L’Organismo Unitario dell’Avvocatura (Oua), la rappresentanza politica forense, dopo una prima ricognizione su tutto il territorio nazionale, valuta positivamente l’adesione all’astensione dalle udienze.
Per Nicola Marino presidente Oua, «la partecipazione è massiccia in tutto il Paese, circa il 90%. Da Palermo, passando per Napoli, fino al nord Italia, in centri piccoli e grandi, gli avvocati unitariamente hanno dato un messaggio chiaro al Governo: le riforme sulla giustizia si fanno con il dialogo, con il confronto con gli avvocati, non con i colpi di mano e con i decreti legge. E soprattutto la macchina giudiziaria si cambia per tutelare tutti i cittadini, poveri e ricchi, non per limitarne l’accesso».
«Per questa ragione – continua – ribadiamo il nostro no a interventi come la mediazione obbligatoria, sistema unico in Europa, fallimentare nel nostro Paese, oltreché bocciato dalla Consulta. Ma anche sottolineiamo le molte falsità che si sono dette sulle osservazioni dell’Unione europea su questa materia, gli organismi comunitari indicano un percorso, anche condivisibile, salvaguardando alcuni principi che sono proprio quelli per cui noi oggi protestiamo. Se, ci fosse stato un confronto preventivo, il ministro Cancellieri avrebbe potuto discutere con l’avvocatura delle proposte licenziate dall’ultimo congresso forense, tra queste, la negoziazione assistita, le camere arbitrali, la mediazione facoltativa e di qualità, ma anche sulle nostre proposte straordinarie e alternative per lo smaltimento dell’arretrato».
«Il Ministro Cancellieri – aggiunge il presidente Oua – dopo le polemiche di questi giorni, il già noto fuori onda e le accuse di lobbismo (nel senso spregiativo di corporativismo) e di fronte ad una così forte e unitaria risposta dell’avvocatura, ha la possibilità di fare una forte correzione di rotta, innanzitutto recuperando la dimensione del reciproco rispetto e confronto e, poi, prendendo davvero in considerazione le analisi e le iniziative degli avvocati, i quali sono pronti a passare dalla “protesta alla proposta”.
«Questa – conclude Marino – è un’astensione per una giustizia dei diritti e dei cittadini, per una vera modernizzazione del settore, per il dialogo, per il rispetto dell’avvocatura e della Costituzione. Non si perda un’altra occasione, cominciamo, intanto, con sciogliere il nodo dei provvedimenti contenuti nel cosiddetto Decreto del Fare, innanzitutto stralciando le norme relative alla giustizia
L’ANAI ha aderito allo sciopero chiedendo posizioni precise da parte delle rappresentanze dell’Avvocatura con manifestazioni pubbliche forti ed unitarie.
“Dal decreto del fare va senz’altro stralciata la obbligatorietà della mediaconciliazione che è incostituzionale. – ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla – Non si può continuare a sostenere un Istituto che era già fallito prima della sentenza della Corte Costituzionale. Coercizione, costi, sanzioni non sono concepibili in un meccanismo stragiudiziale.
È falso che l’UE spinga sull’obbligatorietà. Nei Paesi europei non esiste (se non marginalmente). E in Italia con il decreto del fare si vuole introdurre la obbligatorietàper la maggior parte dei giudizi civili. Nessuna apertura vediamo poi sulla revisione della geografia giudiziaria se non un deciso “no” al rinvio ad un anno, come proposto dal Senato”.
“Non apprezziamo il Ministro Cancellieri quando minimizza l’incidente di Napoli e nega di aver detto che “l’Avvocatura è una lobby che impedisce che il nostro Paese diventi normale” Le frasi sono state dette e mezzo paese le ha sentite e lette – ha continuato il presidente De Tilla – Ma “normale” deve diventare Lei. Un Ministro della Giustizia deve dialogare con una delle due componenti costituzionali della giustizia, qual è l’Avvocatura. E dialogo significa anche duttilità ed ascolto. Il dialogo deve, poi, essere sincero e veritiero”.