Eccoci giunti a settembre. Mensis September, il mese relativo al sette, cioè il settimo mese del calendario arcaico. E’ Pomona, dice Ausonio, che protegge settembre; Pomona, dea dei poma, della frutta. E fichi, mele, pere, giuggiole profumano l’aria. E fiorisce il purpureo amaranto, emblema di costanza: dura per tutto l’autunno e l’acqua, nell’inverno, lo ravviva. L’acero segna settembre in Giappone, E si gioca, in settembre. A Roma, Ludi romani: nove giorni di ludi veri e propri; uno di epulae (banchetti); cinque di ludi in circo. Tutti di fila. E giunge l’equinozio d’autunno e comincia, la notte, a vincere sul giorno. Riposo: “Settembre, dolce come un fanciullo malato,/ si stende pigro sulla proda del fosso,/ tra l’erba secca fiorita di pallido rosso,/ a guardare nell’acqua, tristemente beato” (Valeri). “Dolce come fanciulla che si spoglia”, la “luna delle renne trasmigranti”, fu chiamato Germanicus sotto Domiziano. Ma poi tornò September.
Siamo ancora sotto il Segno della Vergine, con riferimento al quale va anche ricordato che la dea Demetra è la fondatrice dei Misteri Eleusini, celebrati ogni anno ad Eleusi, in Grecia, e pian piano ebbero diffusione fino a Roma. Gli iniziati ad essi (lo furono anche Cicerone e Adriano imperatore) ottenevano la certezza della vita dopo la morte, attraverso una conoscenza, una esperienza del divino che operava una trasformazione della coscienza. “Felice chi possiede, fra gli uomini, la visione di questi Mysteria; chi non è iniziato ai santi riti non avrà lo stesso destino quando soggiornerà, da morto, nelle umide tenebre” (Inno omerico a Demetra). E misteri sono anche attribuiti ad Iside, assimilata a Demetra, riflesso, come l’altra, della Grande Signora. Iside, il cui nome è ricollegabile a side o sida, termine che indica la vulva ed anche la melagrana. Rossa, la melagrana; nera, a volte, la Vergine. Virgini Pariturae , “alla Vergine che partorirà”: questa la scritta sulle statue delle Vergini nere delle cattedrali dedicate a Notre Dame, a Nostra Signora, e sistemate, sul suolo di Francia, a ripetere in terra le posizioni delle stelle della costellazione della Vergine. Statue di Vergini in trono, ammantate, coronate, munite di scettro e, magari. Con un bimbo in braccio. Iside con il piccolo Horus. Ma dove, le Vergini Nere? Nelle cripte (cripta-grotta-utero, utero della Terra). Ed è, Nostra Signora, signora anche delle acque. Presso la chiesa il rivo, la fonte, il pozzo, più o meno miracoloso.
Ma c’è un’altra figura, affine sia a Demetra che a Kore, che calca i sentieri dell’Oltretomba: la mesopotamica Ishtar (Inanna per i Sumeri e, più tardi, Ashtarte), dea della fertilità, della vita, dell’amore e della guerra, della stella Venere, “regina del cielo”. E non dà frutto la terra durante la permanenza di Ishtar negli inferi; né più si accoppiano uomini ed animali a perpetuare la vita. Ci piace ricordare che Ishtar appartiene alla triade mesopotamica degli dèi planetari: Sin (sumero Nanna), dio della Luna; Shamash (sumero Utu), dio del Sole; Ishtar (Inanna), dea della stella (in realtà pianeta) Venere, la stella del mattino e della sera. E ancora ci balza alla mente che Colei che è chiamata Janua Coeli, riceve anche l’appellativo di Stella mattutina. E là dove Ella partorisce verginalmente, si pone una stella. Cometa.
Ancora si richiama, per Segno della Vergine, il mito esiodeo di Dike (giustizia, consuetudine), figlia di Zeus e di Temi (legge, giustizia); Dike che, durante l’Età dell’Oro, risiede tra gli uomini e poi, con l’Età del Bronzo, quando l’empietà umana si estende sempre più, si ritira in cielo. E là accusa i colpevoli presso il trono di Zeus. Ed è vergine, figura dell’integrità perfetta che ai giudici conviene. Dike che, a volte, si confonde con Astrea, figlia di Astreo e dell’Aurora, Anche di essa si dice che, scesa dal cielo nell’Età aurea, pei delitti degli uomini abbandona prima le città, poi le campagne (ove Virgilio pone il suo ultimo asilo terrestre) e, infine, torna nei cieli a formare la costellazione della Vergine. Vergine di severo e malinconico aspetto che porta, a volte, spada e bilancia ed è anche lei confusa e con Temi e con Rea, sposa di Kronos-Saturno.
Vari Autori antichi (Nigidio Figulo, Igino, Ampelio) assimilano la Vergine ad Erigone. A parer nostro, però, il mito di Erigone meglio si attaglia al Segno della Bilancia, ed in quella sede lo riporteremo il prossimo mese.