La principessa-giornalista Beatrice Borromeo è principessa non solo di famiglia, ma in tutti i sensi: unica in Italia ha ottenuto subito subito il praticantato (c’è chi non è mai riuscito) senza doversi pagare né una dispendiosa scuola né cercarsi una raccomandazione.
Ha potuto anche studiare, laurearsi, e lavorare al giornale senza quegli inutili dissidi interiori (o l’uno o l’altro). Ha potuto diventare professionista (per dire: può fare anche il concorso alla Rai), ha potuto poi frequentare la scuola di giornalismo alla Columbia University. Tornando in Italia (c’è chi torna) ha potuto riprendere il solito tran tran perché il posto le è stato tenuto in serbo. Insomma si tratta della punta di diamante del quotidiano anti-casta il Fatto Quotidiano per il quale la principessa sta pubblicando, in questi giorni, una storia di come fanno sesso i liceali, detta anche “inchiesta” sul sesso degli adolescenti.
Nello specifico, prende in esame un paio di ragazze di un liceo milanese come rappresentanti dell’universo femminile e un ragazzo nauseato. Ovviamente, non vuole dire affatto che tutti gli adolescenti siano come quelli descritti. In quelle testimonianze si riporta infatti solo un campione e il loro modo di rapportarsi al sesso.
Le ragazze raccontano come si sono fatte sverginare, e che a seconda della tipologia dell’accoppiamento, rapido e senza pensarci su, possono essere o meno accettate dal gruppo. Il tutto è riportato usando un linguaggio neorealista: fanno seghe, pompini, masturbano e hanno il terrore di rimanere incinte. Ma soprattutto: non godono. Il maschio invece c’ha una gran paura e un senso di schifo, ma sotto sotto è un romanticone (niente niente ci diventa anche gay). E insomma è chiaro che è sempre un po’ colpa delle donne che sono delle svergognate. E questo lo dicevano anche negli anni ’50. Poi, sempre le donne, e non lo diciamo ai movimenti prolife, vanno cercando “pillole del giorno dopo”, dopo essersi accoppiate. E qui non lo facciamo leggere neanche a Giovanardi o a Olimpia Tarzia che poi dicono che il diritto all’aborto va definitivamente abolito, perché quei racconti sono la prova provata che viene usato come contraccettivo. E quindi: no ai preservativi nelle scuole, no alla distribuzione della pillola del giorno dopo, no all’aborto, no al sesso spiegato nelle scuole (come raccomanda la Ue), no a parlarne senza moralismo, no a parlarne tout court, e no alla consapevolezza. Insomma: ordine e disciplina, perché guardate che succede oggigiorno.
Per giunta, tutte quelle zozzerie, apprendiamo dall’ “inchiesta”, avvengono con l’aiuto di canne e gran bevute.
Il titolo della storia poteva essere tranquillamente “Horny girls”, “ Adolescenti maialine” o anche “Storie porcellone fra liceali”. Del resto, basta scrivere “sex” e “teen” su Google per avere a disposizione una gamma incommensurabile di adolescenti – soprattutto liceali- pronte a tutto e con chiunque, con numeri esorbitanti di partecipanti (uomini e donne), coadiuvandosi, per raggiungere orgasmi da ornitorinchi, con oggetti di tutti i tipi. Sono dei video esilaranti e al tempo stesso terribilmente malinconici. Esagerazioni da baraccone che però si prendono tremendamente sul serio e che stanno al sesso come i corpi delle modelle al photoshop.
Un’inchiesta – vera – fatta da un sito francese svela almeno una decina di convinzioni che le giovani donne hanno maturato guardando siti porno. Alcune certezze colpiscono, perché sembrano la risposta intelligente alla storia porcellona raccontata da Borromeo:
“Mi ero convinta che i corpi fossero anormali, al punto che mi vergognavo di mostrarmi a un uomo perché avrebbe pensato che ero un mostro”, ma anche: “ mi sono convinta che il sesso deve concentrarsi sul piacere dell’uomo”. E poi: “che si deve fare tutto quello che fanno le attrici porno per dare piacere al proprio partner” ma soprattutto “che gli uomini sono sempre pronti a farlo”.
La giornalista ha dunque raccontato che ci sono delle ragazzette che – niente di meno – copiano quello che si vede nei siti porno (anche perché se sono figli del ventennio berluscone e se a scuola non se ne parla, e a casa non se ne parla, chi gli dice cosa non è sesso?)
Comunque se ve lo state chiedendo, non lo saprete.
Chi fa lo stesso mestiere di Borromeo leggendo l’ “inchiesta” sente fortissima dentro di sé una voce: “falle le domande cruciali: “ma come ti sei convinta che è così? Ti senti bene dopo? Come sai le cose del sesso? Ve le raccontate tra di voi? Le leggi? C’è qualcuno che ne sa di più? Come percepisci te stessa…E gli adulti…” . E invece niente. Manco quello. Non lo sapremo.
Non solo. Almeno trent’anni fa le cose erano esattamente come quelle fotografate. Non era così per tutte, come anche oggi, e non sempre. Come anche oggi.
Solo che prima, anziché sms o facebook c’erano le scritte sui muri. Pertanto, l’altro dato (insieme a infiniti altri) che un’inchiesta vera avrebbe isolato è che non sono affatto cambiati i costumi sessuali, si è abbassata, ma di poco l’età dell’iper consumo sessuale, e è cambiato semmai il modo di trasmettersi e imparare la comunicazione sui fatti del sesso tra adolescenti.
Per questo è veramente insultante – per chiunque – che questa storia di “seghe” e “pompini” , di cui la prima e sola a scandalizzarsi sembra essere la principessa Borromeo assieme a Marco Travaglio sia chiamata “inchiesta”.
I racconti delle ragazze porcelle e del ragazzo spaventato sono stati poi pubblicati on line. Sull’on line del Fatto, appunto, che è tra i più rabbiosi del web. Qui si è scatenata una sequela di insulti come sempre accade su internet appena usi la parola “sesso” , “ donna”, “corpo”, o tiri in ballo situazioni hot e di estrema libertà delle donne. Spesso, come è noto, chi commenta non legge né capisce l’articolo. Reagisce alle parole e a cosa gli evocano. E siccome “i forzati al porno” sono per la maggior parte dei casi dei grandi moralisti e illiberali, il totale è sempre quello di bavosi insulti con l’aggiunta di un sentimento sinistro di sessualità represse.
(Esemplare in questo senso fu Beppe Grillo che pubblicò tempo fa sul suo blog: “Se vi trovaste da soli in macchina con Laura Boldrini cosa fareste?”. Si scatenò una bufera di orrori. Replicò in modo sublime Maurizio Crozza, dicendo: “Beppe, ma se io pubblicassi su facebook : “Ho un cetriolo, dove posso metterlo? Quante possibilità ho che qualcuno mi dia la ricetta per i sottaceti?” ).
Invece Marco Travaglio, che è uno che con gli insulti non ci va mica tanto per il sottile, proprio non ha gradito che i commentatori – gli stessi che tengono in vita l’on line del Fatto – avessero reagito nel solito modo al racconto porcellone della giornalista e ha minacciato: “la merda rovesciata sulla brava professionista Borromeo vi verrà ricacciata in gola”. Non solo. Non ha capito, ma ha solo sbeffeggiato le critiche. Solo che, insultatori a parte, nessuno crede che quello sia un lavoro da professionisti.