare animali randagi con sorriso demoniaco alla Arancia meccanica per arrivare infine all’ultimo della famiglia che è afroamericano.
Riprendo il fiato.
Questi sono i Gallagher e, credetemi, non ho mai visto in vita mia una famiglia così unita e delle persone volersi tanto bene come loro. La sospensione dell’incredulità è totale. Per me sono reali, vivono nei sobborghi di Chicago, tirano a campare con mille espedienti. Ed hanno una meravigliosa “morale flessibile”. La sopravvivenza è al primo posto. Una serie tv al tempo della crisi. Ma non quella dei valori fondamentali come la forza dei sentimenti e i legami di sangue. Che non necessariamente sono fatti di sangue familiare.
Frank, Fiona, Lip, Ian, Debbie, Carl e Liam sono infatti legati ad una coppia di vicini, Veronica e Kev che in più di un’occasione hanno dimostrato di esser nei loro confronti più “di famiglia” della stessa madre naturale. Parlo come se li conoscessi, perché è questa la magnifica illusione. Quando vedo un episodio io sono a Chicago e partecipo alla colletta per pagare la tassa di proprietà della casa, sono in apprensione quando arrivano gli assistenti sociali perché da fuori non si capirebbe che sono la famiglia più bella e unita che ci sia. Sembrerebbero degli sbandati, drogati, dediti all’accoppiamento più sfrenato. Spacciatori di canne nel furgoncino dei gelati, truffatori dello stato che incassano la pensione della zia morta sedici anni prima, corrieri dei narcotrafficanti e “hospice” improvvisati di malati terminali pur di incassare dalla parrocchia, che gentilmente fornisce la merce, la provvigione.
La quantità di situazioni è innumerevole e spesso ai limiti dell’incredibile poi sfogli il giornale in cronaca e ti accorgi che la realtà è sempre più originale e priva di qualunque visto censura. Ritorno per un attimo sul piano della realtà per dire che tra gli attori ci sono dei fuoriclasse da far spavento: dal mio adorato William H.Macy (Magnolia su tutti, ma anche Boogie Night, Pleasantville, Fargo, il mitico Mistery men e anche Jurassic Park 3) a una incredibile Joan Cusak (sorella di John Cusak) nella parte di una casalinga agorafobica e ipocondriaca con la passione per i giocattoli erotici di dimensioni davvero impressionanti. Vi dico solo che negli episodi in cui è apparsa la madre di Frank (uscita di galera per spaccio di metanfetamine e rapina) hanno scomodato il premio oscar come migliore attrice protagonista del film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” Louise Fletcher. E ho detto tutto! E’ una serie talmente di qualità che evitano anche l’utilizzo della colonna sonora idonea per accompagnare il cosiddetto “momento comico”, quelle note fastidiosissime che dovrebbero accompagnarci per mano alla risata presenti anche in serie di successo come Grey’s Anatomy e che sono alla base delle serie nostrane come “Un medico in famiglia”. Un’aberrazione fastidiosa della serialità.
Ultimo appunto: la serie è chiaramente americana ma deriva dall’omonima serie inglese che mi incuriosisce oltremodo. Sono quasi certo che gli inglesi non hanno avuto remore sull’aspetto estetico. Nello “Shameless” Usa sono tutti sporchi e forse anche cattivi ma mai brutti.
Questa solo per dire quanto gli inglesi siano, nel campo della fantasia e dell’originalità dei maestri indiscussi (da Life on Mars a Black Mirror, da Misfits a Dead Set per non parlare di Doctor Who)
E adesso facciamo un po’ di servizio pubblico: dove si può vedere? La ultime puntate sono in onda sul canale Joy della piattaforma a pagamento Mediaset ma dal 27 maggio il canale La5 trasmetterà in chiaro (e spero senza censura) la prima stagione. La tv crea dipendenza l’ho detto all’inizio. Sapere che “Shameless” ha avuto l’ok per una quarta stagione in onda nel 2014 mi lascia ben sperare… NON GUARIRO’ MAI!