Il ministro della Giustizia Paola Severino ha incontrato questa mattina a Montecitorio i rappresentanti dei gruppi della maggioranza, prima dell’avvio della seduta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera sul ddl anticorruzione. “Sono stati fatti molti passi avanti”, ha commentato la Guardasigilli.
“Si è svolto tutto in maniera trasparente, come del resto era accaduto negli incontri al ministero”. Anche la presidente della commissione Giustizia della Camera, la finiana Giulia Bongiorno, ha commentato favorevolmente l’esito del confronto: “Sicuramente sono stati fatti passi avanti”, ha affermato.
Il ministro ha chiesto alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera di votare entro oggi il testo del ddl anticorruzione, approvando l’emendamento del governo sulle norme penali (emendamento 9.500). Dopo lo scontro della scorsa settimana, la guardasigilli ha proposto alcune riformulazioni sui subemendamenti presentati da Francesco Paolo Sisto e Manlio Contento del Pdl e da Donatella Ferranti del Pd sui reati di corruzione per esercizio della funzione e di traffico di influenze illecite. Sisto e Contento hanno già annunciato che ritireranno i subemendamenti, accogliendo la richiesta del governo, mentre Ferranti per ora si è limitata ad annunciare che accetta la riformulazione del suo testo proposta dal ministro.
“Sono disposta ad assumermi ogni responsabilità – ha affermato il ministro parlando alle Commissioni riunite – è una riforma troppo importante perché il governo non si impegni a fondo per avere questa legge. Tutto è migliorabile, ma il meglio è nemico del bene. Dobbiamo approvare questa riforma e dobbiamo farlo oggi stesso. Se si vuole bene al Paese questa riforma deve essere approvata e bisogna farlo oggi”, ha concluso Severino.
Per quanto riguarda il reato di corruzione per l’esercizio della funzione, l’accordo raggiunto prevede questa formulazione: «Il pubblico ufficiale, che per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri indebitamente riceve per sé o per un terzo denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da uno a cinque anni».
Per le modifiche al “traffico di influenze illecite”, viene specificato che chiunque, sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente da dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita, ovvero per remunerare il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, è punito con la reclusione da uno a tre anni. La stessa pena si applica a chi indebitamente dà o promette deraro o altro vantaggio patrimoniale.
La pena aumenta se il soggetto è pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio.