La notizia dell’approvazione del decreto è arrivata alle 18 perché il Governo ha discusso più di otto ore per approvarlo ma gli avvocati già a ora di pranzo avevano annunciato le loro misure “per contrastare liberalizzazioni selvagge e rottamazione della giustizia”.
Sarà astensione dalle udienze il 23 e 24 febbraio prossimi, ci sarà un’occupazione simbolica degli uffici giudiziari con manifesti territoriali e conferenze stampa in cento uffici giudiziari negli stessi giorni. Più svariate manifestazioni davanti ai palazzi del potere.
La chiamata a raccolta di oggi, indetta dall’Organismo unitario dell’avvocatura, ha portato 14 iniziative approvate unitariamente dall’avvocatura per contrastare le liberalizzazioni selvagge.
Verrà costituita una task force di avvocati in ogni ufficio giudiziario per sostenere e illustrare le iniziative dell’Avvocatura.
Convocazione urgente del Congresso Straordinario da tenersi in marzo, come da richiesta già deliberata dall’OUA.
Incontri e manifestazioni territoriali e nazionali con le altre professioni, aderendo sin da ora alle manifestazione di Milano (21 gennaio) e di Napoli (23 gennaio);
Manifestazioni in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario;
Manifestazioni a Strasburgo e Bruxelles in occasione dell’approvazione della direttiva sulle professioni.
“La giustizia è un bene pubblico che contrasta con le liberalizzazioni selvagge della professione forense che puntano alla rottamazione – ha detto il presidente dell’Oua Maurizio De Tilla – del processo civile. Le manovre economiche e gli interventi legislativi hanno disintegrato il diritto di difesa dei cittadini. Con le 14 iniziative approvate dall’assemblea unita (compreso lo sciopero). Gli avvocati intendono opporsi alle scriteriate liberalizzazioni che ledono il lavoro autonomo non perseguendo i reali responsabili della crisi economica e di un debito pubblico insostenibile. Con lo sciopero chiediamo il ripristino delle tariffe, che garantiscono la qualità della prestazione professionale, l’esclusione dei soci di capitale dagli studi professionali, un provvedimento che costituisce un problema per le possibili infiltrazioni mafiose e la corruzione, e una legge professionale moderna che tuteli principalmente i giovani avvocati. Per ridurre i tempi dei processi: tribunali tecnologici, processo telematico, prassi virtuose, manager e riorganizzazione degli uffici, eliminazione dell’obbligatorietà della media-conciliazione, autogestione delle risorse, legge delega per la riforma dei giudici laici evitando inutili soppressioni, revisione del provvedimento sulla geografia giudiziaria”
L’assemblea dell’Avvocatura unita, riunitasi a Roma (presso la Cassa Forense), presenti le rappresentanze del CNF, della Cassa Forense, delle ordini e delle associazioni forensi di tutta Italia, ha approvato una delibera (di seguito) in cui si respingono i provvedimenti sulle liberalizzazioni e sulla giustizia varati dall’attuale Esecutivo, ma anche gli altri interventi già licenziati dal precedente Governo. Decise due giornate di astensione dalle udienze per il 23 e 24 febbraio e per la intera settimana coincidente con il Congresso Straordinario Forense indicata dall’Oua per gli inizi di marzo, oltre l’occupazione “simbolica” degli uffici giudiziari con manifestazioni territoriali e conferenze stampa in CENTO uffici giudiziari e proteste nelle manifestazioni di inaugurazione dell’anno giudiziario. Con forza gli avvocati chiedono incontri con i Parlamentari, i Cittadini e le Istituzioni. Da definire anche manifestazioni davanti a Palazzo Chigi, Camera dei Deputati e Senato. Già confermato, invece, l’appuntamento del 23 gennaio a Napoli, insieme a tutte le libere professioni.
