Aumentano le spese sanitarie per la diagnostica e le cure, ma restano minime quelle investite nella prevenzione. Un’attività questa che in Italia non decolla, nonostante ormai in ogni piano e programma sanitario se ne sottolinei l’importanza.
Nel nostro Paese la spesa per le politiche preventive resta ancora lontana dall’impegno del 5% del Fondo sanitario, previsto dalla legge. Pochissime le Regioni che centrano questo obiettivo e le differenze lungo lo Stivale sono enormi a livello normativo, strutturale, ma anche di investimento e attività. Nasce da questo quadro l’esigenza di costruire un Osservatorio della prevenzione che abbia l’obiettivo, oltre a fornire una fotografia dell’esistente, anche di analizzare, valutare e proporre gli strumenti più adeguati a promuovere politiche virtuose per il settore.
L’Osservatorio fa parte del progetto della Fondazione Smith Kline che ha riunito un gruppo di esperti per discutere lo stato del settore nel nostro Paese, che presenteranno ogni anno una vera e propria analisi dettagliata sullo status quo. Il primo Rapporto prevenzione 2010 (edito dal Mulino) è dedicato alla formazione. “Per realizzare un vero sistema nazionale e regionale – sostengono gli esperti – occorre innanzitutto poter disporre di professionisti che, oltre alle indispensabili conoscenze in materia di igiene e sanità pubblica, siano competenti rispetto all’organizzazione e al controllo delle attività socio-sanitarie”. E tra gli operatori da formare, devono essere compresi anche i politici. “Se non sono gli amministratori – dice Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di igiene dell’università Cattolica di Roma e fra gli autori del Rapporto – a farsi paladini della prevenzione, questa non si fa. C’è bisogno di politici, come di manager, che non guardino solo ai 2-3 anni in cui amministrano, ma che siano anche capaci di avere una visione di prospettiva”. Anche perché, se si continua a trascurare la prevenzione, “le conseguenze – avverte Ricciardi – saranno gravi. Saremo inondati da problemi e da malati. Qualche esempio: stiamo cominciando a vedere diabete di tipo 2 (quello legato agli stili di vita) nei bambini. E’ un problema che va affrontato da operatori preparati. Oggi abbiamo delle grosse lacune. Si pensi che molti medici di famiglia non chiedono ai loro pazienti se fumano o se bevono”. Senza considerare, inoltre, che l’età media della popolazione italiana è aumentata facendo registrare un incremento del numero di anziani.
L’Osservatorio, che sarà completato nell’arco di tre anni e che inizialmente avrà sede in tre regioni, è coordinato da Domenico Lagravinese, presidente del Collegio degli operatori di sanità pubblica. L’obiettivo è pubblicare un rapporto annuale di prevenzione, dedicato ogni anno a un tema diverso. Dopo il focus sulla formazione, appena presentato, il prossimo anno l’attenzione si concentrerà sulle attività realizzate nelle diverse regioni. “L’Osservatorio – conclude Ricciardi – è uno strumento fondamentale, fino ad oggi infatti non abbiamo dati oggettivi sulla prevenzione in Italia”.