La Cassazione ha sollevato d’ufficio la questione ritenendo rilevante e non manifestamente infondato il dubbio in ordine all’assenza delle condizioni di terzietà e di imparzialità del giudice interno avanzato da un dipendente di Palazzo Madama.
La Procura generale di piazza Cavour si era addirittura pronunciata direttamente per l’ammissibilità del ricorso per Cassazione, che al momento rimane inibita fino alla pronuncia della Corte costituzionale.
Se la questione fosse accolta, deriverebbe la possibilità per tutti i dipendenti del Senato, di rivolgersi al giudice esterno per la tutela dei diritti soggettivi e degli interessi legittimi come qualsiasi altro cittadino e come per tutti gli altri ordinamenti giuridico-parlamentari esistenti al mondo.
Sull’argomento, la scorsa legislatura, erano stati presentati anche alcuni progetti di legge, come il 1560 e il 3342 del Senato e il 5472 della Camera dei Deputati che in qualche modo tentavano di far entrare un giudice terzo nelle Camera per quanto riguarda le cause di lavoro.
Del resto il principio dell’autodichia, andando a guardare il panorama europeo, rimane un unicum italiano, una vera e propria anomalia, che ora i giudici delle leggi potrebbero correggere (sul numero di venerdì 10 maggio verrà pubblicato un articolo sull’argomento).

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