Maurizio de Tilla, presidente Oua, è duro: «Scendiamo in piazza perché questo è il quinto provvedimento contro le professioni – spiega – ed è da ingenui non immaginare che non arrivino altri decreti a breve. L’obiettivo di chi ispira questi interventi, sia nel precedente Governo che nell’attuale Esecutivo, è depotenziare il ruolo degli Ordini, svuotarli di contenuti. Nelle due giornate di sciopero, occupando e aprendo un dibattito in 100 uffici giudiziari, chiederemo che si ripristino le tariffe, è necessaria una tabella nazionale di riferimento dei compensi professionali, per evitare sperequazioni tra diversi organi decidenti e possibili evidenti speculazioni a scapito dei cittadini. Solo così si eviterà il caos e la giungla interpretativa. È importante che siano esclusi i soci di capitale negli studi legali, per evitare conflitti di interessi con grossi gruppi imprenditoriali e, soprattutto, per scongiurare le possibili infiltrazioni mafiose, ed è, comunque, necessario che nel regolamento si escluda la possibilità che si inseriscano società o soci fiduciari, prevedendo forti sanzioni per chi cerca di eludere il divieto. Solo così si riesce a dare effettività ai necessari requisiti di anticorruzione e antimafia, che non si possono eludere in nome della libera concorrenza. Inoltre respingiamo che il Governo preveda che il tirocinio si svolga negli ultimi anni del corso di laurea, eliminando i necessari requisiti di serietà ed effettività. Infine, a monte di tutti questi interventi, rifiutiamo la logica che li ispira: le libere professioni non sono le imprese. Gli avvocati tutelano un bene pubblico: la Giustizia, e hanno bisogno semmai di un rafforzamento del ruolo costituzionale che ricoprono. Ed è per questo necessario che si approvi al più presto una moderna legge professionale, che attendiamo invano da molti anni, e che preveda, tra le altre cose, una maggiore tutela dei giovani avvocati, commisurando, tra le altre cose, il compenso alla qualità e quantità del lavoro svolto».
Sul banco degli imputati, però, anche gli interventi “in materia di giustizia, peraltro già in vigore che, lungi dal ridurre il contenzioso giudiziario e la durata dei processi, di fatto prevedono una serie di oneri e di attività burocratiche meramente formali, di fatto punitive ed afflittive dei diritti dei cittadini”. Il presidente dell’Oua sottolinea: «Per ridurre i tempi dei processi e aumentare l’efficienza, riducendo gli sprechi, ecco alcune proposte, di cui molte condivise anche dagli altri operatori della giustizia: istituzione dei tribunali tecnologici, varo di una legge delega per la riforma dei giudici laici, evitando le previste e inutili soppressioni delle stragrande maggioranza degli uffici dei giudici di pace, revisione razionale e dialogata della delega sulla geografia giudiziaria. E poi implementazione del processo telematico e delle prassi virtuose, previsione dei manager e una seria riorganizzazione degli uffici e autogestione delle risorse: il contributo unificato deve sostenere la macchina giudiziaria e le risorse inerenti devono essere sottratte al ministero dell’Economia. Si devono, quindi, eliminare tutte le misure previste nell’ultimo decreto sul processo civile secondo cui per decongestionare la giustizia e renderla più veloce è necessario porre ostacoli all’accesso alla stessa da parte dei cittadini, tramite un indiscriminato ed irrazionale aumento dei costi, la previsione della presentazione delle istanze in Corte di Appello e in Cassazione solo dalla parte, l’eliminazione della difesa tecnica e lo svilimento della figura del difensore. Non solo: si deve abrogare l’obbligatorietà della media conciliazione, soprattutto alla luce della rimessione della questione alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia Europea e al sostanziale fallimento dell’istituto, così come attualmente disciplinato, sospendendo l’imminente allargamento alle materie di condominio e della responsabilità civile automobilistica, valutando piuttosto l’introduzione di una pluralità di ulteriori figure di risoluzione alternativa delle controversie (ADR)».
L’Avvocatura nel documento, infine, unitariamente “rifiuta nel metodo e nel merito l’atteggiamento del Governo” ma ribadisce, comunque, la disponibilità al dialogo, e si dichiara pronta a “discutere con immediatezza le iniziative utili e necessarie al miglioramento del sistema Giustizia, al fine di valorizzare la funzione difensiva nell’ambito del processo….e la volontà di elaborare, in armonia con il potere legislativo ed esecutivo, un disegno organico e razionale di riforma dell’ordinamento forense, in linea con le attuali esigenze dei cittadini e delle imprese anche a livello europeo”.