Dell’intervista all’ex comandante della Costa crociere Schettino effettuata dal programma di Salvo Sottile Quinta Colonna su Mediaset (con ascolti modesti ..) si è detto soprattutto in ordine al presunto pagamento di cinquantamila euro all’intervistato da parte di Mediaset.
Considerato inaccettabile dalla giornalista di Libero Selvaggia Lucarelli che si lancia in un botta e risposta a riguardo col conduttore della trasmissione.
Una polemica molto ripresa anche perché c’è una lite tra due persone espressione dello stesso meccanismo. E per questa minima insurrezione al sistema la giornalista Lucarelli sarebbe stata duramente rimproverata da un dirigente Mediaset.
La polemica tuttavia è stucchevole soprattutto perché riguarda la tv commerciale che vende tutto, ma proprio tutto da anni e non si capisce perché mai non dovrebbe vendere alla pubblicità la “verità” e la “scuse” di Schettino, detto anche capitan Codardo.
Quello che conta invece è in che modo avviene questo processo di “cessione”, in che modo cioè la comunicazione e i media commerciali prima giudicano e poi assolvono e reintegrano per la vendita pubblicitaria, in un processo che il filosofo Stiegler chiamerebbe di “de- symbolisation” , (“di-simbolizzazione” ) delle categorie fondanti dell’essere umano: la vita, la morte, i rapporti sociali etc.
Il “ colpevole” da vendere alla “coscienza” del mercato, e da reintegrare allo sguardo vuoto dello spettatore assume da subito le movenze e il linguaggio del personaggio da reality. L’ altra “verità” raccontata da Schettino, non lo scagiona affatto, ma chiarisce semmai la causa della sua mancanza di responsabilità: la banalizzazione della morte di 35 persone attraverso l’elaborazione del dolore usando gli stessi metodi dei reality. Schettino, si inserisce perfettamente in questo processo di disumanizzazione che passa innanzitutto attraverso il linguaggio, e che prevede anche che poiché “la nave inclinava, sono sceso e salito sullo scoglio, da dove potevo telefonare ai soccorsi”. Come un qualsiasi mozzo, appunto, mentre gli altri ufficiali annaspavano nell’acqua.
Capelli gelatinati pettinati all’indietro e arrotolati sulla nuca, viso grassoccio occhi azzurri e porcini con le ciglia truccate di rimmel, attinge a piene mani a tutti gli stereotipi televisivi. Dal più noto “metterci la faccia”, alla finta reticenza buona per la messinscena del dramma interiore: “ non ne avrei tanto voglia di parlare.” Questo, peraltro dopo la polemica che c’era stata sulla sua partecipazione in tv, a pagamento.
L’integrazione del colpevole da Capitan Codardo a uno-di-noi avviene in diversi passaggi.
Il primo, per il fatto stesso di dire la sua dal pulpito televisivo. Il secondo: in alcun momento viene definito “ex comandante”. La grafica di Quinta Colonna è chiara nel definirlo “Comandante della Costa crociere”. E anche la giornalista Ilaria Cavo, che fa domande da Grande Fratello, lo chiama appunto “Comandante”.
Il terzo, tramite la procedura di assoluzione, che ha bisogno del grande topos: le scuse del “colpevole”. L’ex comandante quindi esprime cordoglio, e porge le sue scuse ai familiari. Qui, ed è forse il passaggio più significativo, Schettino risponde di avere “un dovere morale verso il pubblico” dopo che: “in tutto il mondo sono stato coinvolto”. Potrebbe essere Ruby o chiunque altro in quel momento. C’è una sorta di soddisfazione da ego devastato per quell’attenzione planetaria e una tragedia dell’homo videns nel sentire dovere morale nei confronti di un pubblico, poiché ha reso personaggi televisivi 35 cadaveri.
Le sue manifestazioni di scuse si inanellano, incalzato da Ilaria Cavo: vanno dalla commozione, resa visivamente tramite un primissimo piano sugli occhietti lucidi, quando si chiede la coscienza che dice sulla bambina morta: “ una domanda che mi distrugge.” “Perché?” chiede stupefatta l’interlocutrice. “Lasciamo stare” risponde lui evadendo la risposta mentre parte una musica romantica di sottofondo come se si parlasse della fidanzata che l’ha mollato. Poi si nomina un altro familiare: “a lui sono vicino durante il suo viaggio per portare una targa (alla moglie annegata, ndr). E gli dico: “portaci un fiore da parte mia”. E’ irrefrenabile nello scempio che fa di tutti quei fantasmi aiutato dalla giornalista. E per tutti prova “l’affetto più sincero”, proprio come si fa con le zie per le feste comandate.
Dunque non è né il tribunale della sua coscienza, né le famiglie dei morti di cui è responsabile, né il processo in corso che animano le scuse ma si rivolge appunto a un “pubblico”, di consumatori, esattamente come quelli che si sono fatti le fotografie davanti al relitto subito dopo l’accaduto. Come quelli che frequentano la Costa Crociere, dopo che sono stati privati dell’accesso gratuito alle spiagge davanti casa.
E del confessionale del Grande Fratello c’è proprio tutto. La domanda sulla donna misteriosa (Dominika Cermontan, da lui detta “la signorina Cermontano”) con la quale si diceva si stesse intrattenendo mentre mandava a picco la nave. Al solo menzionare la bionda moldava, lo sguardo dell’ex comandante si riprende e diventa latin lover, un po’ sognatore e di buon cuore: l’ha aiutata a fare quel viaggio che non riusciva a comprare dalla Russia. E su di lei, come un Corona qualsiasi dice: “ C’è stato gossip… è una persona un po’ amica di tutti”.
Si parla di responsabilità gigantesche così come nei confessionali del Grande Fratello ci si concentra per ore su Tamara lasciata da Davide che s’è rimesso con Assunta, dopo aver rubato i trucchi dalla trousse e che non si doveva permettere.
Ovviamente non poteva mancare neppure “la mano divina sulla testa”, che gli ha fatto intuire qualcosa di importante e gli ha fatto evitare l’impatto frontale.
E dopo questa puntata di Quinta Colonna Schettino è entrato nella gamma di personaggi generatori di nuove metafore con cui l’Italia si racconta.
Come fu all’epoca l’esplosione del “salga a bordo cazzo”, hashtag di milioni di tweet. Una frase che ha rimbombato e tradotto la tragedia in una smorfia di soddisfazione. L’Italia intera si sentiva dalla parte di Luca Falcone che incitava l’allora comandante della Costa e soprattutto dava l’ ordine che tutti vorrebbero dare. Un ordine di quelli che riempiono di soddisfazione l’uomo mediocre.