Sì, perché l’infanzia a Scampia è un passaggio che spesso  si è costretti a saltare, l’ingenuità lascia presto il posto alla malizia, il gioco fine a se stesso si fa presto a dimenticare cosa sia e a dieci anni si è già adulti nei vicoli dello spaccio, pronti a lasciare la scuola e a dedicarsi ad “affari” ben più redditizi e molto pericolosi.

Le storie dei ragazzi e delle loro famiglie del quartiere tra i più degradati d’Italia sono note alla preside Rosalba, «conosco i miei ragazzi – come ama chiamarli – uno per uno. Ho insegnato in questa scuola per vent’anni finché, quattro anni fa, ho vinto il concorso come dirigente scolastica. Avrei potuto scegliere un’altra scuola in un quartiere meno complesso. Molti colleghi mi hanno detto che ero pazza, alcuni che non valeva la pena, ma io ho deciso di restare». Sono circa 500 gli iscritti e tra questi 49 sono diversamente abili e 60 sono bambini rom (il campo nomadi è poche decine di metri dalla scuola e la convivenza non è semplice nel quartiere come nella scuola, c’è molta intolleranza).

preside_ScampiaRosalba dirige anche l’istituto di recupero all’interno del carcere di Secondigliano, a pochi chilometri da Scampia. Il suo non è una lavoro, ma una vera e propria missione.

La scritta “Il cuore della scuola Carlo Levi di Scampia, nel cuore di chi ama la legalità” è la prima cosa che si nota entrando nell’istituto; anche girando per i corridoi, sui muri e le bacheche c’è sempre attaccato un cuore. La stanza della presidenza è tappezzata di cuori. Perché, Rosalba? «E’ il mio, nostro segno distintivo – ci dice – perché è partendo dall’amore, volendoci bene che possiamo provare a superare le tantissime difficoltà quotidiane. Perché quando i ragazzi sono seguiti dalle famiglie e il pomeriggio possono fare i compiti, essere educatori è più semplice. Ma per me e i miei insegnanti è tutto diverso, prima di passare ai programmi ministeriali, dobbiamo ascoltare i ragazzi e cercare di riportarli alla loro adolescenza. Quando arrivano qui sono già adulti per le esperienze che si trovano ad affrontare in famiglia. Molti di loro hanno il padre in galera e la madre non sempre presente. Ragionano da adulti e bisogna insegnare loro che esiste una strada diversa, un’alternativa alla strada. Ci sono tanti momenti di sconforto e il cuore serve proprio a stemperare l’arrabbiatura».

Come riuscite a portare avanti il vostro lavoro e a fronteggiare la dispersione scolastica (che in questa zona è tra le più alte d’Italia)?

scuola_Scampia«Ci sono sentimenti contrastanti con i quali dobbiamo combattere tutti i giorni. Molti minacciano di ammazzarci, solo perché facciamo il nostro lavoro e lasciamo la scuola aperta tutto il giorno – facciamo anche dei corsi serali per gli adulti – per evitare che i ragazzi trascorrano i pomeriggi per i vicoli, facendo “i pali” o sulle torri delle Vele a fare le vedette della camorra. Cerchiamo, per quanto possibile, di toglierli al controllo della criminalità. Si tratta di avere molta pazienza; quando il rischio di burnout, di sentirci persi, è in agguato capita poi di venire gratificati. Questo compensa tutti gli sforzi».

Il segreto del metodo di Rosalba, che ci mette il cuore in tutto quello che fa, e della sua “Carlo Levi” sta nella creazione di sezioni ad hoc create con dei programmi mirati. «Se uno studente ha delle attitudini in una disciplina, è bene assecondarlo. Non si possono imporre i programmi, ma riconsiderarli in base alle situazioni che ci troviamo davanti. Ho stravolto la formazione delle classi proprio perché secondo me vanno fatti dei percorsi mirati, ogni ragazzo è diverso dall’altro e l’obiettivo è fare in modo che si interessi allo studio e decida di continuare. Abbiamo per esempio la sezione per chi poi farà il liceo, abbiamo dei laboratori pratici di musica, di informatica oltre alle tante discipline sportive».

Rosalba e gli altri insegnanti della scuola combattono quotidianamente con spirito di sacrifico e un’immensa volontà la loro battaglia in questa scuola di frontiera «sconvolgendo la nomenclatura – come dice Rosalba-. Perché la legalità non si può raggiungere con i canoni del perbenismo ma attraverso risposte concrete, assicurando autonomia morale e sociale. E’ inutile dire a un malato quanto noi stiamo bene, prima bisogna curarlo e fare in modo che guarisca».

Questa è la filosofia di Rosalba e trascorrendo una mattina insieme a lei, vedendola all’opera, sembra proprio che funzioni.

 

E’ proprio dalla “Carlo Levi” è stato lanciato, qualche giorno fa, dal Ministro dello Sport e da quello dell’Istruzione, il messaggio che attraverso la diffusione della pratica sportiva nelle scuole in aree disagiate si possano diffondere i valori della lealtà, della legalità, dello spirito di sacrificio.

Si chiama “Scuola e Sport per allenarsi a crescere” l’iniziativa che prevede quattro progetti, per un impegno totale da parte del Ministro dello Sport di 4 milioni di euro.

«Il contributo – si legge nel testo dell’accordo sottoscritto a Scampia dai ministri Gnudi e Profumo – servirà ad ampliare i programmi di “Alfabetizzazione motoria” nella scuola primaria, in particolare negli istituti che si trovano in aree periferiche e con alta presenza multietnica.  Il ministero dello Sport investirà 2 milioni di euro a sostegno del programma, avviato nel 2009 dal Miur e dal Coni, che coinvolgerà circa 100 mila studenti in più.
Il secondo progetto, finanziato con 1 milione di euro da parte del Ministero dello Sport, servirà ad organizzare le finali nazionali dei Giochi Sportivi Studenteschi nelle discipline maggiormente praticate.

Il terzo progetto,  “Sport e legalità”, punta alla promozione attraverso lo sport dei valori di lealtà, correttezza e rispetto delle regole nelle scuole che si trovano in aree di disagio sociale. I fondi messi a disposizione dal  Ministero dello Sport ammontano a 500 mila euro e coinvolgeranno cinque scuole: l’Istituto comprensivo statale “Giovanni Falcone” di Palermo, l’Istituto comprensivo statale di San Luca D’Aspromonte (Reggio Calabria), la Scuola Secondaria di I grado “Carlo Levi” di Napoli, l’Istituto comprensivo statale di Roma, l’Istituto di Istruzione Superiore “Oriani Mazzini” di Milano. Serviranno a realizzare o ristrutturare impianti sportivi, all’ acquisto di attrezzature sportive, all’ attività didattica sportiva, e ad incontri nelle scuole con gli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi. Inoltre sono previsti campus, coinvolgendo circa 20 studenti meritevoli per ciascuna scuola, nei Centri dei Gruppi sportivi militari.

Infine, il quarto progetto (finanziato con 500 mila euro) riguarda la promozione dello sport in alcuni penitenziari minorili. Gli Istituti scolastici dei penitenziari minorili potranno presentare progetti. I più interessanti, selezionati da una commissione, riceveranno un contributo. Anche negli istituti scolastici dei penitenziari minorili sono previsti incontri con atleti che avranno partecipato alle Olimpiadi di Londra 2012»..

 

